IL CASO
Laziogate: condanna a 18 mesi per Storace
"Complimenti, questa è la giustizia italiana"
Inflitti un anno anno e mezzo all'ex presidente della Regione e al suo portavoce Accame. Nei giorni della campagna elettorale fecero attività di spionaggio ai danni di Alternativa Sociale. Polemico il primo commento dell'esponente di La Destra. Dura la reazione della Mussolini: "Peccato che non faccia neanche un giorno di galera"
Francesco Storace
Otto condanne, tra cui quella di Francesco Storace a un anno e mezzo di reclusione e del suo ex portavoce Nicolò Accame a due anni, e un'assoluzione. Si è chiuso, così davanti al tribunale monocratico di Roma, il processo "Laziogate", relativo all'incursione illecita nella banca dati dell'anagrafe del Comune e all'attività di spionaggio compiuta ai danni di Alternativa Sociale, il movimento guidato da Alessandra Mussolini, che nella primavera del 2005 si presentò alle elezioni regionali.
Il giudice Maria Bonaventura ha inflitto un anno di reclusione all'ex direttore di Laziomatica (ora Lait spa) Mirko Maceri, all'investigatore privato Pierpaolo Pasqua, all'avvocato Romolo Reboa (autore dell'esposto contro As), e a Nicola Santoro, figlio del magistrato della commissione elettorale presso la corte d'appello di Roma che escluse Alternativa Sociale dalle elezioni.
Otto mesi di reclusione per l'allora vicepresidente del consiglio comunale per An, Vincenzo Piso (l'unico per il quale la procura aveva chiesto l'assoluzione), e Tiziana Perreca, ex collaboratrice dello staff di Storace. Assoluzione, invece, "per non aver commesso il fatto", per Daniele Caliciotti (difeso da Nicola Capozzoli), l'ex dipendente di Laziomatica, per il quale il pm aveva sollecitato la condanna a un anno. A tutti i condannati sono state concesse le attenuanti generiche, oltre alla sospensione della pena e alla non menzione.
Storace, Reboa, Santoro, Pasqua, Maceri e Accame dovranno risarcire i danni in separata sede alla Lait spa, Accame e Pasqua anche ad Alternativa Sociale. Accame, Pasqua e Maceri sono stati assolti, perché il fatto non sussiste, dall'accusa di aver violato la legge elettorale con riferimento all'alterazione e alla falsificazione delle firme in calce alla lista della Mussolini. Gli altri reati contestati, a vario titolo, erano quelli di concorso in accesso abusivo in un sistema informatico, di interferenza illecita nella vita privata e favoreggiamento personale.
Storace, all'epoca dei fatti governatore del Lazio e accusato solo del primo reato, secondo la Procura sarebbe stato il promotore o l'istigatore dell'incursione illecita nel sistema informatico del Campidoglio, materialmente attribuita ad Accame, Santoro, Maceri e Caliciotti. L'interferenza illecita nella vita privata era attribuita ad Accame e ai detective privati Pasqua e Gaspare Gallo (che ha già patteggiato la pena a dieci mesi), questi ultimi due materialmente introdottisi il 28 febbraio del 2005 negli uffici romani di Azione Sociale, che aderiva al cartello di Alternativa Sociale, per girare dei filmati non autorizzati.
Secondo l'accusa, Piso avrebbe aiutato Storace a eludere le indagini dei carabinieri per aver detto falsamente che la notte tra il 9 e il 10 marzo del 2005, quando avvenne il blitz informatico, non aveva notato negli uffici della Regione Lazio la presenza di Storace, mentre la Perreca avrebbe detto falsamente di aver ricevuto da persone sconosciute alcuni sms minacciosi affinchè rinunciasse a rendere una deposizione contraria a quanto detto da Dario Pettinelli. Quest'ultimo, ex addetto all'Ufficio comunicazione e relazioni esterne della Regione Lazio, è il grande accusatore di Storace: disse che era negli uffici quando avvenne l'incursione illecita. Pettinelli ha già patteggiato pagando 3.420 euro.
"Complimenti. Questa è la giustizia italiana. ma adesso è presto per parlarne". Così la prima reazione di Francesco Storace alla decisione del giudice. Altrettanto duro il commento del legale del leader della "Destra", l'avvocato Giosuè Bruno Naso. "E' stata emessa una sentenza politica, come purtroppo temevamo che avvenisse. Dopo tre anni e 43 udienze si finisce così. È stato un processo politico quindi è arrivata una sentenza politica. Adesso leggeremo le motivazioni e faremo appello".
Piccata anche la reazione della Mussolini. "La giustizia ha lavorato bene, avevo ragione io, peccato che non si farà neppure un giorno di prigione". "Mi avevano accusato - aggiunge la parlamentare del Pdl - di essermi invetata tutto, è stato uno scandalo a livello mondiale ed eravamo di fronte ad una grave violazione della libertà democratica. E' bene che chi ha compiuto questi fatti riceva una sentenza di condanna, purtroppo però in Italia è così, Storace non andrà in galera. Ma è un monito che questo non capiti mai più"