Dopo il ritiro di tre partecipanti del gruppo 1, ho anticipato la finale. Avendo la poesia di Yasha un tema diverso, non pubblico l'immagini. Lascerò le votazioni aperte per dieci giorni. In bocca al lupo a tutti!
Bobot
Esteta cieco
(sogno a due mani)
Sai che ti dico?
E' tempo di afferrare!
- Cosa, Signore?
Ma scenari,
mio caro amico!
E - sì! - i solchi neri
per l' aere fioco,
e persino
il paesaggio incolore!
- Perché, Signore?
Sia mai che un idillio
talmente astruso
venga deriso
dal mondano risveglio!
E' tempo di afferrare
e, quindi, di donare
- Signore...
quel che abbiam scorto,
con versi, se serve
(magari danteschi),
pennelli e scalpelli,
affreschi
e tutto il resto.
- Signore, non capisco:
che senso ha tal prodigio,
se è solo un piano insipido
o uno sfondo già grigio,
dentro la cornice
che gli toglie il respiro?
Ciò che fa sentire
ogni cicatrice
simile a un sorriso,
se non la puoi vedere;
e ciò che fa inebriare,
come occhi, le mie dita,
quando carezzano
ciascuna crepa.
L' intreccio del destino,
come in un abbraccio.
E' questo il senso,
per quanto arcano,
che vo predicando.
- Mi avete convinto,
ma ora, che faccio?
Amico, tendi il palmo
e resta ad aspettare.
Gocce d' incanto,
o anche d' argento,
dovran pur cadere
senza far male,
una volta tanto,
leggere...
- E se invece niente
dovesse accadere?
Avremo atteso insieme,
sognando di sognare.
Gregorio.patanella
A GIUGNO NON HO PARLATO
A giugno non ho parlato
nella casa di fumo sulla barchetta di carta
dove si attende la cena dal silenzio delle crepe sui muri
Ci siamo stretti
ci ha stretto il vuoto
è uscito il caffè
Poi ho aperto le braccia filanti
le porte e l'albicocca
se ci fossero stati gli alberi dietro la tenda
ti avrei chiesto di non dormire
per disegnare le nostre ombre di gesso sul davanzale
perché la vita è un altra cosa
lo sappiamo quando camminiamo di notte
o quando stiamo attenti di giorno nei supermercati
e a casa degli altri dietro l'autunno.
Yvette
Mi esibisco taciturno.
Odierno nel mio particolar Averno.
Circondo ogni pozzanghera
con delicatissimo savoir-faire,
e m'inginocchio ad ogni curva
là dove si tuffano le rondini.
Non che miri verso il basso
non che rispetti la gravità.
D'amaranto vesto e son schiavo;
non giullare, non trovatore:
niente bontà, niente viltà.
Mi terrorizza quel giudizioso vetro.
yasha
All’ombra del possente noce
canta la bimba occhi di fata
pelle di cera e soave voce
mentre dondola spensierata
librandosi su corda d’altalena
ignara del destino a lei accanto
dell’uomo sussurrante la sua pena
la cui voce è già rotta dal rimpianto
“Fanciulla che sorridi al mondo ingenua
cullandoti sull’albero contorto
fai in modo che il dolore mi si attenua
concedendomi l’ultimo conforto
di sentire e di vedere una creatura
non corrotta dal dolore della vita
sorridente a ciò che offre la natura
prima che la mia anima ghermita
scivoli nell’arcano e nero abisso
e il mio corpo tempio d’ogni gloria
con lo sguardo un tempo fiero resti fisso
m’impediscan di narrare la mia storia”
e così si svelarono le vicende
di compianti,speranza e dolori
la bimba spensierata e lui che pende
finché piedi scalcianti e lingua fuori
l’ombra cupa dondolante fra le foglie
col sorriso accennato sulle labbra
volò tosta nell’abisso nere soglie
ma con l’anima di pace ormai ebbra.