Dieci sicuri, forse quindici, al massimo una ventina. Il nuovo gruppo parlamentare che salverà il governo Berlusconi non è ancora definito neppure numericamente, ma già alcuni nomi sono certi. E mostrano che nel neonato raggruppamento c'è un po' di tutto: tanto meridione, qualche trasformista, alcuni inquisiti e persino l'assenteista da record
Antonio Gaglione.
Prima ancora di portarlo tra i suoi deputati, Berlusconi dovrebbe infatti convincere Gaglione ad andare ogni tanto almeno in Parlamento. L'onorevole pugliese, chirurgo di professione, si fregia infatti del titolo di assenteista numero uno della Camera italiana, con un tasso di assenze che secondo il monitoraggio di OpenPolis è del 91%: un numero che farebbe impallidire il più fannullone dei dipendenti pubblici di Brunetta.
Proprio questo vizietto di restare a casa invece di andare in aula (lo hanno visto a Montecitorio solo in 600 votazioni su 6.700 e non ha mai partecipato a una missione durante l'attuale Legislatura) gli era già costato caro ai tempi della sua militanza nel Partito Democratico. Si, perché Gaglione in Parlamento ci è arrivato venendo eletto nelle file del Pd, tanto che nell'ultimo governo Prodi è stato anche sottosegretario alla Salute. L'avventura tra i democratici è finita solo nel 2009, quando una delle sue numerose assenze contribuì a far passare lo "scudo fiscale" per pochi voti. Le polemiche costrinsero Gaglione a dimettersi dal Pd, ma non gli impedirono di rimanere ben saldo in Parlamento, fino a passare nella neonata formazione "Noi Sud" nella quale milita, senza troppo scomodarsi, tutt'ora.
E' proprio dal piccolo partito meridionalista che arrivano gran parte delle nuove reclute della maggioranza. La formazione, nata dai transfughi dell'Mpa di Raffaele Lombardo dopo che questi ha realizzato un governo di coalizione con parte del centrosinistra in Sicilia, può contare anche su
Arturo Iannacone,
Elio Belcastro,
Antonio Milo,
Luciano Sardelli (ex Forza Italia).
Gli altri movimenti arrivati in soccorso di Berlusconi sono l'Alleanza di Centro di
Francesco Pionati e il Partito Repubblicano di
Francesco Nucara, che è riuscito nella difficile opera di spaccarsi a metà anche avendo solo due deputati. Della formazione repubblicana fa parte anche Giorgio La Malfa, il quale però ha già dichiarato la sua intenzione di non aderire al nuovo gruppo parlamentare, preferendo soluzioni centriste.
L'altro partito di sostegno che si prepara a donare i suoi voti a Berlusconi è quello dei Liberal Democratici di
Daniela Melchiorre: una formazione politica che può vantarsi di aver cambiato schieramento almeno sei volte negli ultimi tre anni. Prima nell'Unione che porta Prodi al Governo, poi tra coloro che ne causano la caduta nel gennaio 2008, approdano nelle liste del Pdl a febbraio 2008, si costituiscono come gruppo separato nel giugno dello stesso anno, passano all'opposizione a ottobre, vanno da soli alle Europee del 2009 (ultimo partito italiano con un misero 0,2% di voti), finiscono nell'Udc per le Regionali del 2010, tornano con Berlusconi in questi giorni.
La confusione di tutti questi passaggi da un fronte all'altro genera siparietti che, se non si trattasse di argomenti delicati come il governo di un Paese, farebbero sorridere. Uno dei deputati liberali,
Italo Tanoni, eletto nelle liste del Pdl, è stato convocato ad agosto proprio da Berlusconi a cui comunicò il suo appoggio, salvo poi rimangiarsi tutto una volta scoperto che il numero dei dissidenti finiani era più alto del previsto.
Ma Italo Tanoni non è la figura più controversa del partito LibDem: il premio spetta infatti a
Maurizio Grassano, onorevole "ripudiato" dalla Lega Nord. Dopo l'elezione di Roberto Cota a governatore del Piemonte, Grassano gli è infatti subentrato in parlamento. Il suo stesso partito però rifiutò l'iscrizione al gruppo parlamentare perché, nel frattempo, Grassano era finito invischiato in un'indagine per truffa aggravata ai danni del Comune di Alessandria. Secondo l'accusa Grassano avrebbe ottenuto quasi 800 mila euro di rimborsi illegali attraverso uno stratagemma messo in piedi con un socio. Nel settembre del 2009 Grassano è finito anche agli arresti domiciliari per aver tentato di inquinare le prove dell'indagine.
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