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  • 1 Intervento di Sweeney
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Il pescatore

  1. #1
    Il Merda
    31 anni
    Iscrizione: 6/7/2006
    Messaggi: 1,643
    Piaciuto: 7 volte

    Predefinito Il pescatore

    Ho scritto questo racconto qualche mese fa.
    Lo divido in spoiler per non farlo sembrare lungo...
    Enjoy!



    C'era una volta un pescatore. Era abbastanza vecchio e viveva da solo al limitare del bosco, in una piccola casa sulla costa di un piccolo lago. Sebbene il villaggio si trovasse lì vicino, si allontanava raramente dalla spiaggia, giusto per vendere il proprio pesce e con il guadagnato comprare il necessario per vivere. Non era scorbutico, ma la vita urbana non gli interessava: lui amava la natura, l'acqua del lago e la fresca brezza del mattino. Era capace di passare anche giorni e e notti intere nel lago con la sua fedele barca a remi, cullato dalle dolci onde.
    Una notte d'estate la sua barca si arenò su una spiaggia, non distante da dove abitava. I sassi sul fondo dell'acqua bassa l'avevano fermata. Il rumore del legno contro questi lo svegliò dal suo sonno. Per capire dove fosse prese la lanterna accesa e la puntò davanti a sè. Seguì con lo sguardo la costa. Non vide nulla di strano, finchè non notò qualcosa. Scese dalla barca e, incuriosito, si diresse lentamente verso quella strana forma. Si rese presto conto di trovarsi di fronte al corpo di una donna, apparentemente svenuta, con un unico lungo vestito bianco. In preda al panico si inginocchiò e poggiò la lanterna per terra. Si accorse che per fortuna respirava. Cercò di svegliare quella donna, colpendola leggermente sulle guance, ma questa non dava alcun segno di volersi riprendere. Impreparato sollevò quel corpo e lo mise nella barca. Vi salì, afferrò i remi e remò con quanta più forza aveva in corpo per raggiungere al più presto la propria casa. Quando giunse alla spiaggia teneva in braccio la donna, che non intendeva svegliarsi. Entrò in casa, arrivò alla sua stanza al piano superiore e la distese sopra al letto. Tirò il primo, fatidico sospiro di sollievo e crollò sul pavimento.
    Un sacco di domande prive di risposta su chi fosse quella donna gli riempivano la mente. Non si chiese mai quale forza sconosciuta lo spinse a portarla in casa. Quando finalmente si calmò decise che, sebbene la situazione fosse assolutamente inspiegabile, doveva pur fare qualcosa. Tentò di rimanere sveglio per quel poco che rimaneva della notte, ma alla fine cedette alla stanchezza.
    Si svegliò al primo spiraglio di sole che passò oltre il foro nel muro, diretto verso di lui. Fu felice di vedere la donna che dormiva ancora. Quando riuscì a mettere a fuoco ciò che gli stava attorno, guardò la donna. Rimase rapito per diversi istanti dal suo viso, illuminato dai raggi del sole. Fu colpito dai lineamenti, così dolci come non li aveva mai visti. I lunghi capelli castani ricadevano dolcemente sul letto e sui suoi occhi serrati, coprendoli in parte. Pensò che fosse un angelo caduto dal cielo. Contrastò il desiderio di continuare a fissare quel viso cercando di svegliarla. Si avvicinò al letto e diede qualche colpo sulla sua spalla. La donna schiuse lentamente gli occhi e presa da improvviso spavento si rannicchiò nell'angolo del letto. Il pescatore tentò di rassicurarla, invano. Rimase nascosta sotto le coperte, lasciando liberi solo gli occhi, di un marrone splendente, che si muovevano rapidamente scrutando la stanza. Questi ricordavano al pescatore un cerbiatto immobile e nascostamente terrorizzato, preda di un cacciatore. Le disse di stare tranquilla, che si trovava al sicuro in una casa vicino ad una spiaggia, e soprattutto che non voleva farle alcun male. La donna non si scoprì. Il pescatore, come un animale che si vuole ingraziare il volere di una femmina, prese del latte dalla credenza, lo versò in una ciotola e gliela porse. Lei titubò, ma poi si tolse la coperta da dosso e afferrò la ciotola. Bevve il latte mantenendola talmente inclinata da nasconderle il viso. Infine la vuotò e finalmente si calmò, il cerbiatto era riuscito a scappare al cacciatore. Il pescatore le chiese come si chiamava. La donna scosse la testa. Lui rimase perplesso. Non capendo cosa volesse dire quel cenno, improvvisò e le chiese se si ricordava il suo nome. Lei ripetè lo stesso cenno. Una donna smemorata e priva di qualsiasi parola si trovava in casa sua. Un angelo.
    Volle mostrarle dove si trovava. Le diede la mano. Insicura la donna allungò un braccio, gliela strinse piano e si fece accompagnare. Le mostrò rapidamente la stanza dove aveva passato la notte. Dal foro del muro le spiegò dove l'aveva trovata, indicando una zona indefinita del lago. Pensò che se fosse andato verso quella parte della costa lei avrebbe potuto riacquistare la memoria. La donna scrutava ogni piccolo angolo della casa a piccoli passi sgraziati, impaurita, come fosse una bambina. Manteneva una mano al petto, come per proteggersi da un male sconosciuto. Uscirono dalla porta di casa, diretti verso la spiaggia dove era stata trovata la donna. Questa si coprì gli occhi dal primo raggio di sole che colpì a tradimento i suoi occhi. Quando si abituò alla luce, si guardò intorno e fissò stupita il lago. Sembrava che non avesse mai visto una cosa simile, o che non se ne ricordasse. Tirò il braccio del pescatore indicando la distesa d'acqua. Lui le chiese se voleva andare sulla barca spiaggiata lì vicino, indicandola con un dito. La donna annuì. Il pescatore la mise nella barca e fu felice di notare che vi si trovavano ancora la canna da pesca con tutte le esche e la rete. Salì e iniziò a remare lentamente.
    La donna stava seduta con un gomito poggiato su un ginocchio, fissando il lago, il mento sul palmo di una mano. Con l'altro braccio oltre la barca sentiva lo scorrere dell'acqua. Sembrava che per lei non ci fosse altro che la magia della corrente che le sfiorava le dita, e sorrideva. Il pescatore rimase ipnotizzato da quel sorriso. Così semplice, così intenso. Rallentò l'andatura per continuare a guardare il suo viso, i suoi dolci occhi nocciola persi nel fondo del lago. Non seppe dire se fosse stato il destino, ma stava di fatto che aveva trovato uno splendido angelo arenato sulla terra e questo era sufficiente.
    Quando finalmente giunsero vicino alla riva, il pescatore fu costretto a malincuore a fermare la barca. La donna, destata dai suoi pensieri, si guardò intorno. Incontrò gli occhi del pescatore che indicava la spiaggia. Tolse la mano dall'acqua e si voltò verso la costa. Rimase a fissarla per qualche istante, poi distolse lo sguardo, rimise la mano nel lago e iniziò a disegnare dei cerchi. Il pescatore le chiese se voleva andare più vicino, se si ricordava qualcosa. La donna non rispose, ormai persa nei suoi sogni ad occhi aperti. Il pescatore, dovendo comunque procurarsi del cibo, buttò l'ancora in acqua e montò la canna da pesca. La donna alzò la testa, quando vide l'amo cadere in acqua. Si stupì nel vedere quello strano bastone di legno che teneva tra le mani il pescatore. Indicò la canna con un dito, le sopracciglia aggrottate, lo sguardo incuriosito. Il pescatore le spiegò che cos'era e a cosa serviva. Per sua rara fortuna in quel momento un pesce abboccò e lui riuscì a tirarlo fuori dall'acqua. Lo prese al volo, lo staccò dall'amo e gli spezzò la testa tenendolo tra le mani. La donna si avvicinò al pescatore e allungò le braccia. Il pescatore le diede la canna. Lei fu molto impacciata nel caricare il braccio e lanciare l'amo. Lui allora la aiutò, mantenendo assieme a lei la canna con due mani. La donna non sembrava più impaurita dal pescatore, e di questo lui se ne rincuorò. Insegnarle a resistere alla forza dei pesci fu un altro paio di maniche. Quel corpo esile e docile, a differenze del robusto pescatore, non era capace di contrastare neanche la forza di un piccolo pesce. Ne scapparono molti durante la giornata, ma il pescatore non si preoccupava: i sorrisi che lei le regalava lo rendevano più felice di quanto fosse mai stato. Si convinse che questo accadesse perchè era realmente un angelo.
    La sera scese anche sul lago e furono costretti a ritornare dove erano partiti, prima che la notte coprisse l'intero lago. La donna, quando furono visibili le stelle, si distese su una delle assi della barca per osservare quelle piccole luci lontane. Il pescatore accese la lanterna e remò lentamente verso casa. Voleva che lei rimanesse a sognare, guardando le stelle che apparivano in alto nel cielo. Appena entrarono in casa, il pescatore prese della legna conservata in una stanza e la sistemò su un piccolo spiazzo di terra all'esterno per farne un falò. Accese il fuoco sfregando due legnetti, mentre la donna restava in piedi vicino. Quando si formò una fiamma abbastanza grande, andò a prendere in una cassa due pesci pescati che infilzò con due sottili assi di ferro. Ne porse uno alla donna, si sedette per terra e pose il pesce sul fuoco. Lei imitò il pescatore, pur non capendo a cosa servisse tutto quel da farsi. Il pescatore le spiegò che per mangiare un pesce, questo andava prima cotto sulla fiamma. Quando furono abbastanza sazi da non dover mangiare più, rientrarono in casa.
    Notò che gli occhi della donna rimanevano aperti a malapena, così la accompagnò nella stanza dove vi era il letto. Quando lei fu sotto le lenzuola, le si sedette accanto, come per sorvegliarla, e le accarezzò i capelli per aiutarla a dormire. Chiuse gli occhi e il pescatore timidamente le diede un bacio sulla guancia, come un ragazzo alla sua amata. Ritornò di sotto pensando se un giorno quell'angelo avrebbe mai recuperato la memoria, o se addirittura ne avesse mai posseduta una. La immaginò con le ali che volava sopra la cresta del lago, nel suo lungo vestito bianco. Il pescatore, prima di andare a dormire, era solito sedersi di fronte al tavolo sotto la finestra, accendersi la pipa e scrivere delle storie che parlavano di pirati, di draghi e di streghe, alla luce di una candela. Quella sera non fece diversamente, ma iniziò una storia molto diversa dalle sue solite favole. Non vi erano più eroi e esseri malefici da sconfiggere. Scrisse di un modesto pescatore che affronta una tempesta in mare, cade dalla sua barca, rischia di non rivedere più la luce del sole, ma viene salvato da un angelo che lo riporta sulla terra. Quando ebbe finito di scrivere, la notte era inoltrata. Si addormentò sul pavimento, vicino al suo letto.
    Il mattino dopo il pescatore si svegliò prima della donna e ne approfittò per osservare il suo viso, illuminato dai timidi raggi del sole. Scese al piano di sotto per preparare la colazione. Accese il fuoco, dopodichè mise mano al latte e al pane. All'improvviso sentì la donna tossire forte dal piano di sopra. La raggiunse rapidamente e la vide rannicchiata nel letto, con le braccia strette al petto e la mano sulla bocca. Tossiva come se avesse avuto un diavolo in corpo e fosse stata costretta a farlo uscire al più presto. Il pescatore la strinse a sè, non sapendo cosa poteva fare per aiutarla. Quando poi la tosse si fu calmata, il pescatore prese una coperta e gliela pose addosso. Le disse che quel giorno sarebbero rimasti in casa. Il pescatore era molto preoccupato.
    Decise che le avrebbe raccontato una delle sue storie che aveva conservato, per tenerle compagnia. Andò a prendere la favola di una sirena che un giorno si sveglia senza la propria coda squamosa, ma con delle gambe umane e un paio di grandi ali piumate. Il pescatore fu felice di vedere di nuovo il sorriso sulla faccia della donna mentre lui raccontava. Lei lo ascoltava con lo sguardo perso di una piccola bambina stanca e assonnata. Quando poi lei si addormentò, il pescatore riprese a scrivere, non volendosi assolutamente allontanare da casa.

    I giorni passarono e diventarono settimane, le settimane diventarono mesi. La donna non recuperò mai la sua memoria. Nessuno in tutto quel tempo venne mai a cercarla. Non diventò mai una vera donna, ma rimase una bambina, nè disse una sola parola per tutto il tempo che visse assieme al pescatore. Il pescatore non intendeva darle un nome, non tanto perchè fossero gli unici intorno al lago e che quindi non ce ne fosse bisogno, ma perchè non riusciva ad immaginare un nome da dare ad un angelo così bello: nessuno la rispecchiava veramente. Scoprì che lei era capace di leggere, quando una sera che non riusciva a dormire, mentre lui scriveva, lei prese alcuni fogli ingialliti dal tavolo e con grande interesse seguiva ogni riga della favola che vi era scritta sopra. Ogni sera aspettava con ansia che il pescatore le scrivesse una storia, magari di principi coraggiosi e principesse rinchiuse in una torre, pronte ad essere salvate. Imparò anche a prendere i pesci con forza, senza l'aiuto del pescatore.
    La mattina si spingevano nel lago per pescare, nel tardo pomeriggio si riposavano in casa e la sera cenavano insieme, sotto il cielo stellato che piaceva tanto alla donna. Lei era diventata una figlia da proteggere e da crescere, lui un padre affettuoso e premuroso. Tutte le mattine il pescatore si svegliava e si faceva forza pensando a quell'angelico sorriso che lei gli regalava ogni giorno. Gli abbracci e i casti baci sulla guancia che gli dava erano per lui un'immensa benedizione: poteva anche uccidere uno dei mostri o dei demoni delle sue favole, come facevano i suoi coraggiosi eroi. Fu il periodo più bello della sua vita.
    La notte, prima di andare a dormire, lui si sedeva sul letto con i fogli pieni di scritte in mano, mentre lei si appoggiava con la testa sulle sue gambe e ascoltava sognando ogni parola delle sue storie fantasiose, aspettando il sonno. Quando poi si addormentava, il pescatore le accarezzava la testa, lentamente. Fissava per un po' il suo viso che in quel periodo non aveva cambiato espressione, per poi portarla a letto. Una bellissima principessa immortale. Il pescatore usò le sua capacità di inventare storie durante una notte di temporale. La donna spaventata dai tuoni e dallo scroscio dell'acqua svegliò il pescatore, addormentato nel letto che aveva costruito affianco al suo. La fece entrare nel suo letto e per rassicurarla le raccontò di una principessa che viveva in un castello costretto da una maledizione e per questo circondato da una tempesta perenne. Un principe, con l'aiuto di Poseidone, il dio dei mari, riesce a togliere la maledizione dal castello, liberare la principessa e portarla via. La donna si strinse a lui, mentre lui le accarezzava la testa, come le piaceva. Si addormentarono tutti e due, abbracciati.
    Assieme alla loro felicità, purtroppo, cresceva sempre di più quella che lui definiva la malattia della donna. La tosse non si stancava mai di comparire quando meno se lo aspettavano. I primi giorni non era un gran problema: la donna rimaneva in casa per un po' di tempo e il pescatore le teneva compagnia. Se non andava a pescare per un paio di giorni non era un problema: per prevenire questa situazione rimanevano più tempo in barca, tentando di prendere quanto più pesce riuscivano. Nell'ultimo periodo la malattia l'aveva costretta in casa. La donna si sentiva molto debole. Il suo viso aveva perso lo splendore da quando il pescatore l'aveva incontrata. Perennemente stanco, affaticato. Il suo sorriso, al contrario, non si era mai spento. I suoi occhi non avevano perso colore. Per il pescatore, lei rimaneva un angelo.

    Un giorno il pescatore si svegliò. Diede uno sguardo al letto di fianco. Da troppi giorni ormai la donna era rimasta in casa. Era venuta l'ora di lasciarla dov'era, mentre lui sarebbe andato con la barca nel lago. La svegliò e le disse che sarebbe uscito. La donna non rispose, ma annuì sorridendo. Il pescatore prese il necessario ed uscì di casa.
    Quando fu nel centro del lago, si preoccupò. Non riusciva realmente a concentrarsi. Continuava a girare la testa verso la propria casa, sperando che la donna non si alzasse mai dal letto per chiedere aiuto: sarebbe stato un segno che non stava male. Quando decise che sarebbe stato inutile rimanere a pescare, la vide. Una strana figura nera che camminava sulla cresta del lago, diretta verso di lui. Rimase immobile, terrorizzato. Quando fu abbastanza vicino, il pescatore si rese conto che in realtà era un uomo incappucciato in un vestito nero. Cadde sulle assi della barca non appena vide il suo sguardo: gli occhi totalmente neri e un viso pallido che solo la morte poteva possedere.
    - Chi sei? Che cosa vuoi? - chiese il pescatore, cercando di trattenere la paura.
    - Io sono la Morte -
    Il pescatore resistette al riflesso di svenire. La sua voce era tanto cupa da non sembrare umana. Il suo sguardo era vitreo. Sperava che sarebbe morto un giorno lontano, in un letto caldo, circondato da persone amate. Oppure con quel suo angelo che gli stringeva la mano, aspettando di passare dall'altra parte. A quanto sembrava, non sarebbe stato così. Rinunciò a porre resistenza all'inevitabile, alla Morte che aveva di fronte. Prima di andarsene però, voleva salutare la donna. Si chiese cosa avrebbe fatto lei quando lui non ci sarebbe stato più, quando avrebbe trovato il suo corpo senza vita nella barca. Si alzò e affrontò la Morte.
    - Voglio vedere prima mia figlia - disse il pescatore al nulla. La Morte era sparita. Il pescatore si guardò intorno, senza notare traccia dell'uomo incappucciato. La Morte lo aveva risparmiato! Poteva ancora tornare a casa, abbracciare il suo angelo e starle accanto! Afferrò i remi e raggiunse la propria spiaggia, più felice di quanto non lo era mai stato. Entrò in casa, salì al piano di sopra per vedere come stava la donna. La vide dormire. Le si avvicinò, si sedette e le strinse la mano. Non l'avrebbe più lasciata e pensò che il giorno dopo sarebbero andati assieme al villaggio e lui le avrebbe preso un altro vestito. Le accarezzò i capelli. La donna sorrise nel sonno, dolce come sempre. Quel sorriso lo rese ancora più contento. Il pescatore si chiese cosa stesse sognando. Sperò in un grande prato verde con tanti alberi e tanto sole. Un giorno l'avrebbe portata in un posto simile, a tutti i costi.
    Alzò lo sguardo e fu in quel momento che la vide di nuovo. Quella strana figura nera era arrivata all'altro lato del letto. Imponente, inquietante. Il pescatore cadde dalla sedia e a fatica trattenne le urla. Un uomo incappucciato, pallido come solo la morte poteva essere stava fissando la donna con i suoi occhi totalmente neri. Il pescatore ansimava. Lo sguardo perforante di quell'uomo lo aveva pietrificato. La felicità scomparve in un attimo.
    Il pescatore pianse, tra spavento e rinuncia. Sapeva perchè la Morte era venuta in casa sua. Piangendo riflettè su ciò che avrebbe potuto fare. Si asciugò le lacrime e fece un respiro profondo. Si alzò da terra.
    - Sei venuto per prendere lei? -
    - Sì -
    - Prendi me al suo posto, sono pronto -
    - Non è ancora venuta la tua ora -
    Il pescatore disperò. Come poteva convincere la Morte? Non era più in una delle sue fantasie, dove la Morte poteva essere vinta con una partita a scacchi o con un qualche stratagemma. Si trovò faccia a faccia con la dura realtà. Si inginocchiò e strinse più forte che poteva la mano della donna. Pianse sulla sua mano e la baciò, ormai abbattuto. Fissò il suo viso. Non avrebbe visto mai più visto quegli occhi, nè quel sorriso. Ripensò a tutto il periodo che aveva passato insieme a lei. Il pescatore perse il controllo.
    - Non portarmi via ciò che ho di più caro al mondo, proprio lei che come un angelo è piombato nella mia vita! Chi mi restituirà i suoi occhi con cui guardava sognando l'acqua del lago?! Chi potrà ridarmi il suo sorriso con cui mi salutava e mi dava forza ogni mattina?! Non potrò più accarezzarle i capelli la sera per farla addormentare! Voglio vedere ancora i suoi occhi e il suo sorriso. Lei è troppo bella per essere dimenticata! Io sono solo un vecchio pescatore. Fa che io possa ancora vederla, per quel poco di tempo che mi rimane da vivere. -
    La Morte rimase impassibile. Dovette riconoscere la sincerità dell'amore del pescatore.
    - Portala sul lago - gli disse l'uomo dissolvendosi di fronte ai suoi occhi.
    Prese in braccio la donna e la portò fin fuori da casa. Non intendeva svegliarsi, sembrava più svenuta che addormentata. Si ricordò come l'aveva trovata. Così come l'aveva fatta entrare nella sua vita, così l'avrebbe fatta uscire. Svenuta, fra le sue braccia. La mise dolcemente nella barca e si spinse nel lago. Guardò quel corpo disteso e pianse. Sperò che la Morte l'avrebbe risparmiata. Si voltò e vide nuovamente la figura nera al centro del lago. Si fermò. La Morte indicò l'acqua.
    - Gettala sul fondo - gli disse.
    Ebbe paura. Doveva forse ucciderla facendola annegare? Il pescatore non riuscì a controbattere. Prese quel corpo che ancora respirava, diede un ultimo sguardo al suo viso e lo pose delicatamente in acqua. La vide sprofondare. Il pescatore, con gli occhi gonfi di lacrime, guardò la Morte, aspettando che succedesse qualcosa. La Morte indicò di nuovo l'acqua del lago. Il pescatore cercò di scrutare il fondo, senza vedere più il suo angelo.
    All'improvviso il lago fu illuminato da una luce sfolgorante come il pescatore non aveva mai visto in vita sua. Cadde sulle assi della barca. Si rialzò con il cuore che gli batteva forte in petto e guardò lì dove aveva lasciato la donna. Vide all'improvviso una figura bianca che nuotava velocemente verso il pescatore. Il cuore era sul punto di esplodere quando vide il viso del suo angelo, ancora vivo e sorridente. Mise una mano nel lago, lacrimando di gioia e la figura sparì.
    - Potrai ancora vederla, ma lei non ci sarà. Vedrai il suo sorriso e i suoi occhi, ma non potrai più riaverla - disse la Morte, poco prima di dissolversi.
    Il pescatore rimase tutto il giorno a pescare, guardando la figura della donna che guizzava veloce nell'acqua. Sebbene non potesse più averla con sè, era felice di poter continuare a guardare il suo sorriso e i suoi occhi.

    Il pescatore visse altri anni con la speranza che un giorno avrebbe rivisto sua figlia. E il giorno in cui anche a lui toccò l'inevitabile sorte, non fu un uomo incappucciato a portarlo via, ma un angelo con lunghi capelli marroni, splendidi occhi nocciola e grandi ali piumate. Questa le porse la mano e il pescatore fu felice di stringerla e seguirla, lì dove nessuno può.
    Ultima modifica di Sweeney; 29/5/2011 alle 11:27
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  2. #2
    FranCiccio91
    Utente cancellato

    Predefinito

    Premetto che ho iniziato a leggerla solo perchè amo pescare, quindi leggendo le prime righe mi sono subito appassionato e l'ho letta con piacere. Altrimenti non l'avrei fatto

    Comunque.
    E' Bellissima.
    complimenti...
    Il finale specialmente...

    Scritta tu?

    Però non capisco, cosa rappresentava alla fine la donna nella storia? davvero un angelo? vabbè, poco importa sta di fatto che mentre leggevo ho immaginato il lago, la barca, la morte, i pesci e la casetta XD

    Grazie per queste piacevoli immagini.

  3. #3
    Il Merda
    31 anni
    Iscrizione: 6/7/2006
    Messaggi: 1,643
    Piaciuto: 7 volte

    Predefinito

    Quote Originariamente inviata da FranCiccio91 Visualizza il messaggio
    Scritta tu?
    E' tutta opera mia.
    A FranCiccio91 piace questo intervento

  4. #4
    FranCiccio91
    Utente cancellato

    Predefinito

    Quote Originariamente inviata da Sweeney Visualizza il messaggio
    E' tutta opera mia.
    Continua così, hai talento

    Molto fluida la lettura, e abbastanza piacevole, anche se poteva essere un pizzico accorciata, alcune frase erano superflue, però almeno sono state utili per l'immaginazione completa

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