Il PD è un Partito Divino,
un Partito al contempo uno e trino:
Margherita, Veltroni e D’Alema,
vale a dir del tridente lo schema;
Margherita, D’Alema e Veltroni:
Trinità contro l’Un Berlusconi.
“Tu lo punti, tu azzanni, io mordo,
lo facciamo cascar fuoribordo”.
Tu li vedi cantar sottobraccio
come fossero un solo bravaccio
che però fa da scudo all’intrigo
del potente signor don Rodrigo.
Salda è la concordia che regna
fra di lòro e nemmeno la fregna
puo gettàre sconquasso e scompiglio
fra quei tré, Padre, Spìrito e Figlio.
E però intorno a ognuno di loro
c’è fermento, c’è vita, c’è s*****,
tante mini-congiure a palazzo.
Sono tre, sono uno, son tanti!
Non c’è vita se non c’è tensione,
la dialettica aiuta il progresso:
ognun lotta anche dentro se stesso:
‘Guerra e pace’, ma non per finzione.
Son divisi su tante questioni
ma su un punto l’accordo è d’acciaio:
un domani andrà Tizio o andrà Caio,
ma al governo ora c’è Berlusconi.
Con Di Pietro le cose son chiare:
“Siamo insieme nell’opposizione:
noi, tre teste – ma lui, che testone,
ha pretese anche dì comandare!
Il Paese, ma quello reale,
sa che in noi trova sponda sicura:
fra di noi, se anche c’è una frattura,
la contesa è sincera e leale”
Vuole Massimo avere la Rai?
Sanfrancesco si tira da parte
e Veltroni, maestro nell’arte:
“Il Partito e cos’altro mi dai?”
Fanno sempre tutto insieme
pure la pipì e la cacca:
pare quella di una vacca,
poi ci buttan dentro un seme.
Ne vien su un fior di Partito,
come già disse De André:
le corolle sono tre
mentre è un numero infinito
quello di petali e foglie.
Quali i frutti? Presto dirlo,
tocca prima concepirlo!
Via quei tre – o saranno doglie!