Non si devono avere rimpianti, se ne hai da ciò devi imparare per quel che riguarda il tuo agire futuro. Ciò significa che per quello che farai nel presente devi comportarti al massimo delle tue possibilità. Non devi far sì che ti si ripresentino pensieri interiori del tipo "Avrei potuto dire, avrei potuto fare..."
Chiunque di noi ha delle cose, chi più chi meno, che nella nostra vita non ci piacciono e che sono scaturite da scelte passate. Indietro non si torna, questa é una certezza, per cui pensa a ciò che hai oggi e costruisciti un domani vero, senza rimpianti.
Prima cosa, ciao Bonsai.
Rimpianti? Pochissimi. Ma di quelli che in certi periodi, senza un preciso motivo, tornano a tormentarti.
Credo sia normale pensare al passato, meglio se non ossessivamente; credo sia normale ogni tanto permettersi un pò di malinconia.
Per quanto mi riguarda la malinconia è uno stato necessario per continuare ad apprezzare la vita. L'uomo è continua tensione all'infinito e necessita di stimoli sempre diversi, non è capace di accontentarsi. Il non accontentarsi a volte lo porta ad essere infelice, nonostante apparentemente non ne avrebbe i motivi, un pò come sta accadendo a te ora.
I ricordi, ti tengono aggrappato a quello che sei stato e, anche se piano piano diventano meno nitidi, rivivono ogni giorno in quello che fai, metabolizzati nel tuo modo di vivere e di pensare.
Il vero problema comunque credo che non stia negli eventi, nelle persone o negli stati d'animo.
Più semplicemente credo che a creare disagio sia il rendersi conto del passare del tempo e di quanto fossimo distratti mentre una parte importante della nostra vita se ne stava andando.
La tua risposta mi ha fatto sentire meno strano rispetto a quello che sto vivendo, e ti ringrazio per questo. Forse tu hai afferrato veramente quello che volevo condividere in questo post, il fatto dei ricordi che svaniscono sempre più in fretta mi è stato detto che sono frutto di un'adolescenza non vissuta alla grande, e che il mio cervello tende a cancellare, portando però con se anche ciò che di bello è stato.
Come ho scritto so che per molte persone passerò solo come un ragazzino, mi spiace averti fatto cascare i coglioni, per me scrivere tutto ciò è stato semplicemente sfogo, di un qualcosa che realmente non comprendo. Rispetto la tua idea in ogni caso, a 40 anni magari ripenserò a questo momento con il sorriso sulle labbra, ma momentaneamente è questo ciò che provo, concedimelo, per ora.
Non credo ci sia rimedio allo sbiadire dei ricordi; sbiadiscono le cose, le persone, persino i grandi amori. Capita a tutti, non solo a chi ha avuto brutte esperienze o addirittura veri e propri traumi. Non so dirti il meccanismo per cui accade e non so darti un rimedio per evitarlo ma posso assicurarti che non c'è niente di strano in ciò che ti sta capitando.
Sono fasi attraverso cui passano tutti, anche chi ti dirà che ti fai troppi problemi e che sono solo capricci di un ragazzino. L'orgoglio e la voglia di emergere spesso spingono le persone a convincersi di essere insensibili.
La maturità arriverà, come hai detto tu, quando riuscirai a guardare indietro e a sorridere per ciò che eri.
Ma anche mentre sorriderai ci sarà, velato, quel pizzico di malinconia che forse non se ne andrà mai.
Siamo esseri umani e viviamo schiavi delle nostre sensazioni.
Ultima modifica di Joe Black; 22/9/2016 alle 6:02
ACHTUNG: questo post sarà impopolarissimo.
Io invece capisco il discorso, e non mi sembra tanto strano se è una situazione passeggera.
Sono sicura che tutti possono avere qualche momento o periodo in cui, magari perché si è in una situazione difficile, si rimpiangono le scelte fatte e si vorrebbe tornare indietro; specie se quello che abbiamo fatto ha conseguenze dirette sul presente. Naturalmente se il rimpianto è persistente o porta ad una malinconia/depressione generale meglio interrogarsi sui perché (e se le cose si aggravano, cercare aiuto), ma di per sé non mi sembra affatto strano.
Poi, alcune persone sono sicuramente più prone a questo atteggiamento... Ad esempio, io . E' una caratteristica che reputo negativa, e di cui farei volentieri a meno, diciamo la verità, ma fino a quando non influisce eccessivamente sul mio umore o sulla mia vita di tutti i giorni, non la vivo come un problema.
Ora, la parte impopolare: mi sembra veramente sbagliato, oltre che terribilmente dannoso, trattare un ventenne come un bambino. Sì ok, 22 anni sono pochi; e ok, la gioventù è il periodo in cui si costruisce, per cui inevitabilmente ci saranno errori, passi falsi e quant'altro. Ma dire deresponsabilizzare continuamente una persona adulta (perché un ventenne lo è) con discorsi del tipo "sì vabbè ma di che ti preoccupi, hai tutta la vita davanti" è sintomo di una società gravemente affetta da sindrome di Peter Pan.
Conosco ventiduenni che hanno già compiuto scelte e assunto responsabilità in ambiti come il lavoro, la famiglia e la vita in generale, e purtroppo le preoccupazioni di questo genere tendono ad essere le stesse a 20 anni come a 40. Se hai un mutuo, non penso che la banca ti lascerà saltare un paio di rate perché sei giovane. Il tuo capo non ci penserà due volte a metterti alla porta se combini cazzate sul lavoro, la tua età non ti salverà.
La buona notizia è che c'è quasi sempre margine per rimediare. In un periodo buio si può non vederlo, e anche questo è normale, ma bisogna lottare per rimanerne consapevoli. Altre volte... purtroppo bisogna imparare a convivere con il rimpianto - di nuovo, la buona notizia è che forse morirai CON il rimpianto, ma di certo non morirai DI rimpianto. Si va avanti e si creano altre occasioni, e come ha detto Jack, altri modi di essere comunque felici.