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Elezioni in Svezia, vince il centrodestra e gli xenofobi entrano in Parlamento

  1. #11
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 39 anni
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    Il mio era un discorso che andava anche al di là della semplice elezione in Svezia, Tyler, dato che chiunque non sia favorevole alla mentalità da figlio dei fiori è automaticamente da voi bollato come razzista-ignorante-xenofobo-troglodita...


  2. #12
    Tyler Durden
    Uomo 37 anni
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    no, QUESTI lo sono.. e la gente li ha eletti..
    tutto qua..


    il discorso generale sono stufo di affrontarlo.. è sempre lo stesso e porta sempre alle stesse conclusioni.

  3. #13
    ... SteekHutzee
    Uomo 36 anni
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    mi domando e dico come si possa essere razzisti e xenofobi ? suonerà infantile e banalotto, ma davvero me lo chiedo ...

  4. #14
    obo
    .
    35 anni
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    mi domando e dico come si possa essere razzisti e xenofobi ? suonerà infantile e banalotto, ma davvero me lo chiedo ...
    paura di perdere i propri privilegi, ricchezze ecc..

  5. #15
    ... SteekHutzee
    Uomo 36 anni
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    ma a me se mi dici straniero non penso a criminale, paura, diverso, pericolo, attentato alla vita o al lavoro, sporco,cattivo ecc
    io penso solo STRANIERO. stop.
    per me queste cose non sono umane o meglio appartengono al lato cattivo della vita...
    chi è razzista per me è una persona cattiva e non sta nel giusto , ha torto. e non fa niente se possono pensare "sti*****"

  6. #16
    ... SteekHutzee
    Uomo 36 anni
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    Nemmeno un secolo fa, tra il 1933 ed il 1945, un pazzo travestito da statista credette di poter dividere la Germania, se non l’Europa, in tanti triangoli. Gli ebrei ne avevano due sovrapposti di colore giallo, i dissidenti politici erano contrassegnati in rosso, i criminali comuni in verde, i testimoni di Geova in viola, gli immigrati in blu, gli zingari in marrone, i soggetti “antisociali” e lesbiche in nero, gli omosessuali maschi in rosa.
    In totale, secondo le ultime ricerche, i gialli, i rossi, i verdi, i viola etc.etc., furono 17 milioni, 17 milioni di morti, o forse anche di più.
    Il messaggio xenofobo nazista è sempre stato semplice e sintetico: ti odio perché sei diverso. Perché sei l’altro. Perché sei ciò che non conosco. E ciò che non si conosce inevitabilmente si traduce nella causa dei miei problemi.
    Tra i tanti dubbi e le tante falsità che si raccontano e si tramandano ancora dell’Olocausto, mi irrita particolarmente leggere o sentire ancora due cose: che fu uno sterminio “soprattutto” di Ebrei, come se i tanti omosessuali, rom, dissidenti e disabili uccisi non contassero niente, e che quella tragica pagina di storia, scritta da quello schizofrenico dittatore, appartiene ad un rovinoso passato, difficile da ripetersi e da rimanifestarsi.
    Oggi la cultura dell’odio ed il populismo xenofobo stanno riaffiorando quasi ovunque, ai limiti di un’Europa in crisi ed alla ricerca continua di un’ identità unitaria.
    In Olanda si chiama Geert Wilders, il leader del Partj voor de Vrijheid, il Partito per la Libertà olandese: alle ultime elezioni di giugno ha guadagnato 14 seggi, e si è confermato il terzo partito nazionale. Wilders nel 2008 realizzò un cortometraggio, “Fitna”, una denuncia all’Islam ed in particolare al Corano, il libro sacro dei musulmani che secondo il documentario incita gli stessi musulmani all’odio ed alla violenza, ed a fenomeni come antisemitismo, terrorismo, violenza contro le donne e gli omosessuali; in seguito a questo film, da 3 anni, il leader del PVV olandese è costretto a vivere sotto scorta.
    In Danimarca invece c’è Pia Kjærsgaard, la leader del Danish People’s Party, il terzo partito danese che alle ultime elezioni del 2007 ha avuto il 13,8& dei voti. Nel 2001, nella newsletter settimanale del DPP, Pia fece riferimento ai musulmani come persone che “mentono, imbrogliano ed ingannano”; fu denunciata per discriminazione razziale, ma non fu perseguita perché secondo la Polizia non vi era ragione per credere che le sue dichiarazioni avessero violato le leggi relative al razzismo.
    In Austria c’è Barbara Rosenkranz, leader del FPOE, che alle ultime elezioni di aprile ha sfiorato il 17% dei voti. Una delle sue battaglie politiche è l’abolizione di una legge del 1947 che vieta l’apologia ed il ritorno del nazismo; è una legge che lei considera eccessiva, imprecisa ed anticostituzionale, perché è contro la libertà d’opinione.
    In Svezia da alcuni giorni e per la prima volta, hanno ottenuto venti seggi i Democratici Svedesi, che con Jimmie Akesson hanno ricevuto il 5,7 % dei voti. Il messaggio principale degli Sverigedemokraterna si può sintetizzare in questo spot elettorale di 30 secondi, che è dei più eloquenti: una donna anziana sta per avvicinarsi allo sportello per ritirare la pensione, ma viene raggiunta da una decina di donne che indossano il burqa e che cercano di sorpassarla.
    L’Ungheria è il Paese di Gabor Vona e dello Jobbik, il Movimento per un’Ungheria Migliore, che alleultime elezioni di aprile si è confermato il terzo partito con il 16,67% dei voti. Quella dello Jobbik nei confronti dei Rom è da considerare una vera e propria crociata: in Ungheria sono 700mila unità, e lo Jobbik per loro ha proposto dei campi chiusi sorvegliati da agenti.
    “L’Ungheria appartiene agli ungheresi. E le affermazioni dello Jobbik si trasformano sempre in fatti concreti”, dichiarava prima delle elezioni il capo del partito Gábor Vona. (Una curiosità: il 6 dicembre del 2009 Vona ha partecipato ad un congresso in Italia della Fiamma Tricolore, qui il video del suo discorso).
    In Francia il Presidente Sarkozy, in vistoso calo di consensi, dal mese scorso ha individuato il nemico, ha iniziato a rimpatriare cittadini rom irregolari o colpevoli di reati, suscitando non poche preoccupazioni nell’Unione Europea.
    Alcune considerazioni a margine: 47, 63, 52, 31, 32, 55 ; sono rispettivamente le età di Wilders, Kjærsgaard, Rosenkranz, Akesson, Vona e Sarkozy.
    Nessuno dei leader appena citati è nato durante l’Olocausto, quella sanguinosa decina di anni ad opera del Fuhrer Adolf Hitler: la sensazione, che forse non è più da considerarsi una sensazione, è che quei triangoli gialli, rossi, verdi, viola, blu, neri etc. un giorno possano tornare per davvero.
    La memoria è labile, il razzismo no.
    Ma un’ Europa senza memoria, è un’ Europa senza futuro.




    Attenzione: in Europa ritorna il nazifascismo | Informare per Resistere
    questro conferma le mie idee e paura sul fatto che in europa c è un costante spostamento a destra. ora non credo (almeno lo spero) che possa nascere e soprattutto svilupparsi ed imporsi un altro movimento come quello nazista hitleriano , ma gia il fatto che c è gente che appoggia ancora queste ideologie cattive e di basso livello c è molto da preoccuparsi

  7. #17
    Scrivano Lucien
    Uomo 40 anni da Imperia
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    Quote Originariamente inviata da AbraXas Visualizza il messaggio
    ma gia il fatto che c è gente che appoggia ancora queste ideologie cattive e di basso livello c è molto da preoccuparsi
    No, non c'è da preoccuparsi, rientra tutto nell'ordine delle cose. C'è da vigilare, informare ed ostacolare semmai, ma questa non è una vera e propria degenerazione: la xenofobia è congenita nell'uomo, e se prima non appariva ufficialmente in parlamento era solo perché non c'erano i partiti che la rappresentavano.
    Poi, finché la percentuale di imbecilli dichiarati non sale sopra il 30%, non mi preoccupo

  8. #18
    Snegurochka
    Utente bannato

    Predefinito Svezia, la destra estremista avanza con i fiori in pugno

    STOCCOLMA - Il simbolo è una margherita blu e gialla (i colori nazionali di Svezia) piegata leggermente dal vento. Si chiamano Sverigedemokraterna o più semplicemente Sd. Sono i "democratici svedesi", ma con la famiglia dei partiti europei di centrosinistra non hanno niente a che fare. Il leader ha la faccia da bravo ragazzo e gli occhiali da nerd. Jimmie Akesson, 31 anni, è lo spauracchio delle elezioni politiche di domani. Anche la super tollerante Svezia potrebbe avere per la prima volta un partito nazionalista, populista e anti immigrazione al Riksdag, il parlamento del regno di Carlo XVI Gustavo.


    Lo spot televisivo dei democratici svedesi è da manuale di comunicazione politica. Una vecchietta si avvicina lentamente allo sportello per ritirare la pensione. Alle spalle arriva un gruppo di vocianti donne in burqa. La pensionata svedese è spaventata, prova ad accelerare, appoggiandosi al suo girello. Le musulmane, con le carrozzine piene di neonati, la superano, la travolgono, approfittano dello straordinario welfare state svedese. Il messaggio è chiaro: la pensione prima o poi non ci sarà più. I democratici sognano la fine del progetto multiculturale svedese e immaginano un paese culturalmente più omogeneo. Meno Ibrahimovic, più Johansson.

    L'allarme è più sui giornali stranieri che nelle preoccupazioni degli svedesi. Siamo comunque in Svezia, un paese civile, ordinato, organizzato. I nazionalisti non urlano, non sbraitano, non sembrano teppisti. In piazza Sergel, nel pieno centro di Stoccolma, stanno fianco a fianco ai comunisti ortodossi, accanto ai verdi, di fronte ai partiti di governo, ai socialdemocratici, agli ex comunisti. Tutti insieme nella stessa piazza a distribuire volantini, a fare comizi, a convincere gli indecisi che a due giorni dal voto sono ancora un milione e mezzo (in un paese di 9 milioni di abitanti). Nessuno screzio, niente facce tese, zero urla. Un paio di poliziotti fanno stancamente il giro di ricognizione della piazza. Davanti ai gazebo di legno, uno per partito, si formano capannelli di persone. Immigrati turchi e di origine africana si fermano a discutere con politici e militanti. Molti ragazzi. I bambini chiedono le caramelle sponsorizzate. Le telecamere e i giornalisti si posizionano soprattutto davanti alla casupola dei nazionalisti, anche perché sono stati esclusi dal dibattito finale trasmesso ieri sera dalla televisione. Il leader Akesson ha organizzato un comizio volante davanti la sede della tv di stato per seguire, rispondere e commentare dal vivo il dibattito che ha seguito su uno schermo gigante.
    Akesson ha ripulito il partito dalle scorie neonaziste di un tempo. Non c'è più la fiamma nel simbolo, tra gli slogan si sente meno il «manteniamo la Svezia svedese» dei tempi più bui. A scorrere le liste dei candidati c'è però ancora qualche nome dal passato imbarazzante, notano gli svedesi che conoscono la storia politica del paese. «L'accusa di razzismo non sta in piedi - dice al Sole 24 Ore Eric Almqvist, 28 anni, candidato al parlamento e portavoce del partito - nessuna delle nostre proposte è razzista. Vogliamo una società più omogenea dal punto di vista culturale, linguistico e dei valori, non ci interessa il colore della pelle».
    Camicia bianca, giacca, jeans e cintura Gucci bicolore, Almqvist mostra l'ultimo sondaggio, 7,5% per cento, ben al di sopra dello sbarramento al 4 che finora li ha tenuti fuori dai giochi. I punti del programma sono tre: «Meno immigrazione, maggiore sicurezza, più soldi ai pensionati».

    Il punto più controverso è quello dell'immigrazione. Il 18% della popolazione svedese è di origini straniere, ma il dato si dimezza se non si considerano gli stranieri di origine scandinava. A Stoccolma ci sono interi quartieri per immigrati. Lo stato investe in scuole e università per favorire l'integrazione. Il portavoce dei democratici svedesi spiega che il problema non sono gli immigrati europei o del sudest asiatico, ma quelli mediorientali e africani: «Con loro c'è uno scontro culturale, non si vogliono integrare».

    Le posizioni della destra nazionalista svedese sono simili a quelle di altri movimenti populisti e vagamente xenofobi in giro per l'Europa. Il modello è il Partito del popolo danese di Pia Kjærsgaard, ma anche il Partito indipendentista britannico. «Abbiamo avuto qualche incontro con Alleanza nazionale e con la Lega nord - dice il portavoce dei democratici svedesi - ma niente di più, anche perché loro sono molto più radicali di noi». Lo conferma Elias Ericson, militante ventenne del partito: «Siamo pronti ad accogliere chi scappa dai propri paesi perché in pericolo, come gli iraniani e gli iracheni. Non possiamo permetterci quelli che non vogliono diventare parte della nostra società. Costano troppo, creano segregazione, aumentano la disoccupazione».

    I partiti politici di destra e di sinistra evitano di affrontare il problema, nel timore di essere accusati di razzismo in un paese super tollerante che giudica con sospetto chiunque ponga la questione. Il governo però agisce, quando serve. Qualche mese fa, ha espulso 50 cittadini europei di etnia rom, senza il fracasso provocato in questi giorni dagli annunci roboanti di Nicolas Sarkozy.

    Svezia, la destra estremista avanza con i fiori in pugno - Il Sole 24 ORE

  9. #19
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 39 anni
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    Questo è il tipo di destra che servirebbe a noi...senza il lato fracassone come parte della Lega Nord e più organizzata e "quadrata" nelle idee e nelle intenzioni...

    Spero ancora che la Lega riesca a diventarlo, o che il partito di Storace possa prendere piede. Senza quei due, la destra in Italia è praticamente morta...

  10. #20
    0 1 1 2 3 5 8 13 21 34 55 Killuminato
    Uomo 42 anni da Modena
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    ne ho già parlato in un altro topic, spiegando ciò che non dicono i giornali italiani. vi rimando a cercare quel topic perchè le sole tiritere mi rompe dirle ovunque.

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