Stamattina non ero al lavoro.
Ufficialmente stavo male.
In realtà dovevo riflettere, e così ho fatto.
Ero all'università; ho incontrato amici, intravisto professori, assaporato sensazioni che mi ero lasciato alle spalle.
Perché proprio all'università?
Perché un immenso reticolato di coincidenze mi ha portato lì.
Se ci penso mi spavento, è come se ci fosse dietro un disegno.
Avevo deciso di abbandonare gli studi, dedicarmi al lavoro, avevo qualche programmino in mente...
ma queste coincidenze mi hanno spinto ad avvicinarmi allo specchio, stropicciarmi gli occhi e guardarmi: chi vedo?
Vedo un ragazzo che vuol fare il formatore, che ha tanta passione, che non ama essere comandato a bacchetta e che viceversa ama organizzare, gestire, proporre; vedo un ragazzo che ha dei punti di forza e altrettanti punti di debolezza. Vedo un ragazzo curioso, che ama fare ricerca, e imparare cose nuove.
Non vedo un assicuratore, e più in generale non vedo un venditore.
Posso diventarlo, certo, le materie che studio e applico pressoché quotidianamente mi fanno giungere in questa direzione, ma mi insegnano anche un'altra cosa: occorre allinearsi con i propri valori.
I miei valori non hanno nulla a che fare con la vendita.
Ho voluto provarci, ho cercato di appassionarmi, eppure questa mattina, anziché essere ai due appuntamenti che avevo preso personalmente, bazzicavo fuori dall'aula 35 di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell'Università di Torino.
Non è stato un caso.
Una cosa è certa: sono combattuto; ci sono tante strade che possono portarmi dove voglio, però la devo smettere di ingannare me stesso e devo seguire la mia indole più profonda.
L'intenzione è quella di ricominciare a studiare; le esperienze lavorative mi sono servite a imparare un sacco di cose, proprio quelle che mi servivano.
Ora sto valutando alcune ipotesi per pagarmi gli studi.
Speriamo in bene.
In questo momento sto di m.....a,
domani mattina andrà meglio.