MADRID — I fischi, previsti e prevedibili, avrebbero potuto essere anche quasi irrilevanti: compattare un drappello di oppositori dai polmoni efficaci non è un'impresa complicata. Ma i sondaggi, diffusi per di più dal quotidiano filogovernativo Publico, hanno confermato proprio ieri le peggiori sensazioni del partito socialista: il primo ministro spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, perderebbe le elezioni se si tornasse alle urne ad appena un anno e mezzo di distanza dalle ultime consultazioni generali. Il vento è girato di 180 gradi sulla Spagna euforica di una ventina di mesi fa. E la giornata della festa nazionale, ieri, ha rispecchiato piuttosto fedelmente il cambio di umore. Se il 12 ottobre del 2008 era stato il leader dell'opposizione, il conservatore Mariano Rajoy, a soffrire le ripercussioni di una sua gaffe a microfono aperto sulla noia che gli ispirava la parata militare, ieri la gogna è toccata a Zapatero. Che ha sopportato con uno stoico sorriso di circostanza un'ora intensa e interminabile di sibili, insulti, minacce, attorniato dall'altrettanto flemmatica famiglia reale.
Dal palco allestito lungo il Paseo de la Castellana, la principale arteria della città, il premier, la sua vice, María Teresa Fernández de la Vega, la ministra della Difesa, Carme Chacón, e il resto del consiglio, quasi al completo, hanno assistito alla sfilata di 4.200 militari, allo schieramento di mezzi e tecnologie delle forze armate, all'alzabandiera, all'omaggio ai caduti di re Juan Carlos di Borbone, alle tradizionali esibizioni di orgoglio nazionale; e alle meno protocollari dimostrazioni di malcontento popolare. «I fischi fanno ormai parte del rito» si è rassegnato il primo ministro, commentando il cacofonico sottofondo sonoro con il capo di stato maggiore, generale José Julio Rodriguez, il sindaco, Alberto Ruiz Gallardón, e la presidente della Comunità autonoma, Esperanza Aguirre. Ed è vero; ma in questo caso si è trattato anche di un preludio all'imponente manifestazione in preparazione per sabato prossimo alla Puerta del Sol, il cuore della capitale. Programmata da tempo come una marcia contro la riforma della legge sull'aborto, l'altra parata si trasformerà probabilmente in un massiccio sfoggio di dissenso verso la politica del governo in generale e le misure intraprese nella bufera della crisi economica, in particolare.
Gli organizzatori promettono un dispiegamento da record, due milioni di persone in piazza a ripetere quel che già ieri è risuonato forte e chiaro: dimissioni, dimissioni! O più dettagliatamente: «Zapatero, en las urnas te espero», Zapatero, ti aspetto alle urne, e «Zapatero vete con Obama», vattene con Obama. Consiglio superfluo, poiché proprio oggi il premier spagnolo è alla Casa Bianca, dove non era mai stato invitato da George W. Bush, come ritorsione per il ritiro delle truppe dall'Iraq, nel 2004. Da qualche successo in politica internazionale e dalla imminente presidenza di turno dell'Unione europea, Zapatero può sperare in un aiuto per riconquistare almeno in parte il suo elettorato. Il Psoe, partito di governo, otterrebbe oggi soltanto il 38% dei voti, con un distacco di cinque punti percentuali dal Partito Popolare di Rajoy, cui il 43% degli elettori intervistati passerebbe subito, volentieri, il timone della nazione.
Alla parata fischi e slogan contro Zapatero - Corriere della Sera
The Spanish unemployment rate hit 17.9% at the end of the Q2 2009, according to Spain’s National Statistics Institute (INE), the highest level in the eurozone and well above the 8.9% average of the 27 EU member states. In fact, Spain makes up over half of the past year’s increase in eurozone unemployment, with over 30% of the eurozone’s jobless living in Spain. The Organization of Economic Cooperation and Development (OECD) predicts that Spain’s jobless will reach 20% of the workforce during 2010, gradually edging closer to the historic high of 24% recorded in 1994. Youth unemployment is particularly severe, with one in three workers under 25 years old facing a prolonged period out of work. At the end of the Q2 2009, Spain’s GDP was down 4.1% y/y with domestic consumption expected to fall 4.5% by the end of 2009.
The large number of unemployed not only presents obvious economic difficulties for Spain such as falling productivity and a heavy drag on demand but the social consequences are also being felt. Protests have erupted across Spain as citizens struggle to deal with the economic crisis. Jobs have become the primary concern for the electorate, overtaking terrorism at the start of the year. Every country across Europe has suffered from the economic contraction. Yet Spain’s catastrophic housing collapse and towering unemployment figures make its plight stand out. The downturn has been aggravated by Spain’s rigid, antiquated and embedded labor regulations. As Luis Garicano of the London School of Economics argues, “that the crisis has hit Spanish employment disproportionately is due to the catastrophic way the labor market works.” Unless action is taken to remedy the underlying causes of Spain’s unemployment crisis, the country faces a prolonged and dire recession.
http://www.rgemonitor.com/economonit...oyment_problem