Il premier arringa i manifestanti dal palco di piazza San Giovanni. Attacchi a toghe e alla sinistra
Poi il giuramento collettivo con i tredici candidati governatori del Pdl. Bossi: "Mai chiesto una lira a Silvio"
Roma, l'appello di Berlusconi
"Votate per la religione della libertà"
di MATTEO TONELLI
Berlusconi e Renata Polverini
ROMA - Il momento clou arriva alla fine. Quando Silvio Berlusconi e i 13 candidati governatori del Pdl giurano sui punti che, in caso di elezione, dovranno "caratterizzare" il loro impegno. Dall'attuazione del piano casa, allo snellimento delle pratiche burocratiche, passando per una sanità efficiente e concludendo con la messa a dimora di 100 milioni di alberi per l'Italia. Una promessa scandita a 14 voci e con la mano sul cuore. Quasi una preghiera.
Fino a quel momento Berlusconi aveva infilato i consueti attacchi ai giudici e alla sinistra. Chiamando a raccolta il suo popolo in vista delle prossime regionali. "Siamo tanti, siamo tantissimi, le donne e gli uomini che amano la libertà e vogliono restare liberi. Realizzeremo la religione della libertà: viva l'Italia, viva la libertà, viva il governo del fare e il Popolo della Libertà", scandisce il premier dal palco di piazza San Giovanni. Che scandisce i tempi della legislatura. Tre anni. Fondamentali per portare a termine la "rivoluzione liberale" che comprende le riforme delle istituzioni, della giustizia, del fisco e persino la vittoria sul cancro. Senza dimenticare le riforme: "La giustizia, l'elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica, quella fiscale e il federalismo"
Sinistra. E' "ammanettata a Di Pietro" e ai pm. Ha tentato di "distruggere il miracolo compiuto in Abruzzo". E ancora: "Sa soltanto dire no, non ha mai imparato cosa significa essere una opposizione seria". Poi arriva il momento delle domande retoriche. "Volete di nuovo al potere una sinistra che rimetterebbe subito l'ici? Volete una sinistra che aumenterebbe le tasse? Che metterebbe una imposta patrimoniale su tutto? Volete una sinistra che farebbe la felicità delle banche? Volete che la sinistra metta ancora le mani nelle vostre tasse? Volete le intercettazioni su tutto e su tutti? Volete essere spiati anche in casa vostra? Volete una sinistra che apra le porte a tutti gli immigrati? Volete una sinistra che fa i processi farsa alla televisione?". Replica della piazza: "Noo". Controreplica: "Mi pare che avete studiato molto bene".
Liste e complotti nel Lazio. "La sinistra e i magistrati comunisti, con l'aiuto della stampa, purtroppo non solo quella loro, hanno cercato di far credere che c'è stato un nostro errore - doce Berlusconi parlando della lista del Pdl - non è vero: i nostri rappresentanti, che non hanno colpa e responsabilità, erano lì all'orario prestabilito. Guarda caso ci escludono nelle città più importanti, Roma e Milano, guarda caso perché non è un caso". Nonostante questo il Cavaliere è fiducioso: "Nel Lazio vinceremo lo stesso grazie alla candidata Renata Polverini".
Giudici e "privacy". "Hanno passato mesi ad ascoltare le mie telefonate private in intercettazioni che hanno definito casuali - scandisce il premier a proposito dell'inchiesta di Trani - sprecando soldi pubblici che sarebbero potuti servire ad altro". La sinistra "basa la sua campagna elettorare soltanto sulle inchieste dei giudici". Poi, tra lo sventolìo delle bandiere, aggiunge: "Siamo qui per difendere il nostro diritto a non essere spiati".
Appello al voto. Da qui al giorno delle elezioni regionali "ci aspettano i giorni del riscatto per la verità e la libertà. Per ricominciare a sognare, liberi da attacchi. Bisogna votare pensando al futuro del Paese - dice Berlusconi - la sinistra ha fatto di tutto per correre da sola, ma alla fine la vittoria sarà nostra".
Bossi sul palco. "Ho capito che Berlusconi era uno del popolo, uno di noi, quando a Bruxelles gli volevano far firmare un provvedimento sulla famiglia trasversale. Lui disse 'spiegatemi cos'è questa famiglia trasversale', da allora ho capito che era uno del popolo e diventammo amici". Umberto Bossi, dal palco a San Giovanni, certifica così il suo patto di ferro con il premier. Aggiungendo, forse con un filo di malizia: "Io sono uno dei pochi che non ha mai chiesto né una lira né un aiuto a Berlusconi".