Cos’è il processo breve
Il cosiddetto processo breve è un disegno di legge a firma di Maurizio Gasparri definito ufficialmente come “Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi”. Il ddl è stato presentato dalla maggioranza parlamentare ed è stato fino a ora approvato al Senato – il 20 gennaio scorso – ma non ancora presentato alla Camera, dove la discussione potrebbe cominciare nei prossimi giorni.
L’intenzione annunciata da parte dei promotori del ddl è quella di garantire ai cittadini l’estinzione di un processo che si sia protratto troppo a lungo senza arrivare a sentenza, incentivando così una maggiore rapidità dei processi.
Cosa dice la legge
Un processo che preveda pene non superiori ai dieci anni è dichiarato estinto dopo che sono trascorsi due anni senza che si sia compiuto ciascun grado di giudizio.
Per i reati commessi prima del maggio 2006, data dell’approvazione dell’indulto, i termini sono diversi:
– 3 anni dall’azione penale del pubblico ministero, se in primo grado
– 2 anni per il giudizio nel processo d’appello
– un anno e sei mesi per la Cassazione
Invece, per crimini con pene superiori ai dieci anni, ma con l’esclusione dei reati di mafia e terrorismo, i tempi limite sono di:
– 4 anni per il processo di primo grado.
– 2 anni per l’appello
– un anno e sei mesi per la Cassazione
Per accuse concernenti reati di mafia e terrorismo, invece:
– 5 anni per il processo di primo grado.
– 3 anni per l’appello
– 2 per la Cassazione
Qualora la Corte di Cassazione disponga l’annullamento delle sentenze già emesse, ciascun nuovo grado di giudizio dovrà arrivare entro un anno dalla sentenza di quello precedente.
Eccezioni
Per i reati di mafia e terrorismo – ma solo se il processo viene rilevato come particolarmente complesso (o presenti un alto numero di imputati) – il giudice può estendere di un terzo i limiti di annullamento.
Il conteggio dei tempi viene poi sospeso in caso di:
– richiesta di autorizzazione a procedere al parlamento
– necessità dell’estradizione dell’imputato
– se l’imputato o il difensore hanno un impedimento
In tutte queste occasioni il calcolo dei tempi riprende nel momento nel quale vengano meno le ragioni d’eccezione.
Il disegno di legge prevede anche la possibilità, da parte dell’imputato, di fare domanda per un’equa riparazione nel caso in cui il proprio processo abbia subito un eccessivo ritardo. La domanda dovrà essere valutata dal presidente della Corte d’Appello del distretto in cui ha sede il magistrato competente.
Che effetto avrebbe
Le nuove disposizioni sul processo breve entrerebbero in vigore il giorno immediatamente successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Sarebbero coinvolti, e quindi estinti, i due processi a carico di Berlusconi per i diritti TV Mediaset, e quello per corruzione nei confronti di David Mills. Sarebbero inoltre estinti, fra gli altri, alcuni processi particolarmente noti all’opinione pubblica:
– il processo per il crollo della Casa dello Studente a l’Aquila in seguito al terremoto del 2009
– il processo alla Thyssenkrupp per il rogo di Terni
– il processo per il crac Parmalat
– il processo per la scalata alla banca Antonveneta
– il processo per il disastro ferroviario di Viareggio del giugno 2009
Il Consiglio Superiore della Magistratura, molto critico nei confronti del provvedimento, ha stimato che fra il dieci e il quaranta percento dei dibattimenti in corso sarebbero estinti, mentre per il Guardasigilli Angelino Alfano ha parlato del solo uno percento.
Le reazioni
La maggioranza si è espressa positivamente nei confronti del disegno di legge e ha votato compatta, a gennaio scorso, il provvedimento. Il processo breve è passato al Senato con 163 voti favorevoli di PDL e Lega, solamente un senatore della maggioranza – Enrico Musso – non ha partecipato al voto in dissenso con il proprio gruppo. Esponenti del governo e della maggioranza hanno parlato di questa come di una norma necessaria e utile alla tutela dei cittadini da processi che hanno una lunghezza che non ha pari in Europa. Più recentemente, fra i cosiddetti finiani, sono cominciati a maturare dei dubbi su alcune parti della legge.
L’opposizione – PD, IdV, UDC hanno votato contro – ha espresso gravi perplessità sul provvedimento, così come l’Associazione Nazionale Magistrati. Il PD ha parlato di incostituzionalità di una norma mirata solamente a offrire una via di fuga al premier, mentre l’Italia dei Valori ha ventilato l’ipotesi di una raccolta firme per un referendum abrogativo in caso di approvazione. Le critiche da parte dell’opposizione sono state rivolte sia al presunto – ma ammesso anche da diversi parlamentari della maggioranza – obiettivo della legge, cioè di offrire uno scudo a Berlusconi dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale, sia per la ricaduta che la norma avrebbe su tutti gli altri processi.
La questione ripropone il tema italianissimo dell’emergenza: regole in linea teorica sensate e giuste – in questo caso che impongano la brevità dei processi – non possono essere osservate senza una catastrofica sconfitta di fatto, e danni collaterali gravissimi. E quindi si affronta l’emergenza della lunghezza dei processi attraverso l’indulgenza nei confronti della durata eccessiva, o di contro sanzionandola senza fare nulla per accorciarla.
Cosa succederà
In questi giorni si è tornati a discutere del processo breve: l’iter della legge, che era fermo da sei mesi, ha subito un’accelerazione nelle ultime settimane dopo che Enrico Costa, capogruppo PdL in commissione Giustizia, ne ha chiesto l’inserimento all’ordine del giorno a settembre. Nell’arco di una eventuale ricomposizione della frattura fra PDL e Futuro e Libertà si è parlato di una possibile intesa sul processo breve: FeL vorrebbe l’emendamento di alcune parti della norma, e in particolare quelle che non riguardano Silvio Berlusconi – Italo Bocchino ha dichiarato ieri:
Noi siamo favorevoli a uno scudo giudiziario per Berlusconi, che è vittima di una aggressione, ma non si può far venir meno a 4 o 5 mila processi
Al di là della querelle fra finiani e berlusconiani – che dovrebbe necessariamente passare anche attraverso la revoca del provvedimento di espulsione dal partito ai danni del presidente della Camera – è possibile che Berlusconi accolga alcune delle modifiche proposte dai FeL al disegno di legge anche se questo porterebbe a un ulteriore slittamento dell’approvazione della norma, che dovrebbe ripassare al vaglio del Senato.
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