Ciavevo questo personaggio in mente, e mi è venuto da raccontarne qualcosa.
Il brutto è che in questo passaggio, il personaggio stesso, non è per niente sviluppato. Di contro, sarebbe inutile postare un altro stralcio, quindi, niente, ecco qua:
Quella sera Antoine, non voleva veramente ammazzarsi.
Guidando la sua Golf nera “tiddiai” di terza mano prodotta in uno di quegli anni in cui l’aria condizionata era più un vezzo effimero che un optional, la sua proverbiale curiosità e vena riflessiva lo spinse a rimuginare a proposito del non-rimuginabile.
Lambiccandosi, dunque, tra un senso e l’altro della vita, non poté fare a meno di arrovellarsi le cervella pensando ad una contestualizzazione nell’era moderna, della società ideale-naturalistica-perfetta-utopica (ad Antoine capitava di pensare tre o quattro sinonimi – o definizioni similari- all’unisono) proposta nell’era classica da Platone; passando per le lapidarie critiche in proposito del Civitas Dei di Sant’Agostino, si concesse una digressione in favore dell’assolutezza del sentimento amoroso, quand’ecco che, giunto su Ponte Testaccio, gli venne da domandarsi cosa sarebbe successo se, all’improvviso, avesse bruscamente sterzato dirigendosi verso il parapetto del ponte stesso.
Per svariati minuti gli infestarono la mente quei pensieri; come avrebbe reagito la vettura a quell’insensato cambio di direzione? Quale sarebbe stato il valore della forza di attrito tra quelle gomme usurate e i sampietrini fradici, resi ancor più scivolosi da quello strato di “polverischio” derivato dall’inquietante mistura i cui principali ingredienti consistevano nella piovana acqua e nelle polveri pesanti che al suolo si depositavano direttamente dagli scarichi delle auto?l’auto avrebbe sùbito un testa-coda? E se si, avrebbe mantenuto abbastanza forza per sfondare il marmoreo parapetto?
Paradossalmente però, gli insani dubbi lo mantennero sulla “retta” via. Antoine non era solito cedere all’impulsività e, nonostante la sua provata velocità di pensiero, non riuscì a porsi tutte le domande di cui sopra prima di 4’47’’;Un tempo che, di per se, è più che sufficiente a percorrere il Ponte Testaccio su di una Golf nera “tiddiai” di terza mano, eccetera.
Le sue assolute riflessioni puramente fisiche però, ben presto sfociarono in pensieri più soliti per il nostro e di molto più vicini al suo animo fondamentalmente umanista(Antoine non credeva fermamente di avere un animo fondamentalmente umanista, ma dava a credere il contrario per non dar dispiacere a sua madre).
Si ritrovò dunque, all’altezza di Viale Marconi, a contemplare la vita stessa. Rifletteva sulla vita, nella accezione più alta del termine, e sul suo senso; e si sa cosa succede quando si riflette sul senso della vita: o ci si ubriaca, o ci si butta dal ponte.
E si che il ponte lo aveva gia superato il nostro, ma il Tevere, si sa, è sinuoso, e superato il cuore commerciale del quartiere Marconi, Antoine si ritrovo su un altro ponte bianchissimo, nel momento esatto in cui si interrogava a proposito della vita dopo la morte.
E fu cosi, che Antoine, cedette all’ego.