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Sara si girò un attimo, sentendo un miagolio, non vedendo però nessun gatto cercò di parlare con la strana ragazza dei biglietti, che però si stava infilando in un tombino.
"Beh, senza dubbio là sotto non c'è traffico", riflettè Sara.
Dopodiché salì a bordo del primo taxi di passaggio, indicando la via dell'areoporto all'autista, che aveva un'aria un po' sinistra.
Ma lei non si preoccupò, perché da come accese la radio capì che era mancino.
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Arrivati all'aereoporto Sara ed i suoi amici immaginari trovano la sconosciuta. Quest'ultima fa loro un cenno, come a dire, Seguitemi.
Fece entrare loro in un aereo che esteticamente ricordava molto quelle auto americane anni '90 ma probabilmente aveva qualcosa di diverso. Sara si sedette tra gli ultimi sedili, davanti a lei si mise la sconosciuta.
"Adesso puoi dirci chi sei e perché ci hai proposto questo viaggio?" esclamò Sara senza peli sulla lingua.
"Non é il caso di parlarne adesso" rispose un altro passeggero anticipando la sconosciuta.
"Hmm!" bofonchiò Sara.
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Proprio quando il portellone dell'aereo stava per chiudere, arriva all'improvviso un passeggero ritardatario.
Pietro Rullo, era il suo nome. perché ne eravamo a conoscenza? perché è arrivato quasi gridando davanti all'hostess e con respiro affannato, presentandosi cosi... d'impatto.
Di Pietro Rullo sappiamo che è un tipo alquanto particolare, ha 25 anni, ma è come se ne dimostrasse 45. Porta la barba incolta e veste sempre in giacca e cravatta, anche quando fa attività sportive.
Pietro non ha molti amici, e non ha mai avuto una relazione, infatti ha dei modi di atteggiarsi peculiari altrettanto come lui.
È sempre fissato che deve sposarsi, e ovviamente non vuole una qualsiasi, ma una più giovane di lui e bella.
Non è cattivo, anzi è molto buono e di cuore ma le ragazze lo schivano un pò perchè fa discorsi sempre monotematici.
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Parla solo di se stesso, a chiunque. Anche a Sara che però dopo avergli rivolto un sorriso di cortesia si mise le cuffie per ascoltare la musica, canticchiandone i motivetti. E così Pietro venne ignorato da Sara. Ma non da Davide che lo puntò.
Ma di questo parleremo poi, forse
L'aereo decollò e appena lasciò la pista di atterraggio successe una cosa strana:tutti i passeggeri si trasformarono in amici immaginari, e la ragazza che li aveva invitati si rivolse a Sara. "Questo è un viaggio per gli amici immaginari, solo per gli amici immaginari.", e guardò Sara in un modo che non lasciava spazio a equivoci.
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Sara rimase per un attimo interdetta e pensò tra sè e sè "Cosa intenderà dire?"
Se ne sarebbe accorta solo tempo dopo.
La sconosciuta la guarda con un sorriso beffardo e le dice "Benvenuta a Tarubuni!"
"Che intendevi dire quando parlavi di viaggio solo per amici immaginari?" tagliò corto Sara.
"Non pensare che non voglia dirtelo, preferisco lo scopra tu stessa. Vieni, ti porto a Pert Street".
Pert Street era una via estremamente trafficata di Tarubuni. C'erano numerosissime auto, Sara fissandole ebbe per un attimo l'impressione che le persone che le guidassero fossero solo delle semplici sagome ma non gli diede troppo peso. Ad un tratto, arrivati a destinazione la sconosciuta si fermò indicandole qualcosa di molto particolare.
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La città era piena di statue bizzarre, di amici immaginari dalle forme più strane: fauni, fate, meduse giganti, gatti antropomorfi, lupi mannari, ortaggi con gli occhi, centauri e chi più ne ha più ne metta. Forse per questo la ragazza parlava di città per soli amici immaginari?
Stefa lanciò un nitrito eccitato e iniziò a esplorare il viale superando Sara, Davide seguì Pietro e Raquel seguì Davide. E sara si trovò all'improvviso da sola al centro della strada.
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"E ora dove sono andati tutti?"
Iniziò a camminare per andare alla loro ricerca ma subito si accorse che c'era qualcosa che non andava, o meglio, qualcosa di diverso. I suoi passi avevano meno impatto col terreno, e nello stesso tempo notò anche altro: aveva smesso di respirare.
- Curiosa questa città!
E anziché essere spaventata si sentì stranamente felice, come mai prima d'ora.
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Si sentiva leggera come i palloncini d'elio, ma era sicura che quella sensazione fosse voluta per distrarla da qualcosa, del resto non aveva dimenticato la strana espressione che aveva visto sul viso della ragazza.
C'era qualcosa da scoprire, in quella città, e lei l'avrebbe scoperto, non si sarebbe fatta distrarre da questa sensazione di benessere artificiale. Anche perchè non poteva sentirsi bene senza i suoi amici immaginari, non quando era in viaggio.
E allora entrò nell'androne del primo palazzo storico che si trovava dall'altro lato della strada.
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Una volta dentro successe una cosa... Si mise a fissare una sagoma, una sagoma bellissima che le trasmetteva pace e calma... Un amico immaginario di chissà chi con capelli corvini e occhi totalmente bianchi! Eppure quell'assenza di pupille trasmetteva talmente tante sensazioni... Sara si chiese "chissà con chi è venuto qui?" e provo ad avvicinarsi a lui ma venne assalita da un turbine di farfalle che... O mio dio... Provenivano proprio dal suo stomaco! Non ci vedeva praticamente più!!
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Era questo l'avere "le farfalle nello stomaco"? Perchè se era questo fin ora non le aveva mai provate, non così.
Era lui a farle quell'effetto? O era quella città che stava cercando in tutti i modi di avvinghiarla a sè? Non che la cosa le spiacesse più di tanto.
Si avvicinò all'amico immaginario e gli chiese...