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Grillo lancia il suo non-partito

  1. #11
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    Uomo 42 anni da Modena
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    Quote Originariamente inviata da RudeMood Visualizza il messaggio
    Però mi sembra che non si sia mai esposto in prima persona.
    Ad oggi si è limitato a parlare e dare input.
    Ma nelle liste il suo nome non c'è mai stato.
    penso infatti che lui ci metta la faccia dal punto di vista mediatico (e mi sembra anche che lo abbia detto in qualche intervista).
    Diciamo la veritá, se una cosa cosí si provava a farla noi non ci considerava nessuno e ci avrebbero solamente insultato ovunque.


  2. #12
    ... SteekHutzee
    Uomo 36 anni
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    “MoVimento5stelle”: tra ribellione, conformismo e modernizzazione…


    Nelle elezioni amministrative del 2009 e nelle regionali di quest’anno in tanti a sinistra hanno avuto la tentazione di votare per le liste di Beppe Grillo, il cosiddetto MoVimento 5 stelle (V è per il vaffa, le 5 stelle per la classificazione alberghiera), in molti lo hanno fatto. Forse ancora attratti dalla nomea di personaggio antisistema, forse perché ancora memori delle battaglie contro i grandi potentati economici (banche, Telecom, Parmalat, ecc), di cui però negli ultimi periodi non vi è più traccia nel movimento grillino.
    Ma c’entra qualcosa Grillo con la sinistra, con i comunisti, con la “lotta al sistema”? Poco, molto poco, vediamo nel dettaglio perché.
    Grillo e gli esponenti più in vista del suo movimento non si definiscono né di destra né di sinistra, cosa di per sé già sospetta, ma se va bene non schierarsi nello scontro tra PdL e PD meno L, per dirla con parole loro, di certo non si può assumere un agnosticismo ideologico assoluto come riferimento. Tanto meno si può fare politica evitando di schierarsi nelle dinamiche concrete della lotta tra le classi, salvo, nei fatti, accettare lo status quo economico e sociale. E’, quindi, pienamente all’interno dei confini del sistema capitalistico che il MoVimento si pone, proponendo al massimo, parole dello stesso Grillo, “un po’ di socialdemocrazia”.
    Un elemento chiarificatore lo ha posto proprio lo stesso Beppe Grillo in un intervista all’Unità il 3 agosto scorso: “Dico sì al governo tecnico magari a guida Montezemolo”. Da che parte sta non si poteva dire in maniera più chiara.
    Tra i grillini si trova poi di tutto. Sul numero 5/2010 della rivista Micromega troviamo un articolo di Stefano Milani che, tramite citazioni dal blog e dai siti grillini, rileva come tra i sostenitori dell’organizzazione vi siano ex leghisti, fascisti non pentiti, dipietristi delusi passati da Bossi prima di approdare al MoVimento. Antipolitica o antipolitici
    La stessa definizione di “antipolitica”, giustamente rifiutata da Grillo, è fuorviante: un’invenzione giornalistica senza senso. Correttamente bisognerebbe parlare di “movimento antipolitici”: è contro la burocrazia politica presente, ed i suoi privilegi economici, che il MoVimento si batte, non contro il sistema in quanto tale.
    Non a caso il principale bersaglio dei grillini sono i “costi della politica”, intesi come i megastipendi di parlamentari, consiglieri regionali, sindaci di grandi città, nonché i rimborsi elettorali ai partiti (l”ex finanziamento pubblico, abolito per referendum e reintrodotto cambiandogli nome). Scalpore ha fatto la scelta, annunciata, di rinunciare ai rimborsi elettorali nelle due Regioni (Emilia-Romagna e Piemonte) dove il MoVimento ha eletto consiglieri. Mentre sull’autoriduzione dello stipendio degli eletti, per adesso, si sono avute dichiarazioni ma non è ben chiaro se e come avverrà, e soprattutto quale sia la soglia di stipendio che si pongono i politici grillini. Il leader grillino emiliano Favia prima ha parlato di 1.400 euro, poi, una volta eletto, pare abbia alzato l’asticella a 2.000, per devolvere il resto al MoVimento, come se anche questa non fosse una forma di finanziamento alle organizzazioni politiche mediante denaro pubblico.
    Per un’organizzazione che ha basato tutto il suo successo sulla rete vi è un’attenzione quasi maniacale alla cosiddetta democrazia telematica. La prima dichiarazione televisiva del neoeletto consigliere regionale piemontese ha riguardato appunto la proposta di trasmettere via internet le sedute del consiglio regionale. Va bene, già le sedute sono pubbliche e non segrete, ma il nodo è quello che viene deciso (cioè le politiche antiproletarie di Pdl, Pd e C.), non la spettacolarizzazione dell’evento politico-decisionale. Tra l’altro una vera battaglia democratica dovrebbe riguardare, magari, la partecipazione popolare ai processi democratici e la riforma dei sistemi elettorali ultramaggioritari in senso proporzionale. Niente di rivoluzionario, solo poche norme “socialdemocratiche”.
    Grillo e i migranti
    C’è poi un argomento che Grillo e suoi non toccano quasi mai, quando lo fanno hanno decisamente posizioni para-leghiste: i migranti. Nei programmi elettorali delle liste a 5 stelle non si parla mai di diritti dei migranti, al massimo li si collega al problema “sicurezza”.
    Fu lo stesso Grillo sul suo blog un paio di anni fa – governo Prodi – a dare la linea: ”Un Paese non può vivere al di sopra dei propri mezzi. Un Paese non può scaricare sui suoi cittadini i problemi causati da decine di migliaia di rom della Romania che arrivano in Italia. (…) Ma cosa vuol dire Europa? Migrazioni selvagge di persone senza lavoro da un Paese all’altro? Senza la conoscenza della lingua, senza possibilità di accoglienza? Ricevo ogni giorno centinaia di lettere sui rom. E’ un vulcano, una bomba a tempo. Va disinnescata. Si poteva fare una moratoria per la Romania, è stata applicata in altri Paesi europei. Si poteva fare un serio controllo degli ingressi. Ma non è stato fatto nulla.
    Un governo che non garantisce la sicurezza dei suoi cittadini a cosa serve, cosa governa?
    Chi paga per questa insicurezza sono i più deboli, gli anziani, chi vive nelle periferie, nelle case popolari.
    Una volta i confini della Patria erano sacri, i politici li hanno sconsacrati.”. La citazione forse è un po’ lunga ma rende l’idea di come Maroni e Sarkozy possano contare sull’appoggio del comico genovese.
    Il “grillismo reale”
    Alle elezioni regionali di marzo le liste a 5 stelle, presenti in 5 regioni, hanno ottenuto circa mezzo milione di voti, andando dall’1,3% della Campania all’oltre 7% dell’Emilia-Romagna. Stranamente i grillini non si sono presentati, probabilmente per scontri interni, nella terra madre del capo: la Liguria.
    Il volto del “grillismo reale” è ben diverso da quello come si vorrebbe raffigurato, almeno là dove – in Emilia – ha un consenso tale da spostare decine di migliaia di voti ed eleggere consiglieri regionali.Il leader bolognese del MoVimento, il 28enne Giovanni Favia già consigliere a Bologna, per essere sicuro dell’elezione era, oltre che candidato presidente, anche capolista nelle circoscrizioni di Bologna, Modena e Parma. Per convincere gli elettori a dare la preferenza a Favia, in campagna elettorale il MoVimento distribuiva volantini sparando la cazzata colossale che per validare il voto era necessario dare sul proporzionale la preferenza al candidato presidente. Come nel Prc quando Bertinotti era capolista in più circoscrizioni, ove veniva eletto, e poteva scegliere a chi lasciare il posto, così è avvenuto nei 5 stelle con la contestuale elezione di Favia nella circoscrizione di Bologna e in quella di Modena. Pur di far entrare in consiglio il proprio sodale primo dei non eletti a Bologna Favia, dopo un’assemblea degna delle vecchie polemiche democristiane, ha optato per il seggio di Modena, trombando la candidata locale che, tra l’altro, aveva ottenuto molte più preferenze del secondo della lista bolognese.
    Appena entrato in Regione Favia si è scagliato, giustamente, contro l’inutile commissione statuto, a suo dire da abrogare. Qualche settimana dopo lo stesso Favia ha accettato di essere eletto presidente della commissione che voleva abolire. Possiamo supporre che nel cambio di posizione qualche influenza l’abbia avuta l’aumento dell’indennità (lo stipendio) percepita ed i 150.000 euro annui per dipendenti, spese di segreteria e rappresentanza.
    Dopo le dimissioni del sindaco Pd Delbono il Comune di Bologna è retto da una commissaria prefettizia, che recentemente ha emesso la delibera per regolamentare le nomine spettanti nelle aziende partecipate. Il grillino Favia, ex consigliere di opposizione a Delbono, ha lanciato una nota stampa in cui magnificava la nuova delibera, perché, a suo dire, finalmente metteva nell’angolo le nomine politiche. Peccato che un giornalista de l’Informazione di Bologna abbia rilevato che la delibera era la stessa della giunta Delbono, precedentemente di quella Cofferati, semplicemente rinnovata dalla commissaria. Insomma, quando Grillo parla di un movimento di gente competente comincerei a diffidare.
    In vista di un avvicinamento con l’Udc il presidente dell’Emilia-Romagna, il Pd Errani, ha proposto di costituire la commissione pari opportunità e di darne la presidenza alla cognata di Pf. Casini. Un po’ come invitare Landru e Pacciani a parlare di famiglia. Su la Repubblica del 21 agosto Favia si dichiara favorevole all’elezione della presidente Udc per questa nuova – inutile – commissione da altri 150.000 euro annui. Alla domanda del giornalista “Non sembra una logica di spartizione delle poltrone(…)” il consigliere grillino risponde “Ma no, si tratta solo di non essere ideologici”.
    Ma se così stanno le cose, a cosa si deve il grande successo del grillismo negli ultimi anni? Certo al vuoto di opposizione e al suicidio della ex sinistra di governo, ma anche ad un marketing e ad un’immagine curati nei minimi dettagli dalla Casaleggio Associati, azienda che cura direttamente il blog, i meet up e tutta l’editoria legata al fenomeno Grillo. I valori della Casaleggio Associati si possono conoscere andando sul sito aziendale e guardando il video “Gaia, il futuro della politica”, ove si preannuncia un mondo dove “ogni essere umano può diventare presidente e controllare il governo attraverso la Rete. In Gaia i partiti, la politica, le ideologie e le religioni scompaiono”. Come no, tutti uguali, i nipoti di Marchionne e quelli di Cipputi, con le stesse opportunità!
    Dentro alla partita politica attuale, e soprattutto in quella dei prossimi anni, il MoVimento può avere un certo successo e giocare un ruolo importante: quello di apparire un movimento antisistema, propenso a mutamenti radicali, ma di essere in realtà funzionale ad una modernizzazione in senso tecnicista del quadro politico, partitico ed istituzionale. Forse è proprio questo il significato più coerente da dare alle aperture grilliane verso Montezemolo.
    Grillo e ?MoVimento5stelle?: tra ribellione, conformismo e modernizzazione… | Informare per Resistere
    Il petardo di Grillo e la sinistra fantasma


    Il MoVimento a 5 Stelle è un soggetto politico. Beppe Grillo, che si definisce solo uno che condivide un'idea con milioni di ragazzi e non un leader e che dà del bambino a chi pensa di votare lui, sostiene che il MoVimento a 5 Stelle è «vivo in un Paese di morti, di vecchi che occupano ogni spazio e si credono eterni, che si nutrono di potere e si sono fottuti la vita». «Noi - aggiunge - non siamo in vendita, non siamo merce, non crediamo a una società basata sul profitto, sul Pil. Vogliamo tutto perché non abbiamo più niente. Non l'aria pulita, non l'acqua pubblica, non una scuola di eccellenza, neppure la sicurezza di un lavoro e quando lavoriamo la sicurezza di non morire sul lavoro. Gli operai di oggi sono al fronte, sono loro i partigiani che combattono per dare da mangiare ai loro figli e muoiono come topi nelle cisterne». E lo sostiene nel post che il comico genovese ha messo sul suo famoso blog all'indomani della due giorni di Cesena dove si è tenuta l'iniziativa Woodstock 5 Stelle partecipata da 180mila persone.Populismo, demagogia? Interessa poco. Quel che conta è che Grillo ha dato un altro scossone ad una politica in tutt'altre faccende affaccendata. E quel che preoccupa è la reazione della politica tradizionale che ha subito confinato un evento che probabilmente peserà sul futuro dell'Italia, tra le manifestazioni di estremismo e populismo, come se questo Paese non fosse governato da anni dal populismo e da un estremismo che sconfina spesso nel razzismo xenofobo.
    Questo non è un Paese per giovani, e nemmeno per vecchi... e Grillo irrompe nel ciarpame di una politica autoreferenziale spaventando e scompaginando soprattutto la sinistra che ora rischia di buttare via il bimbo con l'acqua sporca. Il rischio è quello di dialogare con Capezzone e Calderoli e mettere Grillo in un ghetto dal quale raccoglierà probabilmente molti voti.
    La complessità invocata ieri da Nichi Vendola su La 7 analizzando la manifestazione di Cesena forse andrebbe declinata semplificandola, rendendola accessibile, cosa che Grillo e il suo movimento hanno saputo fare fin troppo bene. Per un'analisi più onesta, intellettualmente parlando, bisogna infatti considerare il contesto: cioè non si può far finta di vivere nel Paese che vorremmo. Bisogna fare i conti con quello che è.
    Il MoVimento a 5 Stelle dunque approfitta della scomparsa della buona politica, ma è una cosa che non può certo essere addebitata a Grillo. Sono altri che hanno escluso dal dibattito e dai programmi (ma soprattutto dal governo quotidiano locale e nazionale) il tema più importante su cui si dovrebbe discutere (anche animosamente) che è la crisi ecologica e che è semplicemente uno dei motivi politico-editoriali per cui è nato greenreport.
    Dopo 4 anni e mezzo di lavoro ci chiediamo: un ecologista economico ha un punto di riferimento politico in questa fase? Se stiamo a misurare, come facciamo noi ogni giorno dal 2006, sulla base sia del cosa si fa (pochissimo) e del cosa si discute (chiacchiere a iosa) possiamo affermare con argomenti di no. La sinistra sembra un afono fantasma, quel che rimaneva dei Verdi si è appena sciolto per tentare di ri-rifondarsi in un ambizioso tentativo di costruire in Italia Europe Ecologie o i Grunen tedeschi, ma sembrano (senza offesa) un puntino che si intravvede appena sotto l'acqua melmosa della politica italiana e probabilmente il loro spazio è già stato occupato dal Grillo comiziante che riunisce folle che i Verdi non si sono mai sognate. Il Pd (con la nobile e volenterosa eccezione degli Ecodem) invece pensa ad altro, la maggioranza di centro-destra, tutta, addirittura punta a rendere ancor più insostenibile il Paese con scelte assurde come il nucleare.
    In questo contesto, dunque, il sussulto, il volo o il rigurgito come lo si vuol definire che viene dal Movimento a 5 Stelle, attraverso Beppe Grillo, che è in larga parte incentrato sulla sostenibilità, è cosa buona. Almeno si parla di energia, di rifiuti, di acqua, di consumi, di mobilità, di diritti umani. Sul come lo si fa, ovvero con una semplificazione che scarnifica questioni - vedi in particolare la gestione dei rifiuti - non riducibili alla sola raccolta differenziata e al centro di Vedelago, ci sarebbe e c'è moltissimo da discutere e non mancheranno occasioni per farlo.
    Ma un conto è confrontarsi su questo e un conto è vedere tutti i politici trasversalmente accusare i grillini di essere dei sovversivi nichilisti e poi occuparsi della villa di Montecarlo di An mentre il Paese è in piena crisi sociale, economica e ambientale. Il MoVimento a 5 Stelle ha fatto un passo di piena democrazia: ha deciso di misurarsi all'interno delle regole democratiche attraverso le elezioni, sarà quella l'arena nella quale bisognerà confrontarsi con le loro idee e le loro parole d'ordine. Una sfida che guarda da subito la sinistra.
    Una sfida positiva a partire dalla contestazione delle cose che non convincono, dalle cosiddette "parole d'ordine" del Movimento che poi declinate sui vari meetup tali rischiano di non essere più. Senza considerare che la formula delle "parole d'ordine" storicamente è poi molto difficile da mettere in pratica e a volte addirittura tragica.
    Contraddizioni in seno al popolo, diceva qualcuno in tempi lontani, che toccheranno anche ai grillini non appena si troveranno a praticare l'infido campo della politica ed ancor più quello dell'amministrazione: a partire dall'energia va detto che l'apertura alle rinnovabili che apparirebbe scontata vede distinguo a profusione sui territori: l'eolico sì, no, forse; il fotovoltaico sì, no, forse; le biomasse sì, no, forse. Purtroppo anche l'idea che Grillo ha ribadito ieri e cioè alleanze con i partiti no, ma con i cittadini e tutti i comitati sì, parte dall'assunto che tutto quello che si muove è buono in sé, e che a noi non convince per niente. Abbiamo visto muoversi in questi anni movimenti di cittadini contro l'istituzione di parchi ed aree protette, contro gli zingari e gli immigrati... e poi magari li abbiamo trovati a protestare contro elettrodotti, discariche o rigassificatori...
    Ma i partiti, la sinistra, non dovrebbero disconoscere al Movimento a 5 Stelle un pregio innegabile: è riuscito, pare, a smuovere una parte di elettorato disilluso fino al rigetto, che probabilmente non sarebbe nemmeno andato più a votare, andando ad occupare uno spazio vuoto lasciato (ahinoi) dai ritardi, dall'inconsapevolezza e dallo scarso coraggio della sinistra. Non ruberà, crediamo, molti voti al Pd e men che meno alla destra o al centrodestra. Colmerà invece in parte o in tutto, lo spazio lasciato libero dalla sinistra che in questa fase avrebbe potuto e dovuto vivere una rivincita (viste le sue battaglie e la sua storia) e che invece è scomparsa, come inabissata nel suo glorioso passato e nel suo inconcludente e impaurito presente.
    Grillo e il suo movimento sono il sintomo, non la malattia, di un sistema partitico senza più partiti, che quand'erano "vivi" e davvero di popolo, avevano una capacità di elaborazione e di analisi e di proposte che non avrebbe concesso spazio all'idea di un Movimento dove ognuno conta per uno e ognuno è leader di sé stesso (parole di Grillo). L'elaborazione è lasciata così al solo Grillo che non è un leader, ma di certo ha una grossa influenza sul Movimento che comunque ci pare sia nella sostanza un partito. Ma d'altronde la condizione leaderistica del Pdl fa impallidire quella di Grillo (a volte anche dal punto di vista comico) e negli altri partiti la venuta di leader forti e carismatici è invocata come quella di un Messia salvifico.
    Un wiki-partito, un partito 2.0 o chiamiamolo pure Movimento che ha ambizione di portare 20 persone in parlamento. Che rappresentano una parte, visto che se Berlusconi ha vinto le elezioni significa che almeno qualcuno di quelli che ancora va a votare lo ha fatto per lui e per il suo schieramento.
    Noi che - in cuor nostro - vorremmo che le nostre idee di una riconversione ecologica dell'economia trovassero patria anche in un partito di sinistra segnatamente in grado di essere maggioranza nel Paese - sembrerà un paradosso - guardiamo con curiosità al MoVimento che ha nella rete e nei movimenti di protesta la sua forza maggiore ma anche la sua possibile deflagrante debolezza futura. Ma probabilmente Grillo non pensa ad un futuro molto lontano, ha acceso la miccia di un petardo politico spettacolare che rischia di far crollare un edificio già minato da altre più potenti bombe, da un populismo di destra che ha cambiato e sfigurato il volto dell'Italia, compromettendone la coesione sociale, la solidarietà e il rispetto per l'ambiente come bene comune. Che ora ci sia un Movimento che riesce a fare del "populismo" partendo dall'esatto contrario è un fatto, se non una speranza, una cosa che la sinistra e il centro-sinistra farebbero bene a prendere sul serio, cominciando a riparlare con la propria gente, invece di esorcizzarlo sui rissosi talk-show televisivi, dove tutti i gatti e tutta la politica sono diventati grigi.Il petardo di Grillo e la sinistra fantasma
    sono curioso di vedere dove va a finire sto movimento e mi farebbe piacere se diventasse grande e prendesse piede quasi da combattere i grandi... ci sarebbe più pepe...

  3. #13
    Zeitgeist
    Utente cancellato

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    Secondo me è il futuro e la sola speranza della politica nostrana.

    Grillo ci mette solo la faccia, fa da sponsor. I ragazzi invece ci mettono serietà, competenza ed il legame col territorio di appartenenza. Non dimentichiamo i risultati importati ottenuti in Emilia Romagna.

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