LE STATUE DEL PINCIO ACCIECATE DAL PIACERE SOLITARIO
Dopo una puntata di ‘Porta a porta’ (a volte basta anche un quarto) sento il bisogno estremo di realizzarmi. Esco in perizoma e vado al Pincio a masturbare le statue. E’ dura, ma la carica interiore non mi manca.
‘Masturbare’ è una parola che fa il suo bell’ effetto, ha il suo fascino: come ‘prosopopea’ o ‘bicamerale’. La differenza è che con il bicamerale non diventi cieco: devi già esserlo.
Dal Pincio si vede una bella fetta di Roma (se non ti masturbi troppo). Lì sotto c’è piazza del Popolo. Un certo anno, un sabato – ora più ora meno – c’era un comizio dell’Ulivo contro la guerra in Iraq. Sale sul palco Francesco di Giacomo (BdMS): si canta insieme, si battono le mani e alla fine non c’ho più il portafoglio. Ho capito che servivano i soldi per scalare la BNL, ma almeno chiedi l’offerta, no? comunque, avevo solo i buoni-pasto, che non puoi nemmeno spenderli alla Coop.
Dal Pincio arrivi facile a Villa Borghese: statue ne trovi, ma ormai sei stanco, c’hai un’età. Già ci vedo poco; se mi viene il braccio del tennista, dopo fanno illazioni.
Non tutti apprezzano il lavoro sulla statua: dicono, se dopo prende il vizio, gli stranieri che idee si fanno. Come dire che gli stranieri non se le fanno già. Le idee.
Sartre è morto cieco, a via di farsi idee sbagliate. E sì che, da non cattolico, non era tenuto a pagare le conseguenze. Però era un signore e se c’era da pagare non si tirava indietro. Pagava fino alla nausea.
Questa battuta l’ho messa per tirare su il livello del racconto; si aggiunga che, in età pubere, ho letto anche ‘Lessare il nulla’ (cito a memoria perchè google non funziona; dice: impossibile visualizzare la pagina. Sta a vedere che anche google c’ha i suoi problemini di vista …..).
In fondo, la Rai deve dare stimoli: l’equo canone lo paghiamo per questo (cos’è quelle facce? Il simbolo della Rai non è il cavallo di viale Mazzini?). Poi, mica tutti vanno sul Pincio: ce n’è di quelli che vanno ai cessi della stazione Termini. Ho saputo che alcuni residenti dei Parioli (anche non italiani) si iniettano direttamente in vena i libri di Bruno Vespa. Il papa ha confidato a Milly Carlucci: meglio andarci coi piedi di piombo. I cardinali, ossequienti, girano tutti con le Prada.
Kafka, di Prada pure lui, quando era giovane per pagarsi l’abbonamento all’ ‘Osservatore romano’ serviva in una enoteca di Trastevere. Era addetto allo scaraffaggio dei vini d’annata. Fu in una cupa sera invernale, rileggendo ‘Le nozze di Cana’, che concepì ‘La metamorfosi’. E gliel’avevano detto di prendere le sue precauzioni…..
La cultura è una bella cosa: e come tutte le più belle cose, vivesti solo un giorno, come le rose.
(un grazie a Fabrizio De Andrè, che, retorica a parte, ci manca).