Ero lì sul lungolago a Timbuktu (1)
D’improvviso alzo gli occhi e vedo tu.
Tu che stavi col pancino un poco all’aria
e mostravi l’ombelico alla malaria.
M’hai guardato con due occhi da gazzella
ma le poppe – dio, le poppe da cammella!
Quale antilope hai spiccato poi un balzo.
Io non son carmelitano, neanche scalzo:
il pitone ha sobbalzato nella gabbia,
granchi a frotte son sbucati dalla sabbia.
Fuori guizzan dal lago anche i delfini
fottendosene un po’ d’esser marini.
Caccian l’occhio anche Marini e Bertinotti
dalle chiappe tue fluenti pur sedotti.
Zampillan fontanelle dalle polle
per irrorare l’arida tua terra
Un girotondo e tutti giù per terra
E tutto intorno a te d’amor ribolle.
Riporti in vita mostri antidiluviani
si lustran gli occhi con te pure i marziani.
Benedetta fra le donne – le bonazze –
sui campi di golf arrazzi anche le mazze.
O eterno femminino
ampolla di lussuria
dal Garda alla Manciuria
t’osanna anche il rabbino.
Gloria nell’alto dei cieli
Glory glory alleluia!
nella strada gretta e buia
svetta l’Inno di Mameli.
Bella tu di tanta beltade
tu ci elevi lassù all’empireo
Altro s’eleva solo al babbeo
che a purgare andrà giù nell’Ade.
Grande gnocca tu sei nostra vate
sei la linfa che sol ci dà vita
Per te sola calò lo stilita (2)
e la foja sconfisse l’abate.
Per te vincer si deve oppur morire
Per te io fonderò un nuovo partito
In campo scenderò ben agguerrito
e ‘Forza gnocca!’ è un nome che m’attira.
NOTE
1. http://it.wikipedia.org/wiki/Timbuktu
2. http://it.wikipedia.org/wiki/Stilita