Immigrazione: cosa succede in Europa
Italiani, cattiva gente? In tema d’immigrazione, l’Italia è più tollerante degli altri Paesi europei. La linea delle porte chiuse riguarda essenzialmente un certo tipo d’immigrazione, quella illegale o scarsamente qualificata, verso la quale già da anni i nostri partner nella Ue hanno scelto una linea di fermezza.
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Spagna. La Guardia Civil difende in armi le frontiere dagli assalti degli irregolari. Le enclave di Ceuta e Melilla sono state circondate da muraglie di filo spinato. Le coste maghrebine e sahariane sono di fatto impermeabilizzate grazie all’estensione dei sistemi di vigilanza radar in tutti i punti sensibili e il pattugliamento navale congiunto tra le Canarie e l’Africa (con appoggio di unità italiane). E così, dopo la sanatoria 2005 con la quale il governo ha accolto 600mila irregolari, Zapatero ha innescato la marcia indietro e dimezzato i nuovi arrivi di clandestini. Ciononostante, i centri d’accoglienza sono al collasso. Il ministro dell’Interno, Rubalcaba, lo scorso febbraio ha dichiarato che “non si può essere lassisti con l’immigrazione illegale, altrimenti non c’è modo di fermarla”, e il collega del Lavoro, Corbacho: “Occorre che gli immigrati arrivino con un contratto di lavoro”. In quattro anni di prima legislatura Zapatero, le espulsioni sono state 370mila, più di quante ne aveva decise Aznar. A volte, gli scontri alla frontiera sono mortali.
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Germania. L’immigrazione illegale costituisce reato ed è punibile con il carcere fino a 3 anni. La nuova legge del 2005 prevede che gli stranieri che svolgono lavori qualificati possano essere assunti solo in assenza di tedeschi interessati allo stesso posto, hanno la precedenza rispetto ai lavoratori generici e diritto a soggiorni più lunghi. Inoltre, per ottenere il permesso a tempo indeterminato bisogna superare un esame dell’Ufficio per la tutela della Costituzione. Chi rifiuta i corsi di lingua tedesca ha il 10 per cento in meno dei sussidi sociali. Infine, i clandestini “detenuti” nei centri di permanenza possono rimanerci fino a un anno e mezzo (rispetto ai due mesi previsti in Italia).
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Francia. La legge 2003 introdotta dall’allora titolare dell’Interno, Nicolas Sarkozy, prevede una rigida regolamentazione degli ingressi. La detenzione in attesa di espulsione è passata da 12 a 32 giorni. E a dispetto dei clamori suscitati in Italia da proposte analoghe, chiunque chieda visti o permessi di soggiorno deve sottoporsi alla schedatura di impronte digitali e dati biometrici. La “carta di residenza” viene concessa dopo cinque anni, e soltanto se si dimostra di conoscere il francese e le nozioni fondamentali della Repubblica. Il soggiorno illegale è un reato per il quale è previsto il carcere fino a un anno. La Francia, nel 2008, ha espulso 7mila cittadini romeni.
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Gran Bretagna. Vige dal 2006 un sistema a punti che favorisce l’ingresso di lavoratori qualificati e scoraggia quello di manodopera non qualificata. Si tiene conto di parametri come l’età, l’istruzione, la disponibilità economica, la conoscenza dell’inglese… In ogni caso, è obbligatorio per tutti coloro che chiedono il visto esibire il certificato di sponsorizzazione da parte di un datore di lavoro o di una scuola. I clandestini rinchiusi nei centri di permanenza temporanea rischiano di restarci per tutta la vita. Per la legge hanno commesso un reato, e possono essere condannati fino a 6 mesi di carcere. Di fatto, se non si riesce a espellerli la loro detenzione diventa un ergastolo.