Ho deciso di mettere questo "esercizio di stile". Cosi, tanto per. Non è niente di più di quello che è: un esercizio.
vado.
Pasolini: Cari studenti,vi odio.
Alle 9:14 tiro su la saracinesca della “bottega degli animali”. Mi chino, raccolgo il lucchetto, il fermo e mentre mi alzo spingo la porta socchiusa. Al buio attraverso il negozio mentre sfilo la chiave dal lucchetto che poi poggio, con il suo fermo, sul bancone; arrivo al quadro elettrico: interruttore sull’ ON.
Respiro l’aria, rafferma, carica di piume, di batteri, di odore di sementi, di altri odori…spazzo per terra e raccolgo il tutto nella pattumiera, svuoto la pattumiera nel sacco nero.
-ARCHITETTURA LIBERA’-NO ALLA POLIZIA NELLE SCUOLE -
Arrivo al secchione della spazzatura e svuoto il sacco nero. Non lo butto. Torno indietro e Piero sulla porta del negozio mi porge il Corriere dello sport - Com’è che è andata con l’ Atalanta?
- Aho nun rompe er cazzo che nun’è aria…
Con l’Atalanta è andata male, i bergamaschi hanno battuto la Roma per 2-1 qui, all’Olimpico.
-Hai visto che c’è in Piazza di Spagna?
-Lascia perde Piazza de Spagna. L’hai fatta colazione?
-No ancora no.
Attraversiamo la strada, io e Piero. La strada è sgombra dalle macchine, oggi è chiusa al traffico, l’attraversiamo obliquamente e siamo gia tra i tavolini del bar.
-Piero, che faccio? Prendo il tavolo?
-No, dai, mettemoce dentro…a Marcé, ce lo fai un cappuccino normale e un caffellatte freddo?
-Come fai a prenderti il caffellatte freddo…
-Co la bocca faccio…come faccio!
-Ma stiamo a Marzo, stiamo!
-Embé! Ma perché te a Marzo come bevi?! Nun bevi co’ a bocca?
-Si vabbé…Forza Roma Pié!!!
Piero guarda verso il soffitto del bar, con la testa un po’ inclinata verso destra.
-Ma guarda te questo je devo metto le mani addosso, je devo mette!
Marcello, senza ossequi, ci porge con gesti esperti cappuccino e caffelatte. Mette dei piattini in ceramica sul bancone, aggiunge dei cucchiaini, mette tazza e bicchiere.
-Che te rode Marcé?
A Marcello “je rode”. Gli hanno tirato la vernice sulla 500. Quelli di sinistra gliel’ hanno tirata.
-Certo che rompono er cazzo eh! Pure ‘a macchina j’annno rovinato…a proposito de maghine t’è arrivata a te?
-Che cosa?
-A macchinaaa! ‘a 500 nova, tè arrivata o no?
-Non è la 500, ho comprato la 595.
Non è nemmeno la 595; è la 595 Abarth, mica uno scherzo. Supera i 90, supera. E non mi è ancora arrivata.
-Comunque c’ha ragione Marcello a esse incazzato…uno sputa er sangue pe comprasse na cosa e questi te la sfonneno, senza motivo, poi oggi, oggi mica ho capito che vonno fa…vonno sfonna pure piazza de Spagna…noi infatti se tira st’ariaccia chiudemo oggi.
-Veramente credo che se ne vadano presto, è una specie di manifestazione, vanno via.
-E ndo vanno a fa danni?
-All’università…mi pare all’università.
Piero borbotta, impreca, paga, mi chiede i soldi “che te senno ce marci”, glieli do. Usciamo.
Per la strada camminiamo al centro della carreggiata, ce ne andiamo a lavorare. Dalle nostre spalle arriva un vociare che sa di irreale, di sporco, di cardigan allacciato male, di sconsacrato. Ci fermano, una coppia di turisti, ci chiedono se questa è via della vite; ma non è via della vite, via della vite è la parallela, ma “vajello a spiegà”. Non è questa via della vite, è “De parallel”.