Misteri miliardari e contraddizioni di questa crisi economica
Il vice di Rajoi nei giorni scorsi si è presentato al Parlamento spagnolo per dichiarare che, senza l’intervento europeo all’acquisto dei bonos, lo Stato spagnolo
sarebbe già insolvente e che in cassa la Spagna, di suo, non ha più neppure un euro. Lo ha fatto nel giorno in cui si doveva decidere
se dare aiuti alle banche spagnole.
Per la prima volta ho sentito un commentatore economico (
Radio 24) chiedersi quanto c’era di vero e quanto di strumentale per
intimorire, in una sorta di ricatto innominato e innominabile, chi doveva decidere degli aiuti alla Spagna.
Il dubbio era legittimo. Tanto più che, come ricordava lo stesso commentatore “
a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina” (Andreotti docet). E poi, come insegna
Agatha Christie, quando c’è il movente, l’occasione e il mezzo … il giallo è quasi risolto.
Però perché pensar male solo del povero Ministro spagnolo? Perché non si fa lo stesso discorso per mille altre dichiarazioni di mille altri ministri e per mille altri esperti più o meno a conoscenza della materia di cui parlano? Per esempio dei tanti economisti che scrivono e parlano di economia in tutte le sedi.
Si dice che la crisi è nata dai mutui
subprime americani nel 2007. Ma quei mutui assommano a soli
1.000 miliardi di dollari e, per tenere in piedi le banche di tutto il mondo, tra dollari ed euro, si sono spesi
non meno di 6.000 miliardi. Non sarebbe stato più facile ed economico saldare quei mutui, conservando così in piedi tutto quello che ci si era costruito sopra (magari lasciando a carico delle banche erogatrici una quota del danno fatto)? Quando la Torre di Pisa minacciava di crollare si è provveduto rinsaldando il terreno sotto di lei. Ed è stato sufficiente.
Per la finanza mondiale, se il problema era quello, bastava fare la stessa cosa. E’ possibile che nessuno ci abbia pensato tra tanti cervelloni all’opera?
Si dice che la crisi europea
dipenda dai debiti sovrani. Ma degli Stati a rischio
solo la Grecia aveva un debito enorme. Gli altri (
Irlanda e Portogallo) avevano un debito
al 45% del Pil e la Spagna lo ha a meno del 90%. Non lontano dalla percentuale
della Germania. Sì, certo l’Italia lo ha al 120%, ma gli Usa sono al 125% e sono considerati sicurissimi nonostante anche le loro banche siano imbottite di titoli tossici.
Sì, certo anche
le banche italiane sono piene dei titoli di Stato italiani, classificati da Moody’s a poco più che spazzatura e per questo le loro azioni perdono valore in borsa quasi ogni giorno, ma tutti ci dicono che le banche italiane sono sicure. Nonostante i btp.
Siamo un paese a rischio e per questo il nostro spread non scende, per questo la speculazione attacca preferibilmente noi, ma
Bofinger (professore di economia
all’Università di Wuerzburg, consulente della Merkel e uno dei cinque saggi incaricati di monitorare la situazione economica per la Germania) sostiene che il nostro è il secondo paese più solido del G7.
E va evidenziato che parla del G7, non del’eurozona, non della Ue,
ma proprio del G7, dell’organizzazione di cui fanno parte i paesi più sviluppati del mondo. Ed elenca con cura tutti quelli con meno soldi dell’Italia (e ovviamente della Germania): Gran Bretagna, Francia, Usa, Giappone, Canada. Ma se siamo più solidi della Gran Bretagna che è più solida della Francia che è più solida degli Usa
perché siamo in queste condizioni? Posso capire la nostra superiorità sul Giappone con il suo debito pubblico al 220%, l’energia atomica da abbandonare e lo tsunami da smaltire,
ma sugli Usa e gli altri proprio non lo spiego. A meno che tutti gli altri, Monti compreso, non ci abbiano raccontato solo balle pazzesche.
Ma se il prof. Bofinger ha ragione, se è all’altezza dei suoi incarichi e della sua carica universitaria, allora
perché la speculazione attacca un paese così solido e sicuro? Bofinger spiega pure che la Gran Bretagna ha un deficit che è quattro volte quello italiano. Perché allora paga il danaro un terzo di quanto lo paghiamo noi? Forse perché ha un debito pubblico molto più basso, ma, a parte il fatto che di questo passo in alcuni anni ci avrà raggiunto, il suo sistema bancario è a rischio molto più del nostro.
Inoltre la loro banca principale, la
Barclays è sotto accusa. E’ stata di recente
multata per circa 400 milioni di euro per aver truccato
la determinazione del tasso e quindi truffato e fatto truffare da altre banche che nulla sapevano (forse) milioni di clienti in tutto il mondo.
Però a rischio è l’Italia e deve fare riforme strutturali,
dal sistema pensionistico a quello sanitario, anche se la spesa per questi capitoli è in linea, già da prima della riforma, con quella degli altri paesi europei.