Mustafà era un ragazzino triste e pessimista.
Giunto al suo ventesimo anno, ormai stremato da tutta quella negatività che si portava addosso, decise di chiedere aiuto a un uomo ammirato in tutto il paese per la sua saggezza.
“Maestro, la mia vita è uno straccio. Mi aiuti, la prego”. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
Il saggio, senza dire nulla, si incamminò lungo una stradina, e fece cenno a Mustafà di seguirlo.
Il ragazzino acconsentì e attraversarono in silenzio una fitta boscaglia, fino a giungere di fronte a un piccolo corso d’acqua.
L’uomo, con voce ferma, comandò a Mustafà:
“Scrivi sull’acqua”.
Mustafà obbedì; immerse la punta dell’ indice e provò a scrivere, ma le parole non rimanevano impresse.
“Non è possibile scrivere sull’acqua” disse il saggio con tono comprensivo, “È nella natura dell’acqua il suo continuo fluire. Ed è così che vanno trattate le emozioni negative. Come vengono, lasciale andare. Lascia che fluiscano allontanandosi da te come l’acqua che scorre in questo torrente”.