Benigni riparte da Silvio
"È tornato: Signore, pietà"
Su RaiUno "La più bella del mondo", dedicato ai princìpi fondamentali della Costituzione. Prima, monologo sull'attualità: "Berlusconi s'è ripresentato per la sesta volta. Ha detto che la settima si riposa.". L'appello all'impegno e alla politica: "L'indifferenza e il non voto sono i nemici, se ti tiri fuori dai il potere alla folla, che sceglie sempre Barabba"
ROMA - Neanche cinque minuti e già pronuncia la parola "Silvio". Benigni entra in scena come d'abitudine sulle note di Il partito del pinzimonio, la marcetta di Nicola Piovani, gioca con i ringraziamenti, il pubblico, la Rai, Napolitano "che ha telefonato al Papa che mi ha detto di ringraziare nostro Signore, e invece pure lui mi ha detto che dovevo ringraziare qualcuno di più importante: grazie, Silvio". L'avevamo lasciato un anno fa con Berlusconi - nello show di Fiorello #ilpiùgrandespettacolo, quando definì quelle dell'allora premier "le più belle dimissioni degli ultimi 150 anni" - e da Berlusconi riparte. "Due brutte notizie in questo mese, una è la fine del mondo, l'altra è terrificante: s'è ripresentato, è la sesta volta. Ma ha detto che la settima si riposa. È come i sequel dei film dell'orrore, lo Squalo 6, la Mummia, Godzilla contro Bersani...". Poi arriva al cuore della storia: "I nemici della Costituzione sono l'indifferenza alla politica che è amore per la vita, e il non voto. Non ti tirare fuori, se ti tiri fuori è terribile, dai il potere alla folla che sceglie sempre Barabba".
FOTORACCONTO
È La più bella del mondo, atteso ritorno di Benigni in tv, celebrazione della Carta preceduta da una visita al Colle dove Napolitano gli ha consegnato proprio una copia della Costituzione. Per lo show costi da kolossal tv, quasi - pare - sei milioni di euro nei quali rientrerebbero anche le 12 puntate di Tutto Dante previste su RaiUno in primavera. Quanto agli ascolti, fanno fede i precedenti: da Fiorello picco di 16 milioni di spettatori e oltre il 50% di share; a Sanremo, per il 150esimo dell'Unità d'Italia, è entrato all'Ariston su un cavallo bianco e è uscito con picchi del 60%; il 35,68% di Il V dell'Inferno, su RaiUno nel novembre 2007, il 46% di L'ultimo del Paradiso, su RaiUno nel dicembre 2002.
Nel Teatro 5 di Cinecittà Benigni ha davanti cinquecento invitati (moltissimi giovani, niente vip, solo i vertici Rai). Schema collaudato, un monologo sull'attualità poi l'esegesi dei princìpi fondamentali, i primi dodici articoli. L'inizio è tutto per Berlusconi. "Oggi è uscito da Palazzo Grazioli, c'era la folla, metà fischiava e metà applaudiva quelli che fischiavano. E quello che ha scritto la stampa estera...". "L'avete visto a Canale 5? Credevo che fosse un'intervista del '94, diceva che doveva salvare l'Italia dai comunisti, vi levo l'Ici, vi levo l'Imu, pensavo 'ma guarda nel '94 la gente come ci cascava'. Ora ha una nuova fidanzata, una sola: è bello vedere che sta cercando di smettere". "Silvio ha un sogno, vuol diventare presidente della Repubblica, in tutti i luoghi pubblici ci sarebbe una sua foto, sarebbe l'unico modo di vederlo in una caserma dei carabinieri". "Ha detto che se Monti si candida lui fa un passo indietro e allora Mario, facci questo favore, poi magari dopo due giorni smentisci, come fa lui".
Risate e applausi e si passa al tema della serata. "Nella Costituzione - dice - c'è la strada per risolvere tutti i problemi, si proclama la dignità umana. È la nostra mamma, ci protegge da qualsiasi cosa". Si schiera dalla parte della politica, "l'indifferenza è un grave errore, io vi dico di amare più che rispettare la politica, è la cosa più alta per organizzare la pace, la serenità e il lavoro. Non avere interesse per la politica è come dire di non avere interesse per la vita". C'è il ricordo dei padri costituenti e dei padri della patria, i nomi, le persone, "autore di passaggi fondamentali della Costituzione è stato un pugliese di 29 anni, Aldo Moro". Applausi quando pronuncia la parola "partigiani". L'articolo 3, che prescrive l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge senza senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, "l'hanno scritto a Woodstock, è Imagine di John Lennon trent'anni prima. Me li immagino a Montecitorio, come fricchettoni, che si passano il cannone...".
Insiste sull'articolo 4, "se non c'è il lavoro crolla tutto, la Repubblica e la democrazia che sono il corpo e l'anima delle nostre istituzioni. Quando non c'è lavoro perdiamo tutti perché quando lavoriamo modifichiamo noi stessi, è quella la grandezza del lavoro. Nella busta paga troviamo noi stessi: quella paga non è avere, è essere". Sottolinea i verbi degli articoli, laddove la Costituzione "riconosce", "garantisce", "promuove", "tutela", "sentite come suona forte e delicato". All'articolo 6 non trattiene la battuta, "la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche: è fatta apposta per Di Pietro".
Vola alto all'articolo 7, Chiesa e Stato, "fu Gesù Cristo, il primo laico, a dire date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". All'articolo 9, "la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione", cita la sindrome di Stendhal "che arrivò a Firenze e svenne per tanta bellezza. Noi abbiamo avuto la sindrome di Bondi: invece di svenire l'uomo, venivano giù i monumenti". Si arriva all'articolo 11, "l'Italia ripudia la guerra". "È l'unico che comincia con 'l'Italia', non con 'la Repubblica': perché sia chiaro che tutti, anche i conigli d'Italia, ripudiano la guerra. 'Ripudia', un no definitivo, perché la guerra deforma la gente. Nessuna guerra ha mai prodotto un beneficio maggiore del dolore che ha provocato". "Sentite: 'promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo': è un confronto di sogni, sembra che ci dicano che l'Italia come patria non ci basta, bisogna diventare mondo, rimanendo italiani. È grazie ad articoli come questi, che in Europa c'è la pace da sessant'anni. L'idea dell'Unione europea è un sogno. Noi, prima generazione della storia del mondo, stiamo unendo un continente in pace. Non bisogna chiudersi nel proprio guscio, i nostri costituenti ci dicono di non tornare indietro, di mantenere la nostre radici ma non che sprofondino nel buio della Storia ma che vadano in su, come mani che si stringono".
Il lungo excursus si conclude con l'articolo 12, il tricolore. E con un monito. "Tutto questo, noi lo abbiamo ereditato. Ma per farlo davvero nostro, lo dobbiamo conquistare. Qui ci sono le regole per vivere tutti insieme, in pace, lavorando. Dico una cosa - continua Benigni - che solo un Papa o un buffone possono dire: domattina dite ai vostri figli che sta per cominciare un giorno che prima di loro non ha mai vissuto nessuno, ditegli di andare a testa alta, di essere orgogliosi di appartenere a un popolo che ha scritto queste cose fra i primi nel mondo. E che abbiano fiducia e speranza". Il saluto è sulle note di Beautiful that way di Piovani, dal tema principale di La vita è bella, che Benigni canta nella versione italiana. Parole di pace che l'israeliana Noa ha cantato in tutto il mondo e con le quali Benigni saluta e abbraccia il pubblico in piedi e augura buon Natale. E si commuove.