Ero lì che mi grattavo un co*l*one,
non mi ricordo se il sinistro o il destro;
in tv un comic di gatto Silvestro,
le banche saccheggiavan la nazione.
Un passero errante di Recanati
sentendo le grida accorse sul posto:
frizzava nell’aria odore d’arrosto
- o forse erano polli sbruciacchiati.
Ma una folata di vento assassina
lo ghermì, trascinandolo lontano;
“’Sti ca*zi!” pensò il piccolo, ma invano
si oppose al Fato la sua personcina.
Quando vide la nebbia in val Padana
l’uccello si sentì bell’e smarrito;
d’un tratto nel silenzio udì un vagito:
nasceva la Popolare Italiana.
Il passero nel mentre passerava
capì che c’era sotto qualche cosa:
la terra s’era fatta assai melmosa
e un tanfo di stallatico esalava.
Come già a Marcel Proust era toccato,
fu colto da un riflusso di memoria:
di colpo ricordò tutta la storia
di quando e come il Buon Gesù era nato:
fu annunciato dalla stella cometa
che il mondo aveva adesso il suo Messia;
in Padania la nuova borghesia
fu annunciata dalla stalla cometa.
Il passero, capì, non era aria
per quelli come lui, tra aquile e Falchi:
tremava già al pensiero di quei banchi
che sciolgono finanza in Finanziaria.
Fuggì a sud, nella terra di Romagna
là dove regna la cooperativa:
pure lì quell’odore lo inseguiva
- un misto di bovaccia e di cuccagna.
Torna alla torre antica, sulla vetta
e pensoso in disparte il tutto mira.
Nel mentre pensa, una scoreggia tira,
degno compendio di questa Italietta
.