An si spegne in due giorni, la parola fine la dirà Berlusconi
L’Inno nazionale intonato da un coro di voci bianche. Il partito nato dall’Msi confluirà nel Pdl la settimana prossima sempre alla Nuova Fiera di Roma.
L'ultimo congresso di An «non è un congresso di chiusura», ma «un giorno di nascita, di ripartenza, un nuovo inizio». Ignazio La Russa, "reggente" di An, apre così la sua relazione al congresso. «Non è un congresso ordinario - dice - nasce il partito degli italiani è lo slogan, e non a caso. È questa da sempre la grande ambizione, il traguardo che si sono posti gli uomini di destra dal Dopoguerra ad oggi».
Mentre il presidente della Camera e leader di An Gianfranco Fini, seduto in prima fila, ha spiegato i suoi sentimenti: «Oggi sono sereno, domani può essere che mi emozionerò». La scenografia, il logo di An in alto a sinistra e a destra quello del Pdl, uniti idealmente da un grande ponte in legno al centro del palco, rende esplicito il tema di questa due giorni: il “passaggio”, un cammino partito dalla fondazione del Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, passando per la svolta di Fiuggi e la fondazione di Alleanza Nazionale.
Nella sala un maxischermo sul quale sono proiettati i contributi video e le immagini dei protagonisti. Lo slogan “Nasce il partito degli italiani” campeggia alle spalle del ponte, mentre alla base del palco c'è il tradizionale nodo tricolore di An. Milleottocento i delegati sono presenti in sala. Parla di An e Forza Italia come di «gemelli, magari diversi», ma pur sempre fratelli. Ringrazia Gianfranco Fini per il suo «coraggio» di presidente della Camera, definendolo «un uomo di destra, che quando ricopre un ruolo istituzionale lo fa senza compromessi». L'identikit del nuovo Popolo della libertà, sulla base dello Statuto, è stato indicato da La Russa: «Il Pdl avrà un presidente eletto dall'assemblea congressuale; avrà un consiglio di presidenza composto da 20 persone più alcuni di diritto come i capigruppo parlamentari, che accompagnerà tutte le decisioni del presidente; avrà una direzione composta di un minimo di 60 fino a 120 componenti, che verrà eletta dal congresso; avrà 3 coordinatori, che saranno coloro che dovranno dare corpo alle decisioni. A livello territoriale i coordinatori regionali verranno nominati dal presidente del partito, d'intesa con il consiglio di presidenza, e saranno sempre affiancati da un vicecoordinatore vicario».
L'unico passaggio in cui si può leggere un accento polemico riguarda il Carroccio. Nei rapporti con la Lega, scandisce La Russa, «non c'è bisogno di contrapporsi, al contrario bisogna competere», restando «pronti ad accettare correttivi» proposti dagli altri alleati. Ciò non significa, aggiunge tuttavia, «accettare l'ineluttabilità che siccome per vincere bisogna stare insieme un passo indietro lo debba sempre fare il Pdl».
Tra gli interventi del pomeriggio, Andrea Ronchi cerca di difendere la scelta del partito: «La destra non chiude. Non si tratta di archiviare o rinnegare nulla, quella del Pdl è una sfida epocale e dobbiamo essere in grado di combatterla». Ma Italo Bocchino, vicepresidente vicario dei deputati Pdl, avverte che la costruzione del Pdl «non può essere come in un condominio, dove l'indirizzo sulla carta intestata è lo stesso per tutti ma dove alla sera ciascuno entra in casa propria, mette il pavimento che preferisce e cucina quello che vuole, senza che il vicino di pianerottolo sappia nulla dell'altro. Due mandate alla serratura e via». L'attesa però è tutta per domani, quando parlerà Gianfranco Fini.
21 marzo 2009