Primarie, terremoto nel Pd lombardo
"E' colpa nostra, adesso confrontiamoci"
I segretari regionale e cittadino, Martina e Cornelli, e il capogruppo Majorino rimettono il mandato
"E' dipeso anche da noi se la gente non è venuta ai seggi. Dobbiamo sostenere con lealtà Pisapia"
Primarie, terremoto nel Pd lombardo "E' colpa nostra, adesso confrontiamoci" Il vincitore delle primarie, Giuliano Pisapia
"Bersani? Sì, lo abbiamo sentito ieri sera. Era entusiasta". Prova a scherzare uno dei dirigenti del Pd milanese, all’indomani dell’esito delle primarie del centrosinistra che ha lanciato come candidato sindaco l’avvocato Giuliano Pisapia, sostenuto dalla sinistra radicale, e bocciato Stefano Boeri, scelto dal Pd. Per la generazione dei 35enni che Bersani ha messo a guidare il partito è una sconfitta cocente. E al di là delle parole di circostanza e dello scontato annuncio di un "leale sostegno" a Pisapia, nella sede dei democratici i musi sono lunghi come all’indomani di una delle tante elezioni perse in città contro il centrodestra.
L’opzione Boeri, un architetto che ha lavorato per l’Expo 2015 con Letizia Moratti - l’avversario da battere la prossima primavera - e con l’immobiliarista Salvatore Ligresti, aveva fatto storcere il naso a tanti. Ma il Pd l’ha sempre difesa con convinzione. Anche oggi. "Un progetto innovativo, utile per la città", è la sintesi di Maurizio Martina e Roberto Cornelli, segretari regionale e metropolitano, e di Pierfrancesco Majorino, capogruppo a Palazzo Marino. I tre rimettono il loro mandato. Un passo verso le dimissioni, anche se a decidere saranno le assemblee che li hanno eletti. Nel giro di una settimana, "non di più per non fare da zavorra alla marcia di Pisapia", la crisi interna al Pd milanese dovrà essere risolta.
Aver sbagliato candidato (il distacco di Boeri da Pisapia, malgrado le diverse forze dei partiti in campo è stata di oltre cinque punti) è solo uno dei problemi. Preoccupa molto la bassa affluenza, 67mila votanti contro gli 82mila delle primarie del 2006, quando si sperava di toccare i 100mila. E ora cambiano i rapporti di forza con gli altri partiti del centrosinistra e con la società civile milanese. "È da Milano che si riparte - scrive in una nota Libertà e Giustizia - Dalla città di Berlusconi, della destra e della Lega. La vittoria schiacciante di Pisapia segna un punto di non ritorno. A non trascurarlo deve essere proprio il Pd. L’occasione di riportare Milano a essere la città laboratorio di un'Italia migliore è preziosa e non deve essere buttata al vento".
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