Se non avessero sperimentato tutte quelle sostanze insieme per proteggere i loro strumenti musicali dai tarli i maestri cremonesi Antonio Stradivari e Guarneri del Gesù forse non sarebbero passati alla storia per l'unicità dei loro violini. Un mix di sostanze chimiche, fra cui sali di cromo e ferro, che ha interagito con il legno avrebbe conferito agli strumenti un suono ineguagliabile, secondo uno studio pubblicato dalla rivista PlosOne.
A scoprire il segreto dei grandi artigiani vissuti circa tre secoli fa è stato un gruppo di ricerca coordinato da Joseph Nagyvary biochimico all'università del Texas A and M. Considerati i migliori strumenti a corda mai creati e stimati a prezzi altissimi, i violini dei due liutai italiani sono stati più volte esaminati con tecniche di risonanza magnetica che hanno dato poche risposte. Comunemente si ritiene che l'altissima qualità sia dovuta alle irripetibili doti artigianali degli autori, alla scelta del legno e alla miscela di vernici utilizzate come impregnante. Dei circa mille violini realizzati da Antonio Stradivari ne restano 600, valutati circa cinque milioni di dollari ognuno.
Degli archi fabbricati dal suo diretto concorrente in vita e in morte, il meno noto Guarneri del Gesù, ne restano 140, ritenuti dagli esperti di eguale valore. Nagyvary erano trent'anni che conduceva ricerche "per capire come mai artigiani senza conoscenze scientifiche avessero ottenuto un tale risultato". Da quando, sostiene lo studioso, imparò a suonare il violino usando uno strumento appartenuto ad Albert Einstein. Dopo varie sperimentazioni, il ricercatore si è procurato piccole schegge di legno dai lavori di restauro fatti su alcuni violini Stradivari e Guarneri. Le analisi preliminari (risonanza magnetica e spettroscopia a infrarosso) di questi trucioli, pubblicati tre anni fa su Nature, avevano suggerito, dopo il confronto con analoghe analisi fatte su altri violini, che il legno fosse stato trattato con agenti chimici.
Ora gli studiosi hanno bruciato le schegge e analizzato le ceneri identificando numerose sostanze, fra cui borace, fluoruro, cromo e sali di ferro. "Il borace ha una lunga storia come conservante, fin dagli antichi egizi che lo usavano per la mummificazione" spiega Nagyvary. In pratica, secondo lo studioso sia Stradivari sia Guarneri hanno cercato di trattare i loro violini per proteggerli dall'attacco dei tarli. Ma vi è stato un effetto "collaterale" e le sostanze avrebbero "influenzato le proprietà meccaniche e acustiche del legno conferendo agli strumenti un suono senza eguali".
ANSA.it - QUESTIONE DI CHIMICA, IL SEGRETO DI STRADIVARI