Eran circa le otto e un quarto
del 2000 avanti Cristo
Lo chiamavano Evaristo
di mestier faceva il sarto.
Procedeva lentamente
come un bradipo assonnato
Non mangiava cioccolato
perchè aveva solo un dente.
Si succhiava il pollicione
quello del piede sinistro
Lui del culto era un ministro
del Divino Rigatone
Poi d’un tratto c’è uno schianto
s’ode un sibilo nel cielo
dalle ascelle strappa un pelo
e dal cuor gli sgorga un canto:
“La mia bella non è bella
ma c’ha il culo a mandolino
due birrette e un cognachino
ce l’avrai una sorella?”
Io non c’ho una grande vista
ma ho un amico di Tirana
Quando vede una sottana
gli si allunga l’apripista.
Or tornando al nostro sarto
lui filava insieme a Berta
ma lasciò la porta aperta
maramaldo fu l’infarto.
Non morì, perse i capelli
perse il treno, perse il vizio
ma in compenso in un solstizio
ebbe un figlio con Rutelli.
Lo chiamaron Margherito
per poterci fare il pizzo
ma sbagliarono indirizzo
e a San Gallo era finito.
Così il povero Evaristo
si trovò ragazzo padre
o magari era la madre.
Ma io chiudo e metto il visto.