Indagine di Dia e carabinieri sulla delibera 'Global service', approvata dal Comune
in carcere l'imprenditore Alfredo Romeo. Dodici persone ai domiciliari
Napoli, arrestati 2 assessori Pd
Indagati anche due onorevoli
Coinvolti nell'inchiesta Lusetti (Pd) e Bocchino (An)
I magistrati: "Saccheggio sistematico delle risorse pubbliche"
Il Romeo Hotel a Napoli dell'imprenditore Alfredo Romeo
NAPOLI - E' bufera sulla giunta di Napoli. E' in carcere l'imprenditore Alfredo Romeo, coinvolto nell'indagine sulla delibera 'Global service', approvata dal Comune. Altre 12 persone sono invece agli arresti domiciliari: tra essi due assessori della giunta comunale di Napoli, due ex loro colleghi e un ex provveditore alle opere pubbliche, attualmente al ministero delle Infrastrutture. Tutte le persone raggiunte dalle misure cautelari sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa degli appalti, abuso d'ufficio e corruzione. I magistrati: "La prospettiva ultima è quella del saccheggio sistematico delle risorse pubbliche".
Indagati anche gli onorevoli Renzo Lusetti (Pd) e Italo Bocchino (An). La richiesta di utilizzo delle conversazioni telefoniche dei due parlamentari con l'imprenditore Alfredo Romeo equivarrebbe, infatti, a una informazione di garanzia.
Nel provvedimento 'Global service' era compreso l'affidamento di appalti relativo a manutenzione delle strade e del patrimonio pubblico, nonché la gestione di mense scolastiche.
Tra i destinatari delle misure cautelari, figurano l'ex assessore alle Scuole, Giuseppe Gambale, l'ex assessore al Bilancio Enrico Cardillo, nonché un ufficiale della guardia di finanza in forza alla Dia, che avrebbe informato l'entourage dell'imprenditore Alfredo Romeo delle indagini in corso. Nell'inchiesta, destinatari a loro volta di misure cautelari figura anche l'assessore Laudadio e l'ex provveditore alle opere pubbliche per Campania e Molise, Mauro Mautone. Nell'ordinanza, infine, vi sono anche Paola Grittani, collaboratrice dell'imprenditore Romeo, e altri nomi vicini allo stesso imprenditore.
L'operazione è stata condotta dalla Dia e dai carabinieri di Caserta, che hanno eseguito le ordinanze cautelari firmate dal Gip di Napoli, che ha accolto le richieste della Direzione distrettuale antimafia napoletana, guidata dal procuratore Franco Roberti.
Coinvolto anche Giorgio Nugnes, l'assessore che si è suicidato a fine novembre, e un colonnello della guardia di finanza. L'ufficiale sarebbe stato in servizio fino ad un anno fa alla Dia di Napoli.
"La prospettiva ultima è quella del saccheggio sistematico delle risorse pubbliche, spesso già di per sè insufficienti a rispondere alla drammatica situazione in cui versano Napoli e la sua provincia. Risorse che vengono veicolate verso l'esclusivo ed egoistico interesse di Alfredo Romeo e delle sue imprese in totale dispregio delle regole fondamentali della buona ed efficiente amministrazione", scrivono i magistrati al gip, nelle richieste di custodia cautelare. Nell'inchiesta, partita da una indagine avviata dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere emerge uno spaccato di cointeressenze politiche tra maggioranza e opposizione che governa la pubblica amministrazione e che vede al centro l'imprenditore Alfredo Romeo.
La delibera Global service, è un affare da 400 milioni di euro, in realtà mai partito. Con il provvedimento, il comune di Napoli intendeva affidare a un unico gestore, come avvenuto in altre città, l'appalto per una serie consistente di lavori pubblici e manutenzioni di competenza del Comune. La delibera fu varata ma il relativo appalto non è mai partito, a causa della mancanza di copertura finanziaria.
Dieci giorni fa, intervistata da Lucia Annunziata a "Mezz'ora", il sindaco Rosa Iervolino si era soffermata su alcuni passaggi della vicenda. La delibera era stata "sottoposta di corsa ad una commissione contro la corruzione nella pubblica amministrazione, guidata dal prefetto Serra e composta da magistrati. E ci ha detto che andava bene". Poi era stata anche sottoposta a una commissione di giuristi e alti magistrati, "secondo la quale le norme per la prevenzione degli incidenti sul lavoro non erano ancora forti". In ogni caso "non abbiamo fatto la gara, non abbiamo fatto assolutamente nulla. E chi vuole imbrogliare non sottopone i documenti approvati a verifiche non dovute".