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Interazione musica e mente

  1. #1
    Vivo su FdT
    Uomo 36 anni da Milano
    Iscrizione: 30/4/2005
    Messaggi: 3,821
    Piaciuto: 12 volte

    Domanda Interazione musica e mente

    Con questo topic vorrei aprire una discussione di ampio respiro su tutto ciò che riguarda l'interazione tra la musica e il nostro cervello (emozioni, ricordi, sentimenti, ...). Spero non ve ne sia già una aperta da qualche parte..
    In ogni caso, mi ritengo un assoluto inesperto di psicologia, neurologia e quant'altro, quindi la mia è pura e semplice curiosità.

    Adesso sto ascoltando un brano il cui testo è totalmente diverso dalle emozioni che suscita in me e dai ricordi che mi fa venire in mente, e ascoltarlo mi fa soffrire, però è come se ne fossi assuefatto e continuo a farlo andare ininterrottamente. Il punto è che il significato che attribuisco alla musica è l'opposto di quello del testo della stessa canzone



    Ecco, questo processo mentale in cui è la musica che lavora e non tanto le parole del brano, come diamine è possibile? E in generale con tutto ciò che la musica è in grado di farci provare, e con musica mi riferisco solo ed unicamente al suono e non ai testi.
    Com'è possibile tutto ciò?


    PS: forse questo è più un topic da scienza che non da musica.. però le cose sono connesse.

  2. #2
    Cuzco User tato
    33 anni
    Iscrizione: 27/11/2005
    Messaggi: 1,383
    Piaciuto: 35 volte

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    Anche a me piacerebbe sapere di più su questo tipo di connessione, ho sempre pensato che il suono, e quindi anche la musica in sé, hanno degli effetti sulla mente e sul corpo, che infondono stati d'animo diversi..una diversa intonazione di uno stesso brano infonde già uno stato d'animo diverso... Utilizzano la musica anche per curare un paziente, la "musicoterapia". Ma più di tanto non sò..non ho mai approfondito tantissimo..

  3. #3
    Cuzco User tato
    33 anni
    Iscrizione: 27/11/2005
    Messaggi: 1,383
    Piaciuto: 35 volte

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    Mhh..il topic non viene fornito di risposte..peccato!
    Aggiungo delle informazioni trovate su internet cercando:
    La mente musicale, la capacità cioè di vivere consapevolmente determinate esperienze che hanno come oggetto la realtà sonoro - musicale, si forma secondo Sloboda attraverso i due processi dell’acculturazione e dell’educazione intenzionale. In particolare, mentre la prima fase è vissuta più o meno intensamente da tutti gli esseri umani, la seconda può o meno seguire la prima. Della prima fase, l’acculturazione musicale, legata all’interazione tra le capacità già presenti alla nascita, l’esperienza indotta dall’ambiente e l’evoluzione psicomotoria generale dell’individuo, che può essere ricondotta quindi a due principali elementi (basi genetiche e ambiente), abbiamo già trattato nei paragrafi precedenti e ne riparleremo in quelli inerenti lo sviluppo dell’intelligenza musicale attraverso i vari stadi attraverso cui si struttura.
    L’istruzione o per meglio dire, l’educazione musicale individua invece quegli interventi didattici mirati allo sviluppo di specifiche abilità musicali attraverso l’elaborazione di strategie adeguate alle potenzialità degli allievi. L’educazione implica che il soggetto educando compia uno sforzo consapevole con lo scopo di raggiungere obiettivi più elevati, con l’ausilio di mezzi fornitigli o procurati dal soggetto stesso. Alla ricerca e allo sfruttamento di tali mezzi provvedono le strutture cognitive, che se ben sviluppate ed integrate permettono al soggetto il migliore raggiungimento degli obiettivi preposti. Sloboda, in particolare, per quanto concerne l’acquisizione e lo sfruttamento di determinate abilità per l’esecuzione musicale utilizza la proposta teorica di Anderson: la teoria del Sistema di produzione, che fra l’altro permette la costruzione di macchine che operano sulla base dei postulati della teoria. “Gli elementi fondamentali del Sistema di Produzione sono estremamente semplici e precisi, ma, ponendo insieme molti di questi elementi, con poche regole semplici che ne determinano le modalità d’interazione, possono essere ottenuti anche dei comportamenti di una certa complessità.” Tale sistema presenta degli aspetti simili a quelli dei processi mentali. Presupposti alla formulazione della teoria summenzionata sono i concetti di abitudine, che presuppone lo svolgimento di determinate operazioni automaticamente, con scarsa implicazione dell’attività mentale nonostante nelle prime esperienze tale attività abbia avuto un carattere intenzionale per l’acquisizione di determinate scelte operative, ed il concetto in base al quale l’apprendimento implica il passaggio dal sapere cosa al sapere come.
    E’ lo scopo, la cosiddetta motivazione, che sottesa ad ogni azione consente di conseguire degli apprendimenti. Da non trascurare sono comunque i ruoli della ripetizione e del feedback (rinforzo). Non solo la reiterazione ma anche le capacità di auto correzione di determinate azioni portano al successo in determinati compiti. Il processo di acquisizione delle abilità si snoda attraverso tre fasi: una prima fase cognitiva che implica una codificazione iniziale dell’abilità da conseguire, una successiva fase associativa in cui si ha un graduale appianamento degli errori nella comprensione iniziale dell’esecuzione e una fase finale autonoma in cui si attua un miglioramento continuo e graduale del compito richiesto.
    Le tre fasi di cui sopra sono frammentate in molteplici items di semplice strutturazione e privi di rumore per permetterne un’immediata decodificazione da parte delle strutture cognitive interessate. È opportuno segnalarne la tassonomica propedeuticità per giungere agli obiettivi prefissati. È da osservare che la quantità e la complessità delle informazioni analizzabili da parte del soggetto, cresce proporzionalmente al livello iniziale di partenza in cui versa lo stesso soggetto. Le regole sottese agli items costituenti l’algoritmo del compito assegnato, determinano una gerarchia di scopi e sottoscopi. Un aspetto cruciale di un Sistema di Produzione è dato dall’importanza che riveste un qualche mezzo per ricordare gli scopi di ordine superiore, quando vengono eseguiti i sottoscopi. La capacità di trattenere in memoria degli scopi non è limitata e spesso all’inizio di un apprendimento si verifica comunque che l’insieme degli scopi sia sovraccarico ed alcuni scopi superiori si perdano.
    Le regole che risiedono in un Sistema di Produzione operano in modo del tutto automatico quando si presentano determinate condizioni, prelevando le informazioni necessarie dalla memoria di servizio. Ma non bisogna assimilare le regole di produzione con i legami stimolo – risposta della tradizione comportamentistica, poiché esse sono molto più sofisticate e versatili. L’interrogativo circa l’origine e la provenienza di queste regole di produzione porta ad una considerazione del fatto che l’uomo nasce con una dotazione di queste regole che gli consentono di rispondere istintivamente a certi stati di cose.
    Al momento, sembra non vi siano altre cornici teoriche disponibili, che consentano delle formalizzazioni così dettagliate dei processi cognitivi.
    Ma non bisogna trascurare il fattore allievo, che più di ogni altro determina il progresso in ogni segmento di apprendimento, le procedure di cui dispone e soprattutto le motivazioni che lo spingono verso lo scopo desiderato. E non bisogna trascurare in ultimo la persona dell’insegnante che , se capace di fornire gli opportuni messaggi di feedback ai suoi allievi, potrà ottenere da questi maggiori motivazioni all’apprendimento tramite elaborazioni di regole di produzione sempre più fini.
    Fonte: La mente musicale

  4. #4
    obo
    .
    35 anni
    Iscrizione: 23/9/2005
    Messaggi: 35,505
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    non saprei, probabilmente, messa giù proprio brutalmente, è solo una questione di pulsazioni e stimolazione di determinate aree del cervello.

  5. #5
    Little Spongy Folletta
    Donna 32 anni da Genova
    Iscrizione: 8/12/2007
    Messaggi: 14,178
    Piaciuto: 4028 volte

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    Onestamente non ho letto la citazione del sito perchè sono stanca morta e ora non ne ho voglia, ma voglio commentare. XD
    Ho sentito parlare più volte di terapie psicologiche in cui la musica è l'elemento fondamentale, però purtroppo non ho mai approfondito l'argomento [e appena potrò lo farò].
    E' una terapia ancora poco diffusa in Italia, infatti se ne sente parlare poco, però pare che sia utile.
    Probabilmente le vibrazioni, le note musicali, suscitano qualcosa nella nostra mente che ci porta a reagire con una certa emozione, che dipende ovviamente anche dallo stato d'animo attuale..
    Cioè, mi spiego meglio, un suono cupo può suscitare in me, che sono euforica, disprezzo [e quindi cambio canzone] e invece in tizio, che non è proprio allegro, può suscitare ulteriore tristezza/depressione. E' ovvio che la mia è un'argomentazione priva di fondatezza, ma solo logica a seguito dei miei pochi studi di psicologia
    Cmq mi informerò meglio!

  6. #6
    Vivo su FdT
    Uomo 36 anni da Milano
    Iscrizione: 30/4/2005
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    Predefinito

    @tato: considerando che l'articolo non è proprio alla mia portata, mi sembra di capire che sia rivolto al discorso dei processi cognitivi di una persona che oltre ad ascoltare la musica segue anche un percorso di formazione personale riguardo lo studio della musica o l'ascolto mirato di determinate opere.
    Tempo fa avevo letto e sentito parlare di un esperimento che avevano fatto a delle persone appartenenti a tribù ed etnie diverse, che non conoscevano minimamente l'esistenza di un bach, di un mozart né di altro genere di musica occidentale. In pratica gli facevano ascoltare dei suoni e dei brani occidentali e dovevano dire quali sensazioni la musica suscitava in loro, nonché quali immagini e quali scene si figuravano davanti agli occhi. Come previsto, le risposte erano le stesse per tutte le tribù (notare che erano popolazioni che vivevano in paesi distanti migliaia di chilometri l'uno dall'altro).
    Questo denota come la formazione musicale non è del tutto indispensabile per quanto riguarda la capacità di essere stimolati e di provare emozioni ascoltando della musica.
    Per questo la musica viene ritenuta il linguaggio universale!

  7. #7
    Cuzco User tato
    33 anni
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    Quote Originariamente inviata da §¤PREISER¤§ Visualizza il messaggio
    @tato: considerando che l'articolo non è proprio alla mia portata, mi sembra di capire che sia rivolto al discorso dei processi cognitivi di una persona che oltre ad ascoltare la musica segue anche un percorso di formazione personale riguardo lo studio della musica o l'ascolto mirato di determinate opere.
    Tempo fa avevo letto e sentito parlare di un esperimento che avevano fatto a delle persone appartenenti a tribù ed etnie diverse, che non conoscevano minimamente l'esistenza di un bach, di un mozart né di altro genere di musica occidentale. In pratica gli facevano ascoltare dei suoni e dei brani occidentali e dovevano dire quali sensazioni la musica suscitava in loro, nonché quali immagini e quali scene si figuravano davanti agli occhi. Come previsto, le risposte erano le stesse per tutte le tribù (notare che erano popolazioni che vivevano in paesi distanti migliaia di chilometri l'uno dall'altro).
    Questo denota come la formazione musicale non è del tutto indispensabile per quanto riguarda la capacità di essere stimolati e di provare emozioni ascoltando della musica.
    Per questo la musica viene ritenuta il linguaggio universale!
    beh ma pensandoci, anche riguardo a suoni primordiali come la voce o il battere i piedi, o i suoni della natura potrebbero influire in questo processo che dà luogo a questo tipo di stimolazioni...esempio un boato di un leone ha un sonoro molto alto e profondo ed è sintomo di spavento mentre lo scorrere dell'acqua in un fiume o il cinguettio di uccelli risulta gratificante come suono quindi questo potrebbe poi essere attribuito in seguito a sentimenti specifici quando si ascolta un pezzo musicale...anche il ritmo per esempio può influire..

  8. #8
    Vivo su FdT
    Uomo 36 anni da Milano
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    Sì vero, però io credo che sia un qualcosa di molto più profondo, che giace nel nostro subconscio fin dalla nascita. Entrando un po' nello specifico, prova a pensare al concetto di "suono armonioso" e "suono dissonante". Abbiamo un modo di percepirlo simile a quando ci scottiamo.. è come se provassimo e pensassimo in modo assolutamente involontario.. la musica è come uno stimolo che arriva dritto dritto al cervello e che senza influenza il nostro stato d'animo e i nostri pensieri senza che possiamo farci nulla. Certo, con molto autocontrollo ci riusciamo, però è come se la musica ci facesse vibrare da dentro.. non so come spiegarlo.
    Pensa anche ai monaci buddhisti, che recitano in continuazione l'ohm. Quello è un suono che ti sa di primordiale, di armonioso, di profondo, di eterno, di immortale! Cioè, non lo puoi spiegare, è qualcosa che ti parte da dentro e che sa dio come ti prende tutto ed è come se fosse il tuo corpo a fare musica, come se quel suono ti fondesse al tutto e di colpo diventi il suono stesso.

  9. #9
    Cuzco User tato
    33 anni
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    Quote Originariamente inviata da §¤PREISER¤§ Visualizza il messaggio
    Sì vero, però io credo che sia un qualcosa di molto più profondo, che giace nel nostro subconscio fin dalla nascita. Entrando un po' nello specifico, prova a pensare al concetto di "suono armonioso" e "suono dissonante". Abbiamo un modo di percepirlo simile a quando ci scottiamo.. è come se provassimo e pensassimo in modo assolutamente involontario.. la musica è come uno stimolo che arriva dritto dritto al cervello e che senza influenza il nostro stato d'animo e i nostri pensieri senza che possiamo farci nulla. Certo, con molto autocontrollo ci riusciamo, però è come se la musica ci facesse vibrare da dentro.. non so come spiegarlo.
    Pensa anche ai monaci buddhisti, che recitano in continuazione l'ohm. Quello è un suono che ti sa di primordiale, di armonioso, di profondo, di eterno, di immortale! Cioè, non lo puoi spiegare, è qualcosa che ti parte da dentro e che sa dio come ti prende tutto ed è come se fosse il tuo corpo a fare musica, come se quel suono ti fondesse al tutto e di colpo diventi il suono stesso.
    Provo spesso quella sensazione! Però vedi, noto che molte altre persone non hanno lo stesso tipo di reazione, nei confronti di un pezzo particolarmente dolce struggente ad esempio, è come se ti lasciassi dondolare da lui stesso..in perfetta sintonia...
    Però vedi..è una mia sensazione, credo a questo punto che sia esattamente come un linguaggio, che solo chi sa capirlo fino in fondo, chi sa capire che cosa voleva trasmettere l'autore con quel pezzo musicale ed il messaggio melodico riesce ad apprezzarlo appieno...Più che altro..chi sà ascoltarlo con il cuore, e non con la mente, se non ci sono parole. Alla fine se ci pensiamo, la musica è un completamento della lingua, dove non arrivano le parole c'è lei..

  10. #10
    Vivo su FdT
    Uomo 36 anni da Milano
    Iscrizione: 30/4/2005
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    Vero, hai ragione. Pensa che quando ascolto un brano spesse volte non faccio neanche caso al testo.. mi viene istintivo concentrarmi solo sulla musica e mentalmente mi immagino tutti i vari strumenti che suonano. Mi viene in mente un brano dei Pink Floyd che mette voce e musica assieme ma senza parole, solo "suoni vocali": The great gig in the sky.
    YouTube - The Great Gig In The Sky - Pink Floyd (Studio Version)
    Penso che sia un ottimo esempio di musica come linguaggio universale, per non parlare di tutto l'album (the dark side of the moon)

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