I due fratelli Singer hanno tra l'altro pubblicato opere autobiografiche, sempre in yiddish, la ricca lingua ibrida, e sempre su un mondo scomparso, come ormai quasi scomparsa è quella lingua stessa: il mondo di circa nove milioni di ebrei che vivevano fino alla Prima guerra mondiale, e in parte anche nella Seconda, prima della catastrofe, nell'Europa orientale.
Le due autobiografie sono quella di Y. Y. Singer, 'Un mondo scomparso', e quella di I. B. Singer 'Alla corte di mio padre', pubblicata nel 1955 a New York. Tanto quei due noti fratelli quanto la critica letteraria sembrano ignorare l'opera della sorella, Esther Singer in Kreitman, a cui si deve la prima autobiografia romanzata della famiglia e di quel mondo scomparso, pubblicata nel 1936 in yiddish a Varsavia e poi nel 1954 in inglese in Inghilterra, l'ultimo luogo del suo esilio.
Esther, di circa 13 anni maggiore di I. B. e quasi contemporanea di Y. Y., nel suo romanzo 'Deborah', sovrasta il più celebre fratello, almeno nell'autobiografia: non solo perché riesce a trasformarla in un grande romanzo, ma perché riesce a restituirci un mondo, senza idealizzarlo né demonizzarlo, che pur essendo scomparso, ci sembra vicino.
Un mondo dove dietro contrasti religiosi si celano questioni di soldi e di potere, dove gli ebrei giovani non desiderano solo la fuga altrove, né rincorrono il benessere promesso della modernità ribellandosi individualmente a un antico e severo ordine giuridico-religioso o familistico-sociale, ma si impegnano politicamente nel partito socialista clandestino.
Ma soprattutto il libro è grande perché il punto di vista è di una donna, cui da bambina alla domanda: "Che farò da grande?", il padre risponde: "Niente, perché sei femmina", e che giovanetta viene obbligata a un matrimonio combinato. Non a caso l'autrice ha scelto per la protagonista il nome Deborah, la profetessa che nel 'Libro dei Giudici' esulta in un inno di vittoria: "Sorgi, sorgi, o Deborah/ Sorgi, sorgi, e intona il tuo canto".