Visualizzazione stampabile
-
"No, resto. Non mi sembra molto sicura. E poi soffro il mal di carrozza, troppi sballottamenti. No. Non è cosa. Ho pure mangiato da poco. Inoltre è a norma? Li ha passati i controlli di sicurezza e qualità? Io non lo so, quelle ruote mi sembrano un po' troppo spigolose. E i cavalli? Sembrano così scheletrici. Perché sono così scheletrici? Mangiano? Mangiano bene? Le rispetti le norme sul mantenimento dei cavalli? Poi guarda, la strada non mi sembra molto illuminata e poi mi pare di intravedere il cocchiere.. è orbo! Ammetterai che non è proprio il massimo. In più mi aspetta Carlotta. No non la conosci. Te la presenterei pure però hai l'abitudine di farti vivo ogni morte di papa..."
Perso nel fiume delle mie parole non mi accorsi che la carrozza era già via da almeno una decina di minuti.
-
Già, eravamo in viaggio e io non me ne rendevo conto. La carrozza sembrava ferma, ma scostando le tende dal piccolo finestrino, potevo chiaramente vedere che stavamo....stavamo.....stavamo volando!
Non potevo credere a miei occhi, vedevo nuvole simili a fumo correre veloci, a tratti formavano dei vortici oscuri e io sentivo di nuovo quelle voci, urla, risate buie e vedevo quelle sfere, si, quelle del mio sogno, quelle che avevo trovato nel caffè, le vedevo girare attorno alla mia testa, sentivo una strana forza e ..."Ahh, che succede? La testa, sento che si comprime, è un dolore atroce, aiu....!" e persi i sensi...
-
...e mi svegliai di nuovo nel mio letto, il trillo insopportabile della sveglia che mi trapanava le meningi. Eppure mi era sembrato tutto reale, così reale da non pensare neanche di metterlo in discussione.
Come potevo aver creduto reale quel giro in carrozza tra le nuvole? I cavalli poi non avevano le ali, non erano mica Pegaso, ed erano così magri, come potevano far alzare in volo una carrozza così pesante? Era tutto assurdo, tutto irreale. Però ero certo fosse vero.
Finalmente mi decisi a spegnere la sveglia e ad alzarmi dal letto. Mi preparai la colazione, grattai il mio micione dietro le orecchie e poi mi affacciai alla finestra per guardare il cielo.
E la carrozza era ancora lì, al suo posto.
-
Davanti ad essa, i cavalli scheletrici, ora nerissimi e con grandi ali. Inconfondibili Thestral. Belli e inquietanti allo stesso tempo, il loro respiro formava piccole nuvolette nell'aria. Mi resi conto solo in questo momento del freddo che c'era nella via. Con un brivido mi strinsi nelle braccia.
Che fare, tornare di nuovo giù, verso quella carrozza? Magari sarebbe sparita, come una visione, se mi fossi lavato il viso con acqua fredda. Davanti al lavandino mi osservai allo specchio e, incredulo, vidi che sul petto avevo un enorme paio di...
-
... pin up tatuate. Tatuaggio fresco, un male bioia, e pure colorato! Non ho mai avuto un gran petto, non mi sarei mai coscientemente tatuato proprio li. E poi le pin up! Cominciano ora ad andare di moda ste figure qui, ne avrò viste pochissime nella mia vita. Certo è che io nella mia vita in fatto di donne non ho poi concluso granchè... A volte anzi se non ci fosse la mia mano, mi sembrerebbe di avere ancora 10anni.
... Un rumore
Ma che è??
Cavolo, l'acqua aperta del rubinetto ha fatto un casino assurdo in bagno, devo anche pulire! Ad un tratto un urlo, mi affaccio dalla finestra del bagno e non posso proprio credere a quello che vedo...
-
di nuovo lui!
Con quelle mani aperte, e le due sfere.
- Scegliiiii
mi grida con quella sua voce assurda.
Ora scendo. Ora scendo e lo affronto.
Così faccio, mi precipito al piano di sotto, e...
-
-
Già. Mi parve di morire. Sentii un freddo glaciale, mi entrava nel midollo. Mi faceva sentire solo, perso in un gelo scuro.
E, in mezzo a quel buio glaciale, spiccavano solo i suoi occhi. I suoi grandi occhi azzurri.
Con le labbra semicongelate gli chiesi
- Ma cosa, cosa devo scegliere? Perché mi perseguiti da anni?
-
Mi fissò.
Mi fissò con il suo solito sguardo privo di espressione.
Immobile.
Etereo.
Imperturbabile.
E io ero lì, a fissarlo.
Aspettando una risposta.
Bramando quella risposta che aspetto da non so più quanti anni.
Mosse la mano per spostare una ciocca di capelli.
Un movimento così naturale e al tempo stesso regale che sembrava cose se non lo avesse fatto.
Impercettibile.
"Ho la sciatica."
Lo guardai.
Mi guardò.
Me ne andai.
-
Non era ancora il momento.
A quanto pare per me non era ancora arrivato il momento di scegliere. Di scegliere che cosa non sapevo, sapevo solo che avrei dovuto farlo. E questa cosa incombeva su me come una spada di Damocle, caricandomi di angoscia.
"Perché?" ...ma a quella domanda restarono a rispondere solo le mie lacrime.
Passarono altri vent'anni. Ci reincontrammo nel 1970...