Cari utenti di Fuoriditesta ecco a voi i tre elaborati che mi sono pervenuti dai tre partecipanti del GIRONE A del Concorso di Scrittura Creativa.
Vi ricordo che gli elaborati rimarranno anonimi fino alla fine della votazione, che durerà 7 giorni e permette a ciascun utente di votare un solo elaborato sui tre disponibili.
TEMA GIRONE A: http://forum.fuoriditesta.it/allegat...by_dualtrx.jpg
ELABORATO 1
Og-13A, giorno Faren, destinazione Terra.
Quando conobbi quella piccola stella terrestre, di nome Arienne, credetti che avevo passato tutta la vita a vivere in stato di criogenazione assistita. In quel momento scoprii che le mie membra richiamavano calore, battiti sincronizzati, tempie e colli pulsanti.
Il primo giorno che calpestai la terra, lo ricordo in maniera diafana. L’aria compressa diede luogo a una scottante brezza , una volta aperto il portone. Caddi bocconi dalla mia nave argentata, appena misi un piedi sul primo gradino. Il mio mento andò a colpire una superficie marmorea (materiale che in tutti i miei viaggi avevo solo trovato a Lapax), e sentii il bruciore. Mi rimesi in piedi un po’ rimbambito, e osservai quel prato così verde. Piccole gocce si arrampicavano, come lacrime di madre natura. Sentii una dolcissima voce, sembrava parlare, ma chianticchiava dolce e basso. E lì che trovai Arianne, distesa sui fiori, adagiata come se apartenesse al paesaggio. Non era d’ebano, come le mie conterranee, ma di una chiarezza sfolgorante. Erano sue le mani più delicate dei rami d’Arikab, erano le ciglia chiare, le forme armoniche. Quindi il fragore sulla razza umana risultava essere certo…e pendevo lì, a pochi metri, quasi come se stessi osservando le ninfe dei boschi di Orith.
-C-ciao, potresti guidarmi? Credo di essermi perso – il mio sistema di traduzione interno disse in una strana lingua.
Lei, alzando mezzo corpo dal prato, in un prezioso angolo, mi guardò con un misto di sorpresa e terrore. Non uscì manco una parola dalla sua bocca, soltanto la aprì in un gesto di commozione.
-Non vorrei essere violento, né troppo diretto, ma son appena atterrato da molto lontano, e so il shock che può creare in voi, umani.
-Credo di essermi addormentata, mica è questo un sogno?
-Tocca la mia mano, sicuramente ti stupirà il mio tatto… per caso quando tocchi un umano si sente così?
Mi inginocchiai per toccare la sua piccola mano, e rabbrividì.
-Sei, sei freddo, glaciale, eppure il clima è calido e gradevole, non riesco a capire!
-Non funziono come te, anche se il mio aspetto non è troppo diverso da quello umano. Vedi, da dove vengo io nutriamo una grande ammirazione verso la razza umana. Non son venuto di certo a disturbare, sia chiaro, vorrei imparare e trasmettere le nuove conoscenze al mio popolo.
-Ma, sembri di conoscere miriadi di cose, non vedo dove potrei aiutare. E sinceramente, dopo la tua visita, credo che ci metterò un bel po’ a riprendermi!
- Ti spiego. Son stato inviato in missione a questa lontana regione. Gli oggiani, il mio popolo, non comprendiamo al cento per cento i sentimenti, potrei dire che i nostri modi di “collegamento” sono pressoché diversi, siamo metodici e non mettiamo mai in mezzo nessun tipo d’impulso emozionale. Fin quando, un giorno svegliai e mi trovai un senso d’inquietudine nello stomaco, mai sentito. Solo ricordo di aver sognato degli esseri pieni di luce, esseri come te, che sedevano in circolo attorno a me. Quasi fosse stata una sorta di connessione interplanetaria onirica.
-Quel che dici sembra tutto così assurdo, eppure non ti riconosco come umano. E sembra che lo senti così forte...dimmi, sai che sensazione si prova nel piangere?
-Piangere? Non riconosco quella espressione, sarebbe?
-E’ una via di uscita al dolore. Vedi gli occhi? Quando il sentimento è forte, nel bene o nel male, c’è un piccolo pozzetto che attiva un meccanismo catalizzatore che ti fa espellere emozioni in maniera liquida.
-Certo che…è proprio strano. Ho sentito cose brutte, cose che prima non riuscivo manco ad immaginare. Ad un tratto, mi son sentito disorientato perché non mi riconoscevo più. Però questo piangere, dovrei imparare ad usarlo, sembra una cosa non semplice…
-Ma piangere è la cosa più semplice al mondo. Guarda, prima che tu mi vedessi , mi ero allontanata dal paese perché mi sentivo che mi mancava l’aria. Il mio meccanismo così “raro” a tuo parere, è stato attivato ed ora mi sento rasserenata.
-Rasserenare?
-Credo che passerà del tempo prima che ti spieghi come funzionano le emozioni. Rimani qui, sei il benvenuto.
Così fu come rimasi un tempo in campo terrestre. Le giornate mi sembravano brevi, e ad ogni giorno che passava, la mia anima si riempiva di bellezza. Compresi completamente concetti difficili come l’amarezza, che il verde di quel prato non era sempre di quel verde e che bisogna tenere duro. Stavo diventando umano.
Facemmo l’amore, metodo di vicinanza totalmente nuovo per me. Fu lei chi amai, in quelle indimenticabili giornate. A misura che lei m’insegnava, notai in Arienne una grossa decadenza di energia. Sembrava non poter trovare più le parole, era sempre più maldestra nelle definizioni.
Ma lei, per qualche sorta di scambio o vincolo corporeo, tramutò in quello che non avrei mai voluto che fosse stata; io sempre più in questa terra, lei sempre più fuori dal pianeta. Lì capii che l’avevo persa per sempre.
ELABORATO 2
-"E' buono questo arrosto"
Francesco lo aveva preparato con cura, sapendo che Cristina avrebbe apprezzato la rosolatura e il sughetto leggermente piccante. Da lì a poco sarebbero andati al festival delle mongolfiere che si sarebbe tenuto sul golfo di Gaeta. Erano settimane che intendeva andarci con Cristina, la ragazza per la quale da tempo provava qualcosa di più di un semplice affetto fraterno.
- "Sono contento che ti piaccia."
Finirono di mangiare, sparecchiarono e misero i piatti nella lavastoviglie da poco comprata.
Francesco prese le chiavi della macchina e quelle di casa, aprì la porta, la tenne aperta per farla passare e la chiuse. Mentre lei scendeva le scale, non poté non notare il suo fisico da atleta e quei suoi splendidi riccioli con i quali sperava di addormentarsi quella notte.
Ci misero un quarto d'ora per raggiungere la spiaggia, e nel bagagliaio Francesco aveva preparato una borsa da mare con due teli, della crema 50 per la pelle candida di Cristina e della limonata. Sistemarono i teli e si misero a fissare quei grossi palloni colorati rimanendo in silenzio per qualche minuto. Poi sopra le loro teste videro una mongolfiera che aveva la forma di Saturno, e scoppiarono a ridere.
- "Hai visto Francesco? Stiamo guardando l'universo! Grazie per questa giornata."
- "Non avrei potuto portarci nessun'altra se non te, mi piacerebbe portarti in giro per mano alla scoperta del universo, anche se il mio universo lo sei già tu."
Solo in quel momento si guardarono negli occhi, e si avvicinarono. Dopo qualche abbraccio si riguardarono, si sfiorano con le labbra, e Francesco chiuse gli occhi. Quando li riaprì si ritrovò solo nel suo letto con le mani tra i capelli e pensò...Ieri sera eri bellissima.
ELABORATO 3
AttendendoCi
Mille e una notte per un bambino sono un’eternità, la percezione del tempo, alterata da piccole scadenze risulta sconnessa, e così, passo dopo passo anche una singola giornata può divenire eterna.
Nella trepidazione per un evento, nell’attesa di una ricorrenza, nel conto alla rovescia per divenire uomini, il tempo scorre lento, ci si logora pensando ad occupare le ore con quante più attività possibili per sminuire quel periodo che ci separa dall’obiettivo, non sapendo che la vera gioia deriva maggiormente dall’attesa stessa, dalle ambizioni riposte in quel fatidico punto d’arrivo, dalle aspettative che nutriamo verso quel qualcosa che smuove l’animo, che ci spinge ad aprire gli occhi la mattina con un sorriso in più, che scalda il cuore e la mente.
Ma il tempo è un onesto soldatino, che senza infamia e senza lode svolge il suo piccolo compito, secondo dopo secondo, non ha sprazzi di buona volontà, ne momenti di nullafacenza, non si addormenta mai, anche quando a noi sembra stia svolgendo male il suo lavoro, ne si diverte a burlarci quando stiamo vivendo attimi di gioia che appaiono ai nostri occhi sempre più brevi di quanto in realtà siano.
Mille e una notte però, sono un’eternità anche per un ragazzo, per un uomo e perché no, per un anziano.
Ma arriva quel giorno in cui la vita prende un’altra piega, quel giorno in cui alla tua ombra nel cammino se ne affianca un’altra che, stretta a te da una congiunzione fisica e mentale, ti accompagna nello scandire la lancetta del soldatino, che, facendo solerte il suo onesto lavoro, dimezza la durata delle tue ore, accellerando così il tempo mancante al tuo nuovo scopo.
L’amore, nella sua accezione migliore, libera il corpo e l’anima, rinvigorisce la mente, dona linfa ed energia, ma soprattutto illude, in senso buono, le persone coinvolte, di essere immortali, così come immortale viene avvertito il sentimento che le lega. Inizia così la rincorsa ad una nuova vita, dove concluso il cammino di conoscenza, si tenta di spiccare, assieme, il volo, per proseguire il cammino uniti, in un solo corpo, in una sola mente.
Ed è qui che gioca l’attesa, mille e una notte che in realtà son duemila e due, dimezzate da quell’instancabile lavoratore che pare scherzare con noi quando gli eventi procedono per il meglio. L’attesa vissuta come trampolino, gioendo sia del presente sia dell’ipotizzato futuro, parlando, programmando strade e sentieri del congiunto futuro, insomma, l’attesa riesce a donarci la bellezza di vivere due vite al posto di una, colloca la nostra mente in due spazi temporali ben distinti, regalandoci l’esperienza di un viaggio tra le dimensioni della mente.
Finchè quel giorno arriva, l’attesa è finalmente terminata, ciò per cui abbiamo vissuto per giorni, mesi, anni, è lì, a portata di mano, non serve più immaginare, è il momento di vivere. Ma i viaggi della mente non possono percorrere tutte le strade possibili, ci sono sempre vicoli inesplorati, mete invisibili che son pronte a interporsi nel percorso studiato, costringendoci a rivalutare le nostre aspettative.
Un soffio di vento, le loro mani si sciolsero, entrambi erano in volo, ma in direzioni differenti.
Buona Lettura!