La Dandini da quattro serate a una sola
Di Bella: "Confermatela o mi dimetto"
Nelle intercettazioni della procura di Trani Berlusconi aveva chiesto l'allontanamento della conduttrice. "Attacca il governo", ma gli ascolti la premiano: share al 10%
di LEANDRO PALESTINI Serena Dandini
ROMA - "Mi dimetto. Se togliete Serena Dandini, lascio RaiTre". Antonio Di Bella, il "mite" direttore di RaiTre, questa volta ha alzato la voce, rispondendo a muso duro a Mauro Masi, direttore generale Rai. Perché il dg del servizio pubblico intende ridurre drasticamente Parla con me: una sola puntata a settimana, mentre oggi il talk show ha quattro uscite (martedì, mercoledì, giovedì e venerdì). Nonostante i buoni ascolti di questa stagione televisiva, in cui lo share ha sfiorato il 10 per cento, con 1milione 180 mila telespettatori di media (in redazione vantano un punto e mezzo in più di share). Cosa non va nel talk show satirico di RaiTre? Di sicuro la sua caratterizzazione politica. Non c'è settimana che, dal Pdl, non arrivino critiche contro la Dandini. "Una trasmissione pagata con i soldi pubblicci che si diletta ad avere come unico bersaglio il governo", ha dichiarato senza mezzi termini il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, lo scorso 7 maggio, durante un Consiglio dei ministri. "Anziché occuparsi della crisi economica del Paese, il premier guarda la tv per censurare i programmi non graditi", dice un autore televisivo.
La Dandini non parla. Dicono che tema ritorsioni, non vuole fornire alibi a un'azienda che "non vuole che si parli all'esterno di fatti aziendali" se non "previa autorizzazione". Vengono però alla memoria le vicende degli ultimi mesi gli argomenti riguardanti il "fortino RaiTre", nonché alcuni brani delle intercettazioni di Trani. Una sorta di ossessione del telespettatore Berlusconi: la satira di RaiTre, dal notturno Glob di Enrico Bertolino alle provocazioni di Ascanio Celestini (in cui "Tony Mafioso e Tony Corrotto fondano il grande partito del piccolo popolo") non diverte affatto il premier.
Ma Antonio Di Bella non ci sta. Da pochi mesi alla guida di Rai Tre, non può certo dare l'impressione di fare il "liquidatore" della gloriosa terza rete, ultimo baluardo di quel che resta della sinistra. Così, da alcuni giorni ha ingaggiato un braccio di ferro con il dg Mauro Masi, fino alla minaccia delle dimissioni. I più stretti collaboratori di Di Bella garantiscono: "Non mollerà". Anzi raddoppierà: per il 2011 progetta alcune prime serate con Dandini&Co. Senza contare la "sfida" di portare su RaiTre Roberto Saviano con un programma tutto suo (anche se accompagnato in video da Fabio Fazio), in pratica quattro corpose serate di impegno civile, un format che sarebbe allo studio con Endemol.
Per il dg Mauro Masi, le grane non finiscono mai. Alla vigilia della presentazione dei palinsesti Rai-Sipra (il 15 giugno), si deve affrettare a sostituire il direttore di RaiDue, Massimo Liofredi (durato appena un anno) con il più fidato Gianvito Lomaglio. Masi aspetta inoltre la sentenza sull'ex direttore di RaiTre, Paolo Ruffini: il giudice del lavoro si dovrebbe pronunciare a giorni, per l'azienda non è escluso il reintegro di Ruffini (per nulla amato da Berlusconi: vedi le intercettazioni di Trani, le telefonate in diretta a Ballarò contro la sua terza rete), la Rai forse dovrà risarcirlo perché "demansionato". "Comunque vada, non sarà un successo per Masi", fanno notare a viale Mazzini. Il presidente del Consiglio si sarebbe sfogato con i suoi per il modo "maldestro con cui ha gestito le cose Rai, compresa l'uscita di Santoro". Quindi per Masi il sogno di lasciare l'azienda (entro fine anno) per un ente importante e meno faticoso, magari le Ferrovie, è ormai una strada in salita
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