Non so dire se fosse ne giorno ne notte
Non so dire se fossi vicino o lontano
Venne a me dagli anfratti di un Io sovrumano
il richiamo a seguire esoteriche rotte.
Salpai s’un battello che da ebbrezza sospinto
imbastiva con le onde amoreggi focosi
Bestemmie alla luna che lambiva i marosi
qual folle geloso d’un amore dipinto.
La brezza, l’ebbrezza frastornavano i sensi
L’urlio delle fauci di tempeste fantasma
strappava le vele come rantoli d’asma
che il buio placava in lamenti melensi.
Navigammo per vaste colate d’azzurro
eruzioni di edipici Maelstrom castrati
Leoni marini dai ruggiti felpati
seducevano il tempo in un vacuo sussurro.
Planai alla fine come albatro senz’ali
non più grattando ruggine a un cielo divelto
Sentii, non so dove, ch’ero stato prescelto
a esser uno fra i tanti comuni mortali..