“La cultura, a che serve?” si chiede
il lumbàrd senatùr in canotta.
I terùn che han la mamma mignotta
gli han fregato tre volte l’erede.
“Il dialetto vien via dalla tetta,
l’italiano è una lingua straniera:
serve solo se vuoi far carriera
da statale o vuoi far la fighetta.
Quando sài dire “pòta e alùra,
maruchì, lader, négher, terù,
tata sciénsa ma töc lasarù;
semper chéi ala fì che i laura”
che ti serve scassarti le coglia
con Leopardi, Manzoni, Montale,
quando il ‘se’ vuole il condizionale
o chi ha scritto, che so, ‘I Malavoglia’?
Un po’ ancora dobbiam per disdetta
imparare la lingua italiana,
in attesa che in lingua padana
ci traducano almen la ‘Gazzetta’.”
Il suo figlio di Bossi ha un destino
che da grande farà il senatore:
basta quindi che col tricolore
ci pulisca il culetto e il vasino.
Che t’importa se in fondo è un po’ mona?
L’importante è non paghi le tasse
e che sappia arringare le masse
con lo slogan di “Roma ladrona”?
sul biglietto ci metta un bel ‘dott’.
Non importa di quale mestiere.
Il papà ha confidato orgoglioso
con il fare del celtico piglio
ch’è contento che boccino il figlio:
nella vita chi a scuola è virtuoso
molto spesso vien fuori una sega.
E’ per questo che vengon cercati
fra gli elenchi dei pluribocciati
gli elementi che guidan la Lega.
Un concetto però pare chiaro:
la Padania è una cosa sublime
che non bastan le prose e le rime.
Ma un somaro è un somaro è un somaro.
Ormai sono diventato un tuo fan!!