Il Governo italiano, domiciliato a Palazzo Chigi, è il governo dei record. Perché, vi chiederete. Perché la quasi totalità dei deputati -si parla del97,7%– è talmente brava nell’adempimento del suo mestiere da essersi guadagnata il bonus in busta paga destinato ai più meritevoli. Si tratta di un premio alla produttività per i dirigenti di Palazzo Chigi quantificato in una cifra di denaro per un massimo di quasi 35mila euro, che viene aggiunta ai già lauti stipendi.
Il bonus – Su 301 deputati, ben 294 sono i dirigenti cui è spettato nel 2013 il modesto incentivo -che per la precisione arriva a un massimo di 34.600 euro- in busta paga, in base alle valutazioni sul merito e l’efficienza. Fa luce sulla questione un articolo di Gian Antonio Stella sulCorriere del sera di oggi, venerdì 24 luglio. Tutto parte da un’interrogazione di Riccardo Nuti, deputato alla Camera del Movimento 5 stelle, che si chiede come mai non ci sia trasparenza nella comunicazione del merito e dell’assegnazione di questi bonus, nonostante esista una legge del 2009 voluta da Renato Brunetta che lo esige. Questo provvedimento prevede infatti che entro marzo di ogni anno venga pubblicato in un’apposita sezione del sito istituzionale un rendiconto accurato con le valutazioni delle performance dei singoli deputati; una sezione che si sarebbe dovuta chiamare “Trasparenza, valutazione e merito”; una sezione che non è mai esistita. Nessun tipo di governo si è preoccupato si mettere in atto la legge: né il governoBerlusconi, né quello di Monti, non quello di Letta e nemmeno quello diRenzi. Ma un’evoluzione c’è, e in peggio. I dati riportati sopra si riferiscono al 2013, perché del 2014 non v’è traccia. Mentre prima, conoscendo le persone giuste, in qualche modo si riusciva a recuperare questo tipo di dati, adesso pare siano scomparsi del tutto. Alla faccia della trasparenza, denuncia il grillino Nuti.
L’origine – L’idea di premiare i più meritevoli politici italiani, di per sé potenzialmente corretta e stimolante, nasce nell’ormai lontano 1999 dal ministro per la funzione pubblica Angelo Piazza, nel governo D’Alema. Sette anni più tardi, nel 2006, arriva la prima denuncia dell’assegnazione truffaldina di questo premio da parte del ministro per le riforme Luigi Nicolais, nel governo Prodi: su 3769 dirigenti, quelli che avevano passato l’esame con lode erano 3769. Tutti, avete letto bene. Ma la beffa più grande arriva nel 2007, quando il ministero dell’Economia firma un accordo che l’Ansa titolava così: “Tesoro: premi anche a dirigenti condannati ma bonus ridotto”. La riduzione come redenzione.
Il confronto – Magari se li meritano veramente, qualcuno potrebbe pensare. Forse, e lasciando il beneficio del dubbio guardiamo fuori dalla finestra del Belpaese e spiamo i portafogli dei colleghi deputati statunitensi. Alla Casa Bianca, nessuno degli stipendi dei 474 dipendenti di Obama si avvicina lontanamente alle cifre da capogiro che si guadagnano i dirigenti politici italiani. Per questi ultimi lo stipendio minimo si attesta intorno ai 197.262 euro, i più alti arrivano a 240mila euro (tetto massimo per i dirigenti pubblici). Nei paraggi dello studio ovale invece, la busta paga più alta è quella di Anita Decker Breckernridge, il braccio destro del presidente, e si attesta intorno ai 170mila dollari, che convertiti nella nostra valuta diventano circa 158mila euro. Lo stesso stipendio lo hanno altri 17 altissimi funzionari, e poi tutti gli altri hanno buste paga più basse, anche di molto. Può essere che siano così tanto bravi solo i nostri?