Un caro saluto a tutti,
Forse qualcuno di voi ha avuto una esperienza analoga alla mia e può dare una mano a tutta la comunità... ad ogni modo vengo da esporre il fatto:
Durante la convivenza con la mia ex compagna, lei mi ha chiesto un prestito in virtù della difficile situazione di liquidità nella quale veniva a trovarsi la sua attività commerciale, che rischiava la chiusura. Mi sembrava in quel momento impossibile negare un aiuto del genere. Tale prestito gli è stato erogato mediante bonifico bancario direttamente sul conto corrente che lei utilizzava per la suddetta attività. Solo successivamente sono venuto a conoscenza che in realtà lei aveva (ed ha ancora) la disponibilità di alcuni buoni postali che avrebbe potuto utilizzare per far fronte al problema. Tenuto conto che durante la convivenza ho sempre fatto fronte a tutte le spese necessarie di casa anche oltre la normale proporzionalità, ma che sulle quali non ho nulla a che pretendere, mi chiedo se nel caso del prestito erogato "con l'inganno" posso valutare la possibilità di recuperare la somma di denaro corrisposta considerandola come "ingiusto arricchimento". Lei ancora oggi mi dice che me li restituirà, ma a questo punto comincio a dubitarne. Leggendo gli articoli di legge riguardo l'arricchimento senza causa (art.2041 - art.2042 c.c.) credo di avere tutto il diritto di farmi valere in via giudiziaria. Prima però vorrei averne una consistente certezza dato che vorrei evitare oltre il danno anche la beffa.