... di =LifeCoach= ai suoi discepoli.
Ero povero, seduto ai margini della strada, e mi avete picchiato.
Stordito e sanguinante, mi avete condotto davanti a un omone burbero, con una faccia che non prometteva niente di buono.
Pieno di sè, spense la sigaretta sul dorso della mia mano destra e assistette divertito al mio dolore.
Tano - questo era il suo nome - mi colpì in testa col calcio della pistola, estrasse un sacchetto dalla tasca, e mi disse che era un dono.
Uno dono per una ragazza, e avrei dovuto consegnarglielo io.
"Se la polizia ti scopre, sei un uomo morto".
"Dammi l'indirizzo", replicai a tono. Sorrise. Cominciavo a piacergli.
Con la mano dolorante afferrai l'indirizzo, con l'altra il sacchetto, e uscii da quello scantinato.
Ora ero in strada, in un posto che nemmeno conoscevo.
Chiesi informazioni ai passanti, e mi ritrovai un quarto d'ora dopo a bussare all'uscio di una casa signorile.
Il dolore era lancinante, e la tensione si faceva sempre più forte. Svenni.
Quando ripresi coscienza, aprendo lentamente gli occhi, fui colpito da un bagliore... "Sono in Paradiso?"
"... No..." Era una voce femminile, dolce... Una voce che ancora adesso, un anno dopo, accompagna la mia vita.
Fratelli, io vi perdono per avermi picchiato.
Vi perdono... e vi ringrazio.
Senza di voi, io e Martina Stella non ci saremo mai conosciuti