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Quanto segue, sono solo semplici
pensieri notturni. Come sempre.
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C'è fuoco d'ottobre, ora
C'è fuoco d'ottobre, ora.
Un passerotto è sul suo ramo
in un nido gravido di purezza.
Lo guardo dal basso, soffermo
lo sguardo nel suo. Mi incanta.
Mi sporgo, chiudo gli occhi.
Ho due ali, penne irte. Occhi lucenti.
Sono il passerotto sul suo nido.
Vive una lapide, sotto il mio ramo.
Vive un incendio, intorno alla lapide.
Nel fuoco, vive...
Tutto avvolto nel fuoco, ora
Tutto avvolto nel fuoco, ora.
Tornano le immagini nel passerotto.
Nere figure sovrastanti, che gemono.
Paesaggi decadenti, contorni deformi.
Voli d'ottobre su grigi campi denudati.
Alberi violentati da un vento furioso
che amante bramoso è divenuto.
Per diletto, mi sporgo ancora.
Il mio ramo traballa, s'inclina.
S'inclina il mio ramo sul fuoco.
S'inclina...
C'è vento d'ottobre, ora.
C'è vento d'ottobre, ora.
Gli occhi si fissano sulla lapide che vive nel fuoco.
Sentono freddo. Il fuoco li gela. Se ne sottraggono.
Fanno ritorno sotto le palpebre, un rifugio. Fremono.
E' buio. C'è vento nel buio. Sento il vento nel buio.
E parla, una girandola, inizia la sua corsa non voluta.
Tutto avvolto nel vento, ora.
Tutto avvolto nel vento, ora.
Sta arrivando, avverte la girandola.
Poi un frullare d'ali alla mia sinistra.
Un oscuro pettirosso sorvola le fiamme.
Non lo vedo, ma posso sentirne il Nero.
Si propaga veloce nel vento d'ottobre,
una piaga purulenta che divora le carni.
Gira, la girandola convulsa. Gira.
Piume. Si posano. Nel vento che
soffia veloce. Più veloce.
Soffia...
C'è nero sangue, ora.
C'è nero sangue, ora.
Il Pettirosso penetra le fiamme.
Non ne viene divorato. Non Lui.
Loro lo abbracciano. Ghignanti.
Sacri simboli si sconsacrano alla vista
del Dio abortito e mai nato.
Il Dio delle notti inquiete e
del sangue celebrato nel male.
Degli alberi violentati dal vento.
Dei nidi abbandonati alle ombre.
Tutto avvolto nel sangue, ora.
Tutto avvolto nel sangue, ora.
Sangue Nero versato in coppe d'oro
come un pregiato vino che, stillato da
acerbi frutti profanati, diviene aceto.
Distolgo la mente aprendo gli occhi.
Di nuovo in me, nella mia irrealtà. In me.
Un sospiro di sollievo invade i polmoni.
Non sono più un uccellino, ora il vento
mi accarezza. Il fuoco sono sette ceri rossi,
accesi in memoria di una lapide sola da tempo.
Abbandonata a se stessa.
L'albero ora è rigoglioso di bianca vita,
cinguettii vispi inondano l'aria di luglio.
Sento mille occhietti timidi che mi spiano.
Hanno becchi e artigli già pronti a ferire, che
donerebbero un dolore affilato, a colpire i punti giusti.
Sentirsi piccoli non vuol dire essere indifesi. Ora, lo so.
Ora lo so...
C'è chiarezza nell'aria, ora.
C'è chiarezza nell'aria, ora.
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