Berlusconi: "Fini incompatibile con il Pdl"
L'Ufficio di Presidenza del partito: "Viene meno anche la fiducia nel ruolo di garanzia di Presidente della Camera". La replica del coofondatore: "Non mi dimetto". Deferiti Briguglio, Bocchino e Granata. Il premier: "Goveno non rischia"
"Allo stato viene meno la fiducia nei confronti del ruolo di garanzia del presidente della Camera" indicato dalla maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni. Lo ha detto durante una breve conferenza stampa il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, leggendo il passaggio finale del
documento approvato dall'ufficio di presidenza del Pdl riunito oggi a palazzo Grazioli. L'ufficio di presidenza inoltre considera "le posizioni dell'onorevole Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Libertà, con gli impegni assunti con gli elettori e con l'attività politica del Popolo della Libertà". Il premier ha ricordato che il documento, lungo sei pagine, è stato approvato con 33 voti favorevoli e tre contrari.
Il Popolo della Libertà dice "no al gioco al massacro" afferma Berlusconi e sottolinea che "i nostri elettori non tollerano più che nei confronti del governo vi sia un atteggiamento di opposizione permanente, spesso oggettivamente in sintonia con posizioni e temi della sinistra e delle altre forze contrarie alla maggioranza, condotto per di più da uno dei vertici delle istituzioni di garanzia". Per il premier, che legge il testo del documento finale, "i nostri elettori non sono più disposti ad accettare una forma di dissenso all'interno del partito che si manifesta nella forma di una vera e propria opposizione, con tanto di struttura organizzativa, tesseramento e iniziative, prefigurando giù l'esistenza sul territorio e in Parlamento di un vero e proprio partito nel partito, pronto addirittura a dar vita a una nuova aggregazione politica alternativa al Pdl".
"Mai prima d'ora è avvenuto che il presidente della Camera assumesse un ruolo politico così pronunciato perfino nella polemica di partito e nell'attualità contingente - si legge in un passaggio del documento - rinunciando a un tempo alla propria imparzialità istituzionale e a un minimo di ragionevoli rapporti di solidarietà con il proprio partito e con la maggioranza che lo ha designato alla carica che ricopre".
Il documento prosegue spiegando che "questo atteggiamento di opposizione sistematica al nostro partito e nei confronti del governo che nulla hanno a che vedere con un dissenso che legittimamente può essere esercitato all'interno del partito, ha già creato gravi conseguenze sull'orientamento dell'opinione pubblica e soprattutto dei nostri elettori, sempre più sconcertati per un atteggiamento che mina alla base gli sforzi positivi messi in atto per amalgamare le diverse tradizioni politiche che si riconoscono nel Popolo della Libertà". "Si milita nello stesso partito - prosegue il documento - quando si avverte il vincolo della comune appartenenza e della solidarietà tra i consociati".
La risposta di Fini non si è fatta attendere: “La presidenza della Camera non è nella disponibilità del presidente del Consiglio, io non mi dimetto". Intanto i deputati finiani hanno firmato una lettera di dimissioni dal gruppo parlamentare del Pdl della Camera. Queste lettere sono nelle mani del presidente della Camera che, spiegano i firmatari, le userà "a seconda di quello che accadrà". Per quanto riguarda la possibilità di formare un gruppo di finiani al Senato sarebbero pronti a entrare nelle file di Fini anche i senatori Adriana Poli Bortone e Giovanni Pistorio.
”A ufficio politico del Pdl concluso, Pier Luigi Bersani ha detto che è "un singolare tribunale che processa gli innocenti". Bersani ha salutato i deputati del Pd alla Camera, prima della pausa estiva, brindando: "A un nuovo governo". Poi ha chiesto al Cavaliere di andare in Parlamento, "perché questa è una vera crisi". Venerdì mattina alle 9 assemblea del Pd per discutere della situazione.
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