Originariamente inviata da
Jazz_lover
"Riflessioni sul "mea culpa" papaleTra i molti doni elargiti dallo Spirito Santo nel nostro tempo, c’è il Concilio Vaticano II, che ha rappresentato l’inizio di un processo mirante ad una profonda riforma della Chiesa cattolica romana (Ecclesia semper reformanda), peraltro spesso invocata da molti isolati ed inascoltati profeti.
Il Concilio avvia, tra l’altro, un sia pur timido e generico "mea culpa", cioè una riflessione su responsabilità della Chiesa romana per alcune gravi scelte del passato, relative, in particolare, al rapporto scienza-fede (con riferimento indiretto al "caso Galileo"), alle violazioni del principio della libertà religiosa, e al sostegno teorico e pratico dell'antisemitismo.
Sulla scia del Concilio, comunità, vescovi, e gruppi teologici hanno iniziato a rivisitare, con sincerità e senza reticenze, il passato della nostra Chiesa. Il tutto, ovviamente, non per fare della ricerca storica, ma per trarre insegnamento a convertirsi "oggi".
E' da questo "humus" che gli stessi pontefici - più cautamente Paolo VI, più insistentemente Giovanni Paolo II - sono stati come indotti a porsi il problema del "mea culpa". In tale cammino, rafforzato da analoghe iniziative in altre Chiese cristiane e preceduto da numerose richieste di perdono per gli errori del passato pubblicamente espresse dallo stesso papa Wojtyla, si situa il "mea culpa" vaticano del Marzo 2000: il 7 del mese è stato reso noto ufficialmente il documento della Commissione Teologica Internazionale (CTI) "Memoria e riconciliazione. La Chiesa e le colpe del passato" (MR); e il 12 lo stesso pontefice ha presieduto nella basilica vaticana la "giornata del perdono"."
a me sembra ovvio...:|