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Teschi di cristallo
Nei tempi più antichi, secondo Swiftdeer, i dodici teschi erano situati in circolo attorno ad un tredicesimo fatto di ametista, e c’erano anche otto corte bacchette di quarzo, quattro allineate con i punti cardinali e quattro con le direzioni intermedie. Si dice che questi teschi siano una sorta di computer olografici, di database di informazioni riguardanti le origini, le mete, il fato e i misteri dell’Umanità e della Vita. Il numero di dodici si collega ad un’altra leggenda secondo cui ci sono dodici pianeti abitati nell’Universo. I teschi verranno ritrovati quando l’umanità sarà diventata più saggia e gli uomini esseri migliori, così da non utilizzare in maniera malvagia il potere dei cristalli. Questo racconta la leggenda Cherokee.
Nel 1920 Frederick Mike Mitchell-Hedges, un esploratore britannico, stava guidando una spedizione nell’Honduras britannico, ora Belize. Egli era convinto che Atlantide o alcune delle sue tracce dovevano trovarsi da qualche parte nell’America Centrale. La spedizione stava cercando una leggendaria città maya scomparsa. Nel 1924 Mitchell-Hedges centrò il bersaglio, trovò la città scomparsa - chiamata Labaanatum o Lubaantum (la città delle pietre cadute) - nascosta nel fitto della giungla. Mentre tutta la spedizione stava lavorando per riportare alla luce la città, la figlia diciassettene di Mitchell-Hedges, Anna, trovò un teschio di cristallo tra le rovine di un tempio, sotto un altare. Parecchie settimane dopo fu trovata anche la mandibola, nascosta a diversi metri di distanza.
Quando gli indigeni, che erano al seguito della spedizione archeologica, videro il teschio, lo venerarono ed affermarono che :<<era il dio cui si rivolgevano per venire guariti dalle malattie o per chiedere di morire>>. Subito dopo edificarono un altare presso il quale pregarono e piansero per almeno due settimane.
Nel 1964 il teschi fu consegnato a Frank Dorland, un esperto in cristalli nonché collezionista d’arte, che condusse degli esperimenti presso i laboratori della Hewlett-Packard a Santa Clara, California. Da questi test e da studi successivi portati avanti dallo stesso Dorland il teschio mostrò una lunga serie di anomalie. Immerso in un bagno di alchool benzilico, e trapassato da un raggio di luce, si è potuto stabilire che il teschio fu costruito usando un unico blocco di cristallo di quarzo. In più, si scoprì, fu lavorato ignorando completamente l’asse naturale del quarzo, il che avrebbe dovuto portare alla rottura del blocco. Dorland poté affermare con certezza che nella lavorazione del teschio non furono usati alcuni strumenti metallici, dal momento che non vi erano scalfitture di alcun tipo sul quarzo, come dimostrato da analisi effettuate con microscopi molto potenti.
Dorland era inoltre convinto del fatto che esso fosse stato prima sommariamente cesellato usando dei diamanti, per poi essere più finemente lavorato con una soluzione di acqua e sabbia di cristallo di silicone. Ma utilizzando questo processo di lavorazione sarebbe stato necessario un periodo di esecuzione continuata pari a un periodo di tempo di 300 anni (!), ipotesi che chiaramente sembra inverosimile. L’alternativa potrebbe essere che la tecnica utilizzata implichi una qualche tecnologia perduta o dimenticata, senza alcun equivalente moderno.....
Ma c’è molto di più....
Da subito esso ha generato delle reazioni contrastanti: chi ne era affascinato, chi ne subiva la presenza, chi giurava di vederlo muovere, chi affermava che emanava profumi. Persino tra padre e figlia Mitchell Hedges non vi era concordanza di sensazioni. Anna era talmente affascinata dal teschio al punto da trarne benessere e compagnia (ne è ancora la detentrice); il padre invece non ne sopportava la presenza al punto da assumere un comportamento ai limiti della nevrosi.
L'antiquario Frank Dorland che eseguì sul cranio vari esami, afferma che una volta esso fu circondato da un alone luminoso per parecchi minuti; altre volte si udivano da esso degli scampanellii ed altre volte ancora era possibile intravedere velatamente delle immagini di strani paesaggi. Ci furono anche soggetti facilmente impressionabili che dopo aver fissato il teschio, ebbero problemi psichici.
Il teschio Mitchell-Hedges non è l’unico che sia stato ritrovato. Due teschi furono rinvenuti da due soldati mercenari in Messico alla fine delgli anni ‘90 del 1800 - forse contemporaneamente - ed ora uno si trova al Museo dell’Umanità a Londra, mentre l’altro è stato portato al Museo Trocadero a Parigi. Un teschio ribattezzato Max fu trovato in Texas. E’ un singolo blocco di quarzo molto limpido, pesa 18 pounds e le sue origini pare siano da trovare in Guatemala. Fu usato da un monaco tibetano per diversi anni nell’ambito di rituali di guarigione. Adesso si trova nelle mani di Jo Ann Parks, Houston, Texas. Un altro ancora è stato chiamato "ET". Pare che sia stato trovato in Centro America. Il suo soprannome deriva dalle sue fattezze che lo fanno sembrare un extraterrestre.
Tutti questi altri teschi comunque non hanno la perfezione del Mitchell-Hedges. L’unico che può competere, e che oltretutto mostra una somiglianza decisamente forte, è il cosiddetto Teschio di Quarzo Rosa, il quale però si trova da qualche parte vicino al confine Honduras-Guatemala, e materialmente non è nella disponibilità di alcuno scienziato o ricercatore.
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