Le lettere sulla tastiera non le erano mai sembrate tanto attraenti.
Il foglio sullo schermo non sarebbe rimasto bianco a lungo.
Parole e parole stavano macchiando il bianco puro.
La sigaretta era finita. Un pessimo odore di fumo riempiva tutta la stanza. Non aveva mai fumato in vita sua, eppure non era riuscita a resistere a quella sigaretta che aveva trovato la mattina sul comodino.
L’aveva scordata lui. Era quella stessa sigaretta che la sera prima lei gli aveva tolto di bocca prima ancora che l’accendesse.
Non avrebbe mai immaginato sarebbe poi finita sulle sue labbra. Sorrise, era tutto troppo simbolico, e le cose simboliche aveva troppo fascino.
Guardò il mozzicone e tossì. Alzando le sopracciglia ricordò perché aveva sempre odiato il fumo.
I caratteri neri stavano cominciando a macchiare il foglio, ma erano solo schizzi, parole senza senso.
No. No. No.
Scosse la testa.
Perché mai dovrei fare una cosa, se non posso farla nel migliore dei modi?
Si alzò dalla sedia, versò un po’ di caffé in una tazzina.
Niente di nuovo
Scuotendo la testa passò davanti alla camera da letto, e vide che le lenzuola erano ancora disfatte.
Non riuscì a resistere all’impulso di stendersi sul letto e chiudere gli occhi.
Respirò piano, come se quel gesto fosse sacro. Solo allora si rese conto che il profumo di lui era ancora sulle lenzuola. Sorridendo riaprì gli occhi: aveva ancora addosso la sua camicia. Era da lì che veniva quel profumo o dal letto? O forse erano entrambi?
Poco importa.
Erano anni che non si sentiva così…forse più di quindici anni. Se lo ricordava ancora bene, nonostante fosse una bambina. Ogni suo compleanno apriva gli occhi, e sul comodino trovava un regalo, e un biglietto di sua madre.
Quella mattina, invece, l’unica cosa che aveva trovato sul comodino era una sigaretta, con accanto un biglietto. Avrebbe preferito svegliarsi e baciarlo, eppure il letto era vuoto. Non si accorse del foglietto, e scordò anche di aver poggiato lei stessa la sigaretta lì sopra.
Le parole le avevano cominciato a ruggire dentro.
Dopo aver donato tutto su questo letto sono sola?
Che senso ha fare una cosa, se non la faccio nel migliore dei modi?
Le parole le graffiavano la gola, eppure non uscivano fuori. La rabbia bloccava anche le lacrime.
Che senso ha?
Sono sola
Non avrei dovuto
Eppure ero felice
Frasi fatte. Ecco che sono. Andassero a farsi fottere.
Accese il computer, le parole sarebbero uscite sul foglio bianco. Lì avrebbero lottato fra loro, ma non avrebbero più soffocato il suo petto.
Fu allora che vide la sigaretta, mentre aspettava impazientemente il foglio bianco.
Prese l’accendino, e mentre sollevava la sigaretta, vide un pezzo di carta, strappato nel peggiore dei modi e macchiato da una pessima calligrafia.
Lo aprì e poco importa cosa ci fosse scritto.
Una giustificazione, e un banale ti voglio bene.
Le parole si erano addormentate, e il foglio era bianco.
Quando si è felici è difficile scrivere, ed è ancora più difficile buttar fuori parole che hanno smesso di combattere.
Dopo anni di lotta, quella sigaretta si era spenta, la guerra era finita.
Si tolse la camicia, e rimase nuda.
Il profumo di lui era sulla pelle e non sulla camicia, né tanto meno sulle lenzuola.
Non fumerò mai più in vita mia.
scusatemi, era una vita che non scrivevo, ma stasera mancavo d'ispirazione
e siccome non posso salvare sul pc ne approfitto per rendere partecipi anche voi, anche se avrei potuto fare di meglio