CORSIA preferenziale per i privatisti alla prossima maturità. L'ordinanza ministeriale sugli esami di Stato, che ha chiarito la questione dell'ammissione per i candidati interni, ha dimenticato di colmare una lacuna che dall'anno scorso consente ai privatisti (coloro che arrivano agli esami con una preparazione "fai da te") di accedere direttamente agli esami senza dovere superare l'ostacolo dell'ammissione. Una questione che potrebbe sembrare secondaria, ma che non lo è: perché gli studenti dell'ultimo anno della scuola superiore, che vengono fermati dai professori prima di arrivare agli esami, sono diverse migliaia.
Secondo Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, il trattamento iniquo a favore dei privatisti è "ancora più sostanzioso" proprio da quest'anno, visto che ai candidati interni viene richiesta la media del 6 per sostenere le tre prove scritte e il colloquio. Per gli esterni la strada che conduce agli esami è invece priva di ostacoli. La storia dell'ammissione alla maturità - reintrodotta per gli interni nel 2007 dall'allora ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni - per i cosiddetti candidati esterni è il paradigma di come si legifera nel nostro Paese. A riassumerla è proprio Pantaleo.
Due anni a mezzo fa, il governo Prodi decise di modificare le norme sugli esami di maturità. Nell'approvare la legge, che modificava il provvedimento con il quale Luigi Berlinguer aveva, nel 1997, trasformato gli esami di maturità (che prevedevano l'ammissione, due scritti e un colloquio su due materie scelte dalla commissione esaminatrice) in esami di Stato (che cancellavano l'ammissione agli esami, introducevano tre prove scritte, il credito scolastico e un colloquio su tutte le materie dell'ultimo anno), aveva modificato la norma sull'ammissione dei candidati interni "tralasciando" la parte sui candidati esterni. Accortisi dell'errore, si cercò di correre ai ripari.
Il provvedimento di rimedio venne inserito nel disegno di legge Bersani-Ter che fu successivamente suddiviso in due disegni di legge: un decreto ministeriale, convertito in legge con urgenza, e un disegno di legge che però il Parlamento non fece in tempo ad approvare per lo scioglimento anticipato delle Camere.
L'articolo che doveva correggere la disfunzione figurava proprio in quest'ultimo ddl. Anche il governo Berlusconi ha manifestato l'intenzione di porre rimedio alla difformità di trattamento tra interni ed esterni ma "la norma - spiega la Cgil - che dovrebbe porre fine a questa ingiustizia non è stata posta nella legge sulla valutazione, già approvata, ma solo nel regolamento attuativo, ancora da approvare".
"Quest'anno - nota Pantaleo - con il vincolo della media del 6 per l'ammissione degli interni il vantaggio per questi esterni che non debbono sottostare a nessuna ammissione è fuori discussione".
Basta guardare qualche numero per rendersene conto. Nel 2008 i candidati alla maturità furono quasi 500 mila. Ma oltre 21 mila studenti vennero fermati prima di arrivare agli esami. Un dato che si avvicina di molto ai candidati esterni, vera manna per gli istituti privati dove un candidato su 10 è appunto esterno, che nel 2008 furono 24 mila in tutto. E se è vero che tre esterni su quattro riescono ad acciuffare il tanto agognato diploma, si comprende come l'assenza di un filtro per arrivare agli esami rappresenti un vantaggio per i privatisti.