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  • 1 Intervento di Lucien

Nasce il Movimento Arancione

  1. #1
    ... SteekHutzee
    Uomo 36 anni
    Iscrizione: 19/7/2008
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    Predefinito Nasce il Movimento Arancione

    De Magistris arriva sul palco del teatro Eliseo con un pezzetto di Lego arancione. Sono le 19 e prima di lui si sono alternati decine di interventi. «È il modello Zeman» ironizza un supporter. Il format è sempre lo stesso, è l’aria ad essere cambiata. Il movimento arancione nasce, è cominciata la campagna elettorale. «Che bella iniezione di fiducia — attacca de Magistris — cambiare vuol dire partire dal linguaggio: non deleghiamo più niente a nessuno, questo è un movimento un po’ anarchico, nel senso che non è legato a nessuno. Se un giorno dovessimo andare al potere, al Governo, la prima legge da fare sarebbe abolire il segreto di Stato sulle stragi di mafia, perché non ci può essere la Terza Repubblica senza la verità».
    Parla di mafie, di massomafie, della trattativa tra mafia e Stato, ovviamente ribadisce da che parte sta, «dalla parte di Ingroia, di Matteo e Teresi, i magistrati con le palle, non con chi ha fatto ricorso alla Consulta» quindi non sta col Presidente Giorgio Napolitano. Cita una sola volta la parola camorra, non parla di Scampia. L’Eliseo è il luogo della politica e dunque continua: «Il movimento arancione non è il posto dove qualcuno si fa la riverniciata, lo garantisco io. Ma la chiave di volta, l’ho vissuto sulla mia pelle con la mia elezione, è non apparentarsi con alcun partito. I partiti tornino a essere quelli di Gramsci e Berlinguer». E poi lancia la lista, è ufficiale: «Mettiamo insieme storie dalle lotte della Val di Susa a quelle contro la discarica di Chiaiano, di chi contrasta la camorra ogni giorno. Movimento e lista porteranno alla liberazione del Paese senza nessun compromesso morale. Il nostro obiettivo è coinvolgere tanti italiani per fare una rivoluzione civile». Giù applausi. Ma prima di lui il calore del popolo arancione raggiunge il Guatemala, da dove via Skype parla Antonino Ingroia e dice: «Io so che il Paese ha bisogno di noi, di una scossa, di una società civile che abbia voglia di assumersi delle responsabilità. Ci vuole un atto di coraggio, facciamo la nostra rivoluzione civile, io sarò della partita». Nel teatro romano esplode una gioia incontrollata, anche se per la verità non è chiarissimo se Ingroia si candiderà oppure no. C’è voglia di sinistra? A quanto pare sì. «Di un’altra sinistra però».Tra i primi ad arrivare al teatro Eliseo è Alberto Lucarelli, assessore comunale anima di «Alba». A un’ora dall’inizio c’è già il pienone: sciarpe arancioni, maglioni arancioni, striscioni arancioni. Alla spicciolata arrivano i leader politici, ognuno col suo carico di sinistra da spendere al tavolo del movimento demagistrisiano. Oliviero Diliberto del Pdci: «Ascolteremo con attenzione e spero che da qui parta un’offensiva unitaria da sinistra verso il centrosinistra, cioé verso il Pd». Paolo Ferrero, Rifondazione, fa ancora un passo in avanti: «Io ci sto, ci sto anche a rinunciare al simbolo per una lista unitaria alternativa ai partiti». Arriva pure il terzo, il più atteso: è Antonio Di Pietro, leader Idv, che tra due giorni ha riunito quel che resta del suo partito per scegliere la strada da percorrere, ma nelle sue parole c’è già gran parte di quella scelta: «Stiamo lavorando per una lista unitaria, per una coalizione unitaria, che costringa Bersani a non inciuciare con l’Udc, una lista antimontiana, è per questo che ci appelliamo ai movimenti e a tutte le forze sociali che vogliono lavorare a un’alternativa». Va bene, segretario, ma al simbolo rinuncerà? «L’Idv ha un suo simbolo e suoi valori. Altra cosa è la necessità di unire le forze dei cittadini che tutti insieme, in un manifesto comune, chiederanno al Paese di andare oltre Monti e Berlusconi».Insomma, se possiamo parlare già di alleanze, il neonato movimento arancione a Roma lavorerà insieme a Idv e Rifondazione comunista. Ma è questo che vuole anche il sindaco de Magistris che si gode la calca della ribalta nazionale? «Il Movimento arancione — dice il sindaco prima del suo intervento ufficiale — prescinde dalla campagna elettorale ma diremo la nostra, ci schiereremo. Penso a una lista orizzontale di cittadini e cittadine distante dai partiti, ma non contro i partiti. Io non mi candiderò, ma non accetto più nell’orizzonte democratico il concetto di partito di Berlusconi, di partito di Di Pietro, di partito di Casini». E dunque il suo ex segretario è avvertito. «Siamo qui per dire che essere normali oggi in Italia è essere sovversivi». Ma chi sono i testimonial del movimento? Paolo Rossi legge Pasolini: «Io so». Ingroia, modello LaChapelle, santo laico con lo sfondo in stile Miami Vice. I social network e la rete i media preferiti: l’hashtag della serata è #ma121212. Con il Movimento nascono anche le Officine, cioé le vertenze di lavoro: dalla Fnac all’Ilva di Taranto. Il primo a parlare è il giornalista Oliviero Beha: «Siamo qui perché siamo vivi. Troppa politica politicante, a destra come a sinistra e, contemporaneamente, un vuoto di programmi. Luigi, hai ragione a impostare la questione morale, ma la morale in Italia è stata abrograta». Il regista pluripremiato Gaetano Di Vaio porta Napoli e soprattutto porta Scampia sul palco dell’Eliseo, è lui a farlo. Perché «da Scampia ho provato a ricostruire la mia vita. Quando ero a Poggioreale ho incontrato tanti tangentisti e, sapete una cosa? Mi facevano pena, ricchi com’erano piangevano come bambini sulla mia spalla». Loris Mazzetti capostruttura Rai, amico di Santoro, con cui ha realizzato la storica puntata Rai per una notte a Bologna, rivolge un appello al sindaco arancione: «Non sono qua di passaggio ma controllerò che il movimento arancione inserisca nel suo programma molte cose. Luigi, vorrei che il movimento lottasse contro le mafie e i fascisti. Non se ne può più, non nascondiamoci».



    Movimento arancione, de Magistris: pronto a una lista orizzontale e con le mani pulite - Corriere del Mezzogiorno

    21 punti per una politica rinnovata. Promemoria per Luigi De Magistris, la sua lista arancione e “Cambiare si può” - micromega-online - micromega

    La Sinistra Europea sostiene il Polo Arancione - Pubblico | Dalla parte degli ultimi e dei primi

    Movimento Arancione: Ingroia: “Sono della partita”. Idv incerta - Il Fatto Quotidiano

    http://www.ustream.tv/recorded/27668069

    Come vedete questa nuova formazione politica ? Solo un modo per avere qualche poltrona ? (quindi niente di nuovo) o un movimento serio che a piccoli passi riesce a combinare qualcosa di buono nella giustizia sociale?
    Il movimento arancione insieme a "Cambiare si può", "Alba", Rifondazione comunista e forse idv, comunisti italiani e verdi (questi ultimi, i partiti, non si capisce se con simbolo o no se con gente nuova o con sempre gli stessi di sempre) e altri movimenti e associazioni, dovrebbero dare vita al quarto polo. Riuscirebbero a prendere "tanti" voti per fare una grande opposizione (purtroppo) di sinistra con proposte serie o sarà l'ennesimo fallimento e per giunta togliendo voti al "centrosinistra" del PD (per me centrocentro) a iutando Monti/Berlusconi/Casini/montezemolo ecc?
    Buono o no hanno iniziato troppo tardi, ci voleva più tempo per farsi conoscere e ora che berlusconi ha iniziato il suo tour de force non avranno proprio spazio


  2. #2
    Scrivano Lucien
    Uomo 40 anni da Imperia
    Iscrizione: 10/10/2008
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    Col nostro sistema elettorale creare nuovi partiti vuol dire voler far perdere le elezioni alla propria area di riferimento. E' una cosa che la sinistra non ha mai capito o ha sempre finto di ignorare. Le idee possono essere buone finché si vuole ma se portano a divisioni non ci sto più, tantopiù in un periodo in cui sarà essenziale presentare ai mercati finanziari una maggioranza forte e coesa al termine delle prossime elezioni.
    A Zeitgeist piace questo intervento

  3. #3
    Zeitgeist
    Utente cancellato

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    Quote Originariamente inviata da Lucien Visualizza il messaggio
    Col nostro sistema elettorale creare nuovi partiti vuol dire voler far perdere le elezioni alla propria area di riferimento. E' una cosa che la sinistra non ha mai capito o ha sempre finto di ignorare. Le idee possono essere buone finché si vuole ma se portano a divisioni non ci sto più, tantopiù in un periodo in cui sarà essenziale presentare ai mercati finanziari una maggioranza forte e coesa al termine delle prossime elezioni.
    Anche perché il Movimento Arancione ha detto chiaramente di essere di sinistra. Beh, probabilmente entrerà nell'area PD, perché De Magistriis non è un purista, ma uno che guarda alle coalizioni. Toglierà voti a Sel ed IDV.

  4. #4
    ineffabile Quelo
    Uomo 102 anni
    Iscrizione: 28/4/2011
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    Quote Originariamente inviata da Lucien Visualizza il messaggio
    Col nostro sistema elettorale creare nuovi partiti vuol dire voler far perdere le elezioni alla propria area di riferimento. E' una cosa che la sinistra non ha mai capito o ha sempre finto di ignorare. Le idee possono essere buone finché si vuole ma se portano a divisioni non ci sto più, tantopiù in un periodo in cui sarà essenziale presentare ai mercati finanziari una maggioranza forte e coesa al termine delle prossime elezioni.
    Ti/vi invito a leggere questa chiarissima spiegazione del professor Sartori:

    Corsera: Tanto semplice che non si farà

    "La vicenda dei nostri sistemi elettorali spiega, o comunque concorre a spiegare, il fallimentare andazzo della politica italiana. Nel mio ultimo pezzo ( Il Porcellum e i Porcellini di domenica scorsa) concludevo dicendo che un modo non corruttibile di consentire all’elettore di esprimere le sue preferenze sui candidati esiste. Ma non lo indicavo. È che il mio spazio era finito, e anche che volevo mettere assieme e ricordare quante leggi elettorali sbagliate, e quindi dannose, abbiamo accumulato negli ultimi decenni. Ricordare gli sbagli serve ad evitarli? In Italia no. Non mi illudo, ma provo lo stesso. Nel dopoguerra, e dopo l’esperienza del fascismo, era normale adottare un normale sistema proporzionale. Che funzionò senza proliferare partitini perché la paura del Pci portava a concentrare il grosso dei voti sulla Dc. Così fu il Partito comunista che, senza volere, fece funzionare un «bipartitismo imperfetto» che, per quanto imperfetto, ricostruì il Paese e produsse il miracolo economico del nostro dopoguerra. La Francia, con un Pcf molto meno forte, restò invece impantanata in una «repubblica dei deputati» che era poi un parlamentarismo anarchico. Però anche noi, tra gli anni 50 e 60, abbiamo avuto un Gianburrasca, per l’esattezza Marco Giacinto Pannella, che si impadronì dal 1967 in poi, e oramai si direbbe a vita, del Partito radicale e che affascinò, tra i tanti, anche Mariotto Segni. Pannella riuscì a persuadere Segni (e molti altri, si intende) che l’Italia doveva adottare un sistema maggioritario secco (puro e semplice) che avrebbe immancabilmente prodotto un sistema bipartitico all’inglese. Mai tesi fu più campata in aria. Ho scritto e riscritto senza sosta, nei decenni, che Pannella e i suoi si sbagliavano di grosso. E per decenni ho sostenuto che mentre il maggioritario a un turno avrebbe frantumato il nostro sistema partitico, era invece il maggioritario a due turni che ci avrebbe avvicinati al bipartitismo.] La vicenda dei nostri sistemi elettorali spiega, o comunque concorre a spiegare, il fallimentare andazzo della politica italiana. Nel mio ultimo pezzo ( Il Porcellum e i Porcellini di domenica scorsa) concludevo dicendo che un modo non corruttibile di consentire all'elettore di esprimere le sue preferenze sui candidati esiste. Ma non lo indicavo. È che il mio spazio era finito, e anche che volevo mettere assieme e ricordare quante leggi elettorali sbagliate, e quindi dannose, abbiamo accumulato negli ultimi decenni. Ricordare gli sbagli serve ad evitarli? In Italia no. Non mi illudo, ma provo lo stesso.

    Nel dopoguerra, e dopo l'esperienza del fascismo, era normale adottare un normale sistema proporzionale. Che funzionò senza proliferare partitini perché la paura del Pci portava a concentrare il grosso dei voti sulla Dc. Così fu il Partito comunista che, senza volere, fece funzionare un «bipartitismo imperfetto» che, per quanto imperfetto, ricostruì il Paese e produsse il miracolo economico del nostro dopoguerra. La Francia, con un Pcf molto meno forte, restò invece impantanata in una «repubblica dei deputati» che era poi un parlamentarismo anarchico.

    Però anche noi, tra gli anni 50 e 60, abbiamo avuto un Gianburrasca, per l'esattezza Marco Giacinto Pannella, che si impadronì dal 1967 in poi, e oramai si direbbe a vita, del Partito radicale e che affascinò, tra i tanti, anche Mariotto Segni. Pannella riuscì a persuadere Segni (e molti altri, si intende) che l'Italia doveva adottare un sistema maggioritario secco (puro e semplice) che avrebbe immancabilmente prodotto un sistema bipartitico all'inglese. Mai tesi fu più campata in aria. Ho scritto e riscritto senza sosta, nei decenni, che Pannella e i suoi si sbagliavano di grosso. E per decenni ho sostenuto che mentre il maggioritario a un turno avrebbe frantumato il nostro sistema partitico, era invece il maggioritario a due turni che ci avrebbe avvicinati al bipartitismo."




  5. #5
    Scrivano Lucien
    Uomo 40 anni da Imperia
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    Eh sì, sarebbe bello il maggioritario a doppio turno, ma intravedo alcune difficoltà:

    - Il 99 periodico per cento degli italiani non capirebbe come funziona e vi si opporrebbe
    - I partitini sotto il 20% non lo lascerebbero mai passare, ne va della loro vita
    - Già facciamo fatica a combattere l'astensionismo con un solo turno, al secondo non ci andrebbe nessuno (ma chissà che questo non sarebbe un bene, almeno voterebbero solo gli elettori appassionati e non quelli che votano a faccia o a culo o gli indecisi, che sono la peggior specie di cretini)

  6. #6
    ... SteekHutzee
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    Quote Originariamente inviata da Lucien Visualizza il messaggio
    Col nostro sistema elettorale creare nuovi partiti vuol dire voler far perdere le elezioni alla propria area di riferimento. E' una cosa che la sinistra non ha mai capito o ha sempre finto di ignorare. Le idee possono essere buone finché si vuole ma se portano a divisioni non ci sto più, tantopiù in un periodo in cui sarà essenziale presentare ai mercati finanziari una maggioranza forte e coesa al termine delle prossime elezioni.
    scusa ma se la sinistra è guidata dal pd (il che significa dare la linea guida del governo) che tutto è tranne partito di sinistra,che non fa politica di sinistra, che si vergognano e dimenticano che sono stati comunisti, che ora per loro è importanti essere moderati e aperti al liberismo ecc e per di più non vuole allenze con comunisti, che ha fatto guerra all idv che è scomparsa (l'unico partito della seconda repubblica che ha pagato pur non avendo fatto niente) e altri, e invece guarda al centro di casini (brrr) è normale che elettori che si sentono di sinistra non li votino. Io non li voto, non mi passa nemmeno per 1 secondo nel cervello. vero che poi si finisce all'opposizione ma cazzo non si può votare pd
    Ultima modifica di SteekHutzee; 21/12/2012 alle 18:42

  7. #7
    Scrivano Lucien
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    Quote Originariamente inviata da SteekHutzee Visualizza il messaggio
    scusa ma se la sinistra è guidata dal pd (il che significa dare la linea guida del governo) che tutto è tranne partito di sinistra,che non fa politica di sinistra, che si vergognano e dimenticano che sono stati comunisti, che ora per loro è importanti essere moderati e aperti al liberismo ecc e per di più non vuole allenze con comunisti, che ha fatto guerra all idv che è scomparsa (l'unico partito della seconda repubblica che ha pagato pur non avendo fatto niente) e altri, e invece guarda al centro di casini (brrr) è normale che elettori che si sentono di sinistra non li votino. Io non li voto, non mi passa nemmeno per 1 secondo nel cervello. vero che poi si finisce all'opposizione ma cazzo non si può votare pd
    Qui sta la differenza fra noi e loro. Noi ci facciamo mille scrupoli morali e non votiamo qualcuno se non ci convince al 100%, anche a costo di perdere le elezioni. Loro si dicono "Vabbé, è un puttaniere, mafioso, corrotto e corruttore ma pur di non votare i "comunisti...", lo votano e vincono. E i loro parlamentari cercano la sicurezza del posto fisso in parlamento, non gli passerebbe mai per la testa di andare a fondarsi la correntina personale, tranne quando serve per ricattare il presidente e scroccare più soldi, vedasi gruppo dei responsabili.
    Comunque questi non son tempi per la sinistra. Col dominio dei mercati sulla politica ci troviamo nella situazione del partito socialista nel 1925, non solo resistere ma anche solo continuare a esistere non ha molto senso, salvo il dovere morale di opporsi almeno con le idee allo stato di fatto.

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