Fonte: kataweb.it
Scegliere un nome per un ‘auto è un compito difficile: la sigla deve suonare bene in tutte le lingue, deve essere in linea con la tradizione della marca e – cosa ancora più complicata deve riassumere in una parola tutta l’essenza del modello. Gli sforzi delle case sono enormi, ma gli errori – clamorosi – non mancano. E’ di ieri la notizia della Toyota che stava per chiamare una versione della Celica “Tsunami”, mentre la Porsche ha appena battezzato Cayman la Boxster Coupé dimenticando che questo è il nome della vecchia Ford Fiesta.
Peccati veniali, certo, almeno in rapporto a quanto fa la Volkswagen con la Bora (a Roma significa Tamarro, burino) o quanto ha fatto tempo fa con la sua erede Jetta (a Napoli significa butta). Ma c’è di peggio: lo scorso anno i concessionari cileni Nissan e Mazda insorsero quando seppero che stavano per arrivare due modelli battezzati rispettivamente Moco e Laputa.
Moco in spagnolo sono le secrezioni nasali e puta è il sinonimo di "prostituta". Storica anche la gaffe di Mitsubishi che ignorava il fatto che Pajero in spagnolo significa “mastrurbatore" o quella della Fiat che tentò di lanciare la Ritmo con questo nome anche in America (dove il nome sta per ciclo mestruale). Al peggio non c’è mai fine…