Falce di luna che mieti la notte
Pioggia di lucciole sopra gli amanti
Sgorgan dai mari lunari i canti
delle sirene da Ulisee sedotte.
Glauca lanugine emana il cratere
spento dai tempi che Berta filava
quando eruttando lapilli con lava
alla sua bella donava il piacere.
Stella è il suo amore, però una cometa
Un lampo di passione ogni mill’anni
Un palpito che annulla i suoi affanni
Un soffio come un alito di seta.
E’ un pendolo di ansie, attese, gioie
che oscilla fra l’eterno e l’immanente,
si strugge ora del troppo ora del niente,
alìmentato dà furori e noie.
“M’ama-non m’ama, arriva-non arriva”
il giovane cratere pulsa, erutta.
Ma quando s’avvicina allora butta
lapilli che la rendono lasciva.
Poi venne il giorno, cupo e fatale
che lei non giunse a inebriarlo di luce.
Quanti i millenni che il tempo gli cuce
per riscaldare quel vuoto glaciale?
Spento l’amore, anche lui si spense
dopo un’ultima colata di pianto.
Gelato, il caldo cuore giacque infranto
avvolto dalle ombre tetre e dense.