In data 14/09/2013, il nucleo di una famiglia è composto da quattro persone: papà (56 anni), mamma (53 anni), figlia X (31 anni) e figlio (23 anni). Tutti hanno la residenza nella casa in cui i ragazzi sono cresciuti.
Il figlio maschio attualmente studia lontano da casa ed ha domicilio in un'altra abitazione. La figlia primogenita non lavora da almeno 6 anni (non è mai riuscita a tenere un lavoro per più di qualche mese in realtà) e non vive fissa nell'abitazione di residenza da almeno 10 anni.
La ragazza fa uso massiccio di sostanze stupefacenti da circa 15 anni e questo, circa 5 anni fa, le ha scatenato delle problematiche a livello mentale. Comunque queste problematiche non inficiano la sua capacità di ragionare e non la limitano pesantemente in ambito lavorativo. Ad oggi nessun medico le ha diagnosticato un problema da gestire a “livello psichiatrico”. Infatti, tramite una cura farmacologica adeguata, X può vivere una vita normalissima. Il problema sta nell'abuso di sostanze stupefacenti che la deteriorano sempre più, sia a livello fisico (recente contrazione di epatite C), sia a livello mentale (ansie, sbalzi d'umore, depressione, etc). La famiglia ha sempre aiutato X, soprattutto negli ultimi 5 anni quando si è trovata veramente in grande difficoltà. Lo dimostrano l'incessante sostegno morale, gli svariati percorsi di disintossicazione, le corse in ambulanza, i colloqui con i Carabinieri, i tentativi d'inserimento nel mondo del lavoro ed, ovviamente, le grosse somme di denaro spese. Come ultimo fatto, il mese scorso, X ha interrotto il suo percorso terapeutico in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Prima che lei entrasse in comunità, di comune accordo, si decise che X non avrebbe potuto tornare a vivere nella casa di famiglia qualora fosse uscita dall'ennesimo centro di recupero (questa è la quarta comunità in 5 anni). Ora la ragazza vive, come ha sempre fatto da 10 anni a questa parte, ospitata da amici e fidanzati temporanei, lasciando debiti di ogni genere a carico dei genitori. Inoltre, il continuo contatto della ragazza con la “malavita della droga”, mette a rischio l'incolumità tutti i componenti della famiglia, i loro beni ed il lavoro dei genitori (attività commerciale al pubblico).
Ricapitolando, a questo punto, la famiglia ha deciso di non sostenere più economicamente la figlia, ormai trentun'enne, e di non concederle più asilo a casa.
- In questa situazione, quali sono i mezzi e le possibilità che i genitori di X hanno a disposizione per tutelare la famiglia ?
- In caso di provvedimenti penali ed amministrativi imputabili a X, con eventuali sanzioni pecuniarie, che implicazioni avrebbero questi nei confronti dei restanti membri della famiglia ?
- X ha qualche strumento legale per esercitare il diritto di tornare a vivere in famiglia ed essere ancora mantenuta dai genitori, qualora lo volesse ?
- Le cose cambierebbero se lei decidesse di avere un figlio ?
- E' possibile cancellare X dalla residenza della famiglia, visto che non soggiorna più nell'abitazione da tempo (ma non ha una nuova dimora fissa) ?