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Ho letto il monologo di Molly, e altri brani che non ricordo, ma per quanto riguarda Il brano di Molly, io l'ho trovato incredibile. Mi ha segnata moltissimo, non so perchè, ma al tempo sono andata proprio in fissa per quel pezzo.
Lo sperimentalismo fine a se stesso, personalmente, mi irrita, perchè sembra davvero nn tener conto del lettore. Però penso anche che la sperimentazione sia necessaria per creare novità. Voglio dire, il contenuto è rilevante, ma almeno quanto la forma. E prima o poi deve pure arrivare qualcuno che scrive -magari una cazzata, cosa che non è l'Ulysses- ma la scrive in un modo completamente nuovo.
Cosa porti, poi, uno scrittore a sperimentare un qualcosa del genere, credo sia lo stesso "istinto", le stesse motivazioni che portano a scegliere un argomento piuttosto che un altro. Voglio dire, la forma dell'Ulysses è il suo contenuto.
Detto ciò, penso che non lo leggerò mai per intero, ma sono felice che esista XD
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E' leggibilissimo, a patto di essere molto pazienti e concentrati per non farsi sfuggire nessun particolare. Se non sbaglio ci deve essere un'edizione (oscar mondadori? boh) con "guida alla lettura", con spiegazioni e collegamenti vari.
E' la Veglia di Finnegan ad essere ultra-sperimentale.
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Originariamente inviata da
Holly
uh uh, peccato che anche nello ulysses è insita la critica alla società di dublino... a che pro criticare dublino se l'opera non è destinata a farsi capire? a che pro gettarsi nella più profonda introspezione dei personaggi se poi nessuno può capirti? :roll:
io non nego il valore degli sperimentalismi di joyce perché sarei una pazza a farlo. ma non capisco proprio cosa porti uno scrittore a scrivere un'opera illeggibile.
Ma non è incomprensibile.
E' solo difficile da comprendere.
Non è mica detto che uno scrittore necessariamente scrivere per essere fruibile...
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Io di Joyce ho letto solo Gente di Dublino e ho fallito con Dedalus, che non sono riuscita a terminare.
Il flusso di coscienza, sia di Joyce che della Woolf, l'ho studiato a scuola, ma sinceramente non sono in grado di esprimermi se non in maniera parziale e probabilmente anche superficiale.
Dell'Ulisse ho letto solo qualche brano, però come ha detto qualcuno penso ci voglia solo taaaanta pazienza. Libro e "guida alla lettura" mi aspettano a casa, quindi non escludo di tentare, prima o poi.
In ogni caso, a una domanda mi preme rispondere:
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Originariamente inviata da
Holly
non pensi che uno scrittore più interessato allo sperimentalismo estremo che al lettore sia fondamentalmente un egoista? :roll:
E se anche fosse? Io penso che uno scrittore non debba piegarsi al lettore ma, anzi, che sia il lettore a doversi adeguare al libro, a dover sottostare allo stile di chi scrive.
Ti dirò di più, non amo lo scrittore che si preoccupa maggiormente di andare incontro al lettore, di conquistarne i gusti o di rendergli la lettura più facile.
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Originariamente inviata da
Bécassine
Io di Joyce ho letto solo Gente di Dublino e ho fallito con Dedalus, che non sono riuscita a terminare.
Il flusso di coscienza, sia di Joyce che della Woolf, l'ho studiato a scuola, ma sinceramente non sono in grado di esprimermi se non in maniera parziale e probabilmente anche superficiale.
Dell'Ulisse ho letto solo qualche brano, però come ha detto qualcuno penso ci voglia solo taaaanta pazienza. Libro e "guida alla lettura" mi aspettano a casa, quindi non escludo di tentare, prima o poi.
In ogni caso, a una domanda mi preme rispondere:
E se anche fosse? Io penso che uno scrittore non debba piegarsi al lettore ma, anzi, che sia il lettore a doversi adeguare al libro, a dover sottostare allo stile di chi scrive.
Ti dirò di più, non amo lo scrittore che si preoccupa maggiormente di andare incontro al lettore, di conquistarne i gusti o di rendergli la lettura più facile.
fondamentalmente non sono d'accordo. uno scrittore che scrive per se stesso e basta o per mero sperimentalismo compie un atto di egoismo.
per quella che è la mia concezione di scrittura, lo scrivere è comunicare. a che pro scrivere per se stessi o per sperimentare? a che pro uno scrittore, come ha fatto joyce non tanto nell'ulisse ma soprattutto in finnegans wake, scrive per se stesso?
la scrittura deve essere un incontro intimo fra lo scrittore e il lettore, uno scrittore che incontra mere astrazioni mentali è come narciso. e, di fatti, che sia arte per l'arte o arte per l'utile lo scopo è interessare il lettore. anche chi sostiene che l'arte sia fine a se stessa considera lo spettatore. io stessa ho un gran foglio in camera con su scritto "l'arte rispecchia lo spettatore, non la vita". un'opera che non rispecchia né lo spettatore né la vita, una prosa scientifica come è quella di joyce (svevo sostiene infatti che l'ulisse non sia per un lettore "distratto") non è intima, non è creativa, non è, e sto per azzardare un termine, umanistica.
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E la lettura allora?
Perchè il lettore deve leggere solo per sé stesso?
E' una comunicazione, e come tale comprende rapporti di ricezione e trasmissione da ambo le parti.
Anche il lettore può "dare" qualcosa allo scrittore, sforzandosi di andare oltre la facilità della lettura e mettendoci qualcosa di suo per capire cosa l'autore volesse dire.
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Sono d'accordo [strano ma vero :o] con drkheart.
Il flusso di coscienza di James Joyce riesce a catapultarti nel libro in maniera impressionante.
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Originariamente inviata da
drkheart
E la lettura allora?
Perchè il lettore deve leggere solo per sé stesso?
E' una comunicazione, e come tale comprende rapporti di ricezione e trasmissione da ambo le parti.
Anche il lettore può "dare" qualcosa allo scrittore, sforzandosi di andare oltre la facilità della lettura e mettendoci qualcosa di suo per capire cosa l'autore volesse dire.
il rapporto scrittore-lettore è un monologo, non un dialogo.
quello fra critico letterario e scrittore è un dialogo. non tutti i lettori sono uguali, questo voglio dirti.
citando svevo, possiamo dire che non è per lettori distratti. è un'opera per una fascia culturale d'elite, non è un libro che può leggere il primo arrivato. la grandezza di un autore deve essere quella di farsi capire universalmente, di poter essere letto da tutti con chiavi di lettura diverse a seconda del grado di cultura del lettore. insomma, non so se mi spiego, ma mo devo andare a fare la spesa, ciao XD
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Originariamente inviata da
Holly
il rapporto scrittore-lettore è un monologo, non un dialogo.
quello fra critico letterario e scrittore è un dialogo. non tutti i lettori sono uguali, questo voglio dirti.
citando svevo, possiamo dire che non è per lettori distratti. è un'opera per una fascia culturale d'elite, non è un libro che può leggere il primo arrivato. la grandezza di un autore deve essere quella di farsi capire universalmente, di poter essere letto da tutti con chiavi di lettura diverse a seconda del grado di cultura del lettore. insomma, non so se mi spiego, ma mo devo andare a fare la spesa, ciao XD
Ma chi lo dice che la grandezza di un autore è quella?
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Originariamente inviata da
Bécassine
Ma chi lo dice che la grandezza di un autore è quella?
ho scritto più volte secondo me :) ma mi sa che lì mi son scordata di scriverlo xD