C'era una volta un ragazzo, uno studente di matematica, che dopo una notte di bagordi con gli amici si era addormentato durante la lezione. Il professore aveva scritto alla lavagna due problemi che i più grandi matematici della storia avevano decretato come irrisolvibili.
Ridestatosi, vide i problemi alla lavagna e pensò che fossero i compiti per casa, così li ricopiò, tornò alla sua dimora, pranzò e si mise subito al lavoro.
Si arrovellò fino a tarda notte.
Il primo non riuscì a risolverlo, mentre, con una dimostrazione di ben 27 pagine, trovò la soluzione al secondo.
Il giorno dopo si presentò dal professore e con un pò di imbarazzo gli disse che non era riuscito a risolvere il primo, e che per il secondo aveva elaborato una dimostrazione troppo poco sintetica.
Il professore cascò dalle nuvole.
Il ragazzo disse che si trattava dei compiti per casa.
"Quali compiti per casa?"
La lavagna non era stata cancellata, e il ragazzo glieli indicò.
Il professore fece esplodere una risata fragorosa, e prese in mano i fogli.
Rimase sbigottito. Uno studente universitario, nemmeno laureato, era riuscito a risolvere un problema giudicato irrisolvibile.
Quel ragazzo si chiamava Albert Einstein.
Cosa possiamo imparare da questa storia?
Se Einstein avesse sentito dire che si trattava di problemi irrisolvibili probabilmente non avrebbe nemmeno provato a lavorarci sù.
Sarebbe stato vittima del giudizio di chi l'ha preceduto.