WARNING: CONTIENE CAZZATE!!!
La fulgida prugna
d’umori s’impregna
già pronta alla pugna.
Ed è subito fregna.
Ovunque s’alligna
l’augello l’agogna.
Ignora la pigna
va dritto alla brogna.
Lassù in Gran Bretagna
l’anglo l’agogna.
L’emiro si bagna
ma non si vergogna.
Il popol mugugna
il nobil sogghigna
Ah, rorida spugna,
natura matrigna!
Un Grande di Spagna
e un tal di Livigno
dan voce a una lagna,
un coro maligno:
“Ce la dai o no, ce la dai o sì o no, o sì o no”
COMMENTO
Trattasi di una classica filastrocca infantile, utilizzata nella scuola elementare italiana fin verso la fine dell’ ottocento. Suo scopo precipuo era quello di iniziare i fanciulli (così chiamavasi all’epoca i bambini) all’uso del gruppo consonantico ‘gn’.
Le menti ottuse dei rampolli delle classi popolari, martellate dall’ossessionante ripetizione di termini contenenti il detto gruppo, giungevano alla padronanza definitiva della pronuncia corretta.
Si noti il ricorrere – che fa tenerezza - di termini obsoleti quali: pugna, fregna, alligna, augello, rogna, anglo.
L’anonimo rimatore – fosse un dotto gesuita o una deamicisiana maestrina dalla penna rossa – volle, senza dubbio, privilegiare l’aspetto fonetico a totale discapito di quello contenutistico. Non si spiegherebbe altrimenti perché una prugna si debba preparare alla pugna, per giunta impregnandosi di umori.
Vi si può intravedere anche un intento più largamente didattico, con l’inserimento di termini botanico-zoologici e geografici.
Del tutto incomprensibile ci appare, invece, l’invocazione finale: “Ce la dai o no”. Farebbe pensare – ed è questo il pensiero prevalente tra i filologi più accreditati – ad una cantilena rivolta alla maestra per sollecitare la distribuzione della merendina.